CAPITOLO OTTO DECISIONI E CORSE

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Solo in camera, rannicchiato nel suo letto circondato dalle tende di velluto rosso Remus si sentiva l’ultimo degli uomini. Non riusciva nemmeno a definirsi uomo, forse scherzo della natura, mostro, erano decisamente più appropriati. Sperava che quelle tende sarebbero bastate a separarlo dal mondo, a difendere gli altri da uno come lui.

Per colpa di uno come lui James non aveva più un fratello. Quel mostro aveva massacrato un bambino indifeso davanti al fratellino. Come poteva James essergli stato vicino per sette anni senza avere mai provato orrore? Come era riuscito a passare tutte quelle notti di luna piena insieme a lui senza provare disgusto, senza mai svelare il suo segreto per farlo espellere? Questi ed altri mille dubbi gli giravano in testa, gli attanagliavano il cuore e gli rendevano quasi impossibile respirare.

Non poteva stare lì. Tra poco gli altri sarebbero tornati. Conosceva bene Sirius e James e sapeva che sarebbero venuti a cercarlo per parlare con lui. Avrebbero voluto delle spiegazioni, non era da lui scappare a quel modo. Ma non se la sentiva di affrontarli, guardare negli occhi James era troppo difficile in quel momento, e lo sarebbe stato per sempre. Avrebbe rivisto il viso innocente di un bimbo ucciso da un dannatissimo lupo mannaro. Un lupo mannaro come lui.

Doveva parlare con Silente. Non poteva rimanere lì in quella stanza, in quel castello.

Era necessario per il bene di tutti che lui sparisse, che se ne andasse per sempre. Dopo aver tirato su con il naso si alzò e diede un ultimo sguardo a quella stanza che non avrebbe rivisto più. Quella stanza in cui aveva vissuto per sette anni, nella quale era cresciuto, aveva trovato degli amici eccezionali che ora aveva perso.

Ormai aveva deciso. Solo era strano abbandonarla dopo sette anni, era diventata un po’ casa sua. Ma lui era un mostro, solo ora se ne era reso conto. Avrebbe dovuto dare retta a Piton, andarsene prima. Basta fingere di essere normali: lui non lo era ne lo sarebbe mai stato, non più. Non sarebbe rimasto un minuto di più in quel castello a fare del male agli amici.

“Signor Preside..”

Entrò titubante nella stanza dopo aver bussato.

“Dimmi Remus, hai forse bisogno di parlarmi?”

Aveva gli occhi stanchi di chi è stato sveglio per notti intere alla ricerca di una risposta che non trovava, torturato da terribili dubbi e con il peso di molte vite sulle sue spalle ma trovò ugualmente la forza per fargli un sorriso.

“Si.. Vorrei abbandonare gli studi..”

Era stato più semplice del previsto pronunciare quelle parole davanti all’uomo che più di tutti aveva creduto in lui, che aveva fatto così tanto per permettergli di studiare.

Sentiva di averlo deluso, ma sapeva che quella decisione l’aveva presa per il bene dei suoi amici. Era nel giusto e doveva arrivare fino in fondo anche se gli occhi cominciavano a pizzicargli.

Sirius era esterrefatto e per l’ennesima volta non sapeva come comportarsi. James era sconvolto e guardava fisso dove prima c’era Remus. Non sapeva come comportarsi con James, le parole in certi casi non erano mai stati il suo forte e non sapeva cosa aveva preso a Remus. Come poteva pensare che James lo ritenesse un mostro? Proprio James che aveva convinto lui e Peter a non giudicare Remus per quel suo piccolo problema peloso e che aveva fatto così tanto per diventare Animagus. Remus non aveva capito nulla di loro, come poteva non avere capito che non lo avrebbero abbandonato a causa delle sue trasformazioni perché gli volevano bene?

“Sirius.. Penso che dovremmo andare a parlargli. È un idiota, non ha capito nulla. Io non..”

Alla fine era stato James a parlare, a proporre quello che anche Sirius pensava fosse giusto fare. Non odiava Remus, anche lui era una vittima come suo fratello. Solo che Remus ce l’aveva fatta a sopravvivere anche se tutti i mesi doveva trasformarsi. Anche lui era stato vittima della volontà di qualcun altro, non era stato lui a chiedere di essere contagiato.

il golden trio al tempo dei MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora