Capitolo 2

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Tre anni prima.

Vedo il suo viso diventare rosso di rabbia, mentre le sue mani si chiudono in due pugni. Il suo sguardo penetrante ed inquisitorio mi avverte che è arrabbiato con me. Anzi no, è furioso.

Le voci che corrono su Bieber non sono affatto buone e quando me le ricordo, dubito dell'intelligenza del mio gesto.

Indietreggio di qualche passo ma mi blocco quando la sua mano si posa sul mio braccio destro, stringendolo. Le sue dita calde sono strette contro la mia pelle. Temo che da un momento all'altro le sue unghie possano insediarsi sotto la mia pelle, facendomi gemere dal dolore.

«Hai sbagliato, ragazzina.» Sibila a denti stretti.

«Non credo, Bieber.» Provo a difendermi e a dimostrargli che non ho paura di lui. Anche se in realtà un po' ce l'ho.

«Non hai paura di me?» Mi chiede inarcando un sopracciglio ed io mi stupisco per la sua domanda. Mi ha letto forse nel pensiero?

«Dovrei?» Gli rispondo con un'altra domanda.

«Sono un ragazzo pericoloso.» Dice.

«Continuo a non avere paura di te.» Riprovo ad allontanarmi da lui. «Lasciami Bieber.»

«No.» Risponde secco.

«Mi stai facendo male, imbecille.» Piagnucolo.

«Stai attenta a quello che dici.» Esclama minacciosamente mentre mi lancia uno sguardo d'odio.

Mi libero dalle sua stretta una volta per tutte e mi allontano da lui, cominciando a camminare nella direzione opposta. Prendo la mano della mia amica e mi dirigo in fretta alla mia classe. Non voglio arrivare tardi a causa "dell'incidente" di qualche secondo fa.

Per quanto avrei voluto stare attenta alla lezione, quello che è appena successo mi ha lasciato in shock. Cosa ho fatto per meritarmi che lui mi umiliasse e mi toccasse in quel modo? È un pazzo. Un maleducato. Un idiota.

Io non sono una ragazza problematica. In realtà, non mi caccio mai in problemi, ma non riesco a stare zitta quando qualcuno mi sfida. Sono un'appena sedicenne piena di principi e non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno.

Finalmente suona la campanella, comunicando a noi alunni che le lezioni sono, per nostra fortuna, giunte al termine. Prendo le mie cose e le getto nello zaino. Voglio uscire. Non posso restare un secondo di più.

Mi metto lo zaino sulla spalla destra e comincio ad avanzare verso l'uscita dell'istituto. All'improvviso sento risate e mormorii, incluso grida. Non esito un attimo ad avvicinarmi per vedere quello che sta succedendo nel cortile.

Davanti ai miei occhi c'è un circolo di alunni che circondava due ragazzi: il più debole trema di terrore sul terreno sabbioso mentre prova a schivare i colpi del ragazzo che tutti conosciamo. Purtroppo, aggiungerei.

Non posso credere a quello che sto guardando. Nessuno fa nulla per aiutare quel povero ragazzo,al contrario, alcuni ridono ed altri filmavano la scena dal telefono.

Mi mordo il labbro e sospiro un attimo prima di infilarmi nel circolo intorno a quei due e avvicinarmi al ragazzo che trema per terra. Mi volto e fermo il pugno di quel delinquente a mezz'aria. «Smettila!» Urlo.

Mi obbedisce come se gli fosse passata una scarica elettrica per tutto il corpo e si alza da terra, inchiodando quegli occhi color miele su di me. Cerco nella mii zaino un fazzoletto e lo porgo al ragazzino con il naso rotto e l'occhio nero. Gli prendo la mano e lo aiuto ad alzarsi, per poi sistemare un suo braccio intorno alle mie spalle e cercare di uscire da quel circolo.

Tutti sono felici vedendo quello che Bieber causa. Ridono e lo idolatrano ed io non capisco il perché. Intento lui sta oziosamente a guardare come trascino la sua vittima. «Dove vai?» Dice mettendosi difronte a me.

«Lasciami passare.» Rispondo furiosa.

Nega con la testa ed io lo ignoro completamente, continuando a camminare insieme alla persona che sto aiutando. Quando ho l'impressione di potermene andare, sento la sua pelle sopra la mia. Arriccio il naso e guardo con furia.

Con un movimento svelto spinge il ragazzo e quando cerco di aiutarlo per evitare che cada per terra, le braccia di quel ragazzo idiota, mi avvolgono la vita e mi sollevano da terra, posizionandomi sulla sua spalla. Tutti ci guardano e ascoltano i miei gridolini, però nessuno si degna di aiutarmi. Mi sta portando nel suo posto preferito: il retro dell'istituto. Qui ci porta tutte le ragazze con cui fa cose del tutto 'inappropriate' e forse oscene. Lui continua a toccarsi la visiera del cappello, ignorando le grida e gli insulti che gli lancio.

I suoi passi rallentano vicino alla recinsione che separa la scuola dal parcheggio. «Non ti avvicinare a me!» Lo avverto quando mi mette giù. «Posso farti male.»

«Non farmi ridere scricciolo.» Dice avvicinandosi. «Ti volevo lontano e hai continuato ad intrometterti. Che posso fare con te?» Si sistema i pantaloni e mette la mano sul cavallo. Lo guardo stranita. «Come ti chiami?»

Mi ha palpato il culo due volte e non sa neanche come mi chiamo? Patetico. «Non ti dirò il mio nome.»

«Ti posso obbligare dolcezza, sono Justin Bieber, ottengo sempre quello che voglio.» Dice fermamente.

Provo a scappare ma la sua mano me lo impedisce di nuovo. Lui intreccia le sue forti braccia intorno alla mia vita, costringendomi a posare il mio petto sul suo. Sento il suo alito fresco e mentolato accarezzare le mie guance. È tutto così pericoloso. Le mie mani si posano sul suo petto, cercando di spingerlo indietro, ma sento soltanto il suo cuore battere nello stesso modo del mio.

Il suo viso si avvicina ogni volta di più mentre non smette di sorridere in quella maniera che comincio a odiare. Le sue labbra rosa si socchiudono ed io chiudo gli occhi in certa di quello che sta per succedere.

My Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora