Capitolo 43

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Mi prende per mano e mi trascina fino alla nostra camera. Quando arriviamo davanti alla porta, fruga nelle sue tasche in cerca della chiave e impreca quando non le trova.

Nego con il capo e gli passo le mie chiavi, che lui prontamente prende e infila all'interno della serratura. Entra velocemente in camera e dopo qualche secondo, esce sventolando le chiavi della sua moto.

Mi porge il casco sorridendo.

«Dove andiamo?» Gli chiedo curiosa, ma lui ignora la mia domanda e mi lascia un fugace bacio sulle labbra.

«Ti piacerà.» Risponde semplicemente, salendo sulla sua moto.
Mi stringo forte a lui e l'immagine di noi due, sulla sua moto, tre anni fa mi invade la mente facendomi fare un sorriso.
Quante cose sono cambiate da allora.

Rimango in silenzio fissando le case e gli edifici di San Diego, mentre Justin continua a guidare in maniera abbastanza spericolata. Ci stiamo allontanando dalla città e mi chiedo se voglia portarmi di nuovo in quella casa strana nel bosco.

Socchiudo gli occhi incredula quando gli vedo attraversare il confine degli Stati Uniti con il Messico. Vedo le campagne, i prati, la gente e tutto sembra così diverso, così caloroso. Penso stia per fermarsi davanti ad una locanda non molto raccomandabile quando, grazie al cielo, sterza e ci addentriamo in una stradina stretta e ripida. Sento l'odore del mare riempirmi le narici e vedo una grandissima distesa di sabbia chiara, davanti a me.

Ho la bocca aperta e mi perdo a fissare il panorama, mentre Justin è già sceso dalla moto e si è tolto il casco.

«Arrivati.» Sorride e mi porge una mano per aiutarmi a scendere dalla moto, ma io continuo a fissare il mare con gli occhi spalancati.

«Siamo in Messico.» Sussurro e poi scuoto la testa per risvegliarmi dalla mia trance. «Siamo in Messico!» Ripeto prendendogli la mano, mentre scendo dalla moto. Mi tolgo il casco e mi volto a guardare Justin, con un sorriso sul viso. «Sei pazzo.»

Lo sento ridacchiare un secondo prima di togliersi le scarpe e correre verso la riva, per poi voltarsi verso di me e farmi segno di seguirlo. Mi tolgo le scarpe, mentre Justin si è già liberato dei pantaloni e della maglietta e poi, mi avvicino a lui.

«Cosa ci facciamo in Messico, Justin?» Domando, cercando di distogliere lo sguardo dai suoi addominali.

«Il bagno nudi, piccola.» Dice divertito abbassando i boxer.

Arrossisco e mi mordo il labbro, cercando di non abbassare lo sguardo sul suo membro. Senza aspettare una mia risposta o una mia reazione, corre in acqua e si tuffa. Quando riemerge, scuote la testa per liberarsi dell'acqua in eccesso e mi guarda.

«Non hai intenzione di venire qui?» Alza un sopracciglio e mi rivolge uno sguardo di sufficienza.

Mi tolgo la maglietta e i jeans e li getto per terra vicino ai suoi, mentre continuo a mordermi il labbro dubbiosa sullo spogliarmi completamente o no.

«Spogliati.» Esclama serio, come se avesse letto nei miei pensieri.

«Ma...» Piagnucolo guardandolo, ma lui mi interrompe.

«Conosco ogni centimetro del tuo corpo, piccola.» Sentenzia e posso percepire il divertimento nella sua voce e nei suoi occhi.

«Non sei tu il problema, stupido.» Mormoro. «E se arrivasse qualcuno?»

«Non arriverà.» Ribatte.

«Non puoi saperlo.» Incrocio le braccia al petto, mentre lui si inumidisce le labbra.

«Mi ami?» Chiede improvvisamente ed io gli rivolgo uno sguardo stranito.

«Sì.» Sospiro e lui annuisce.

«Allora spogliati e vieni qui con me.»

Faccio un respiro profondo e porto le mani al gancetto del reggiseno, slacciandolo in poco tempo. Justin mi sta fissando senza proferire parole, ma sento i suoi occhi spogliarmi più di quanto lo stia facendo da sola. Abbasso le mutandine e le tolgo, sistemandole sui miei vestiti, per poi correre in acqua.

Fortunatamente non è poi così fredda, nonostante siamo a dicembre.
Justin continua a guardarmi in silenzio, mentre mi posiziono davanti a lui.

Il mio seno è coperto dall'acqua ma percepisco il suo sguardo attento su di esso. Inizio a scrutarlo a mia volta, facendo particolare attenzione alle goccioline d'acqua che scendono lentamente dai suoi capelli, al suo viso e sulle sue spalle.

Mi accarezza la guancia destra con la mano, mentre con l'altro braccio mi cinge la vita e mi avvicina a lui.

«Sei mia» Dice serio avvicinando il suo viso al mio. «ed io sono tuo, lo sai questo?»

«Ti amo.» Non riesco a formulare una frase completa che esprima ciò che sento per lui in questo momento meglio di queste due parole.

Sorride sulle mie labbra, prima di eliminare le distanze tra noi e baciarmi. Il suo petto contro il mio, le nostre lingue che si cercano e l'acqua che ci accarezza.

Sento la sua presa sui miei fianchi farsi più forte e avvertendo la sua "presenza". Gli passo una mano tra i capelli, mentre Justin si dedica a baciare e succhiare il mio collo con avidità.

Lo sto eccitando e ne sono felice.
«Ti amo anch'io.» Sussurra mordendo il lobo del mio orecchio, per poi baciarmi velocemente le labbra e posare la fronte sulla mia. «Non ce la faccio più, piccola....»

Mi fiondo nuovamente sulle sue labbra e mordicchio il suo labbro inferiore, quando ci allontaniamo. Justin mi sorride ed io faccio lo stesso, mentre avvolgo le gambe attorno ai suoi fianchi e lui mi regge da sotto il sedere. Sento la sua erezione dentro di me, i nostri corpi diventare un tutt'uno e l'amore che ci circonda.

Ad un tratto penso che tutto questo sia solo un sogno, ma quando lo sento spingersi dentro di me nuovamente, un gemito mi riporta alla realtà.

Non è un sogno, io e Justin stiamo facendo l'amore in una spiaggia deserta in Messico.

Bacia le mie labbra velocemente e grugnisce, poco prima di tornare a baciarmi. L'acqua rende il tutto più difficile e più romantico allo stesso tempo, mentre ad ogni spinta rivolgo uno sguardo al cielo che si è ingiallito.

Quando raggiungiamo l'orgasmo adagio la mia testa sulla sua spalla e gli deposito qualche bacio qua e là. «Sono stanca, Justin.»

My Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora