Capitolo 3

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Tre anni prima.

Il suo atteggiamento mi fa impazzire. Il cattivo ragazzo sta per baciarmi ed io non posso fare nulla. Mi tiene stretta contro di lui ed io non posso fare altro che rassegnarmi e chiudere gli occhi. Le mie mani  sul suo petto duro, mi consentono di sentire, oltre ai suoi addome scolpito, il suo cuore battere alla stessa velocità del mio. Non mi è mai successo qualcosa di simile. Non sono mai stata così vicina ad un ragazzo e questo, sicuramente, mi spaventa ancora di più.

Bieber è capace di tutto. All'improvviso, non sento più il suo respiro ad un palmo dalla mia bocca, ma vicino al mio orecchio. Le sue labbra toccano il mio lobo, facendo gelare la mia pelle. «Così vuoi che ti baci, eh?» Dice con voce roca.

Spalancò gli occhi e lo guardo. Sta ridendo. Mi ha appena presa in giro, per la cronaca: di nuovo, ma  per fortuna questa volta siamo soli, senza nessuno che ci veda o che rida di me. Siamo completamente soli. Lui che si sbellica dalle risate ed io a maledire il momento in cui ho chiuso gli occhi.

«Allontanati da me,» Spingo il suo corpo senza risultato. Bieber è troppo forte. «voglio respirare.»

«Al contrario, piccola.» Afferma con un grande sorriso. «Vuoi che ti lasci senza respiro, lo vedo nel tuo sguardo.»

Sento il rumore di una macchina e guardando oltre la spalla di Justin, intravedo il professore di matematica. «Aiuto!» Urlo. È l'unica maniera per farlo allontanare.

Quando mi sente gridare e vede il professore vicino alla sua auto, Justin si irrigidisce e mi libera dalla sua stretta. Sento i suoi occhi color miele sui miei e prima che la sua mano possa ritornare sul mio sedere, il professore si avvicina a noi correndo. Bieber sparisce in un secondo. «Che è successo?» Mi dice con la voce agitata dal correre.

«Delle vespe.» Rispondo rapidamente.
Maledetta risposta. Sto coprendo un delinquente, ma è la cosa più sensata da fare: non l'avrei messo in problemi e lui mi avrebbe lasciata in pace. A lui la sua vita e a me la mia.

Dal primo momento in cui i nostri sguardi si sono incontrati, il destino ha voluto unirci ed io ci avrei separati. Non voglio far parte della vita di qualcuno che si preoccupa di ferire le persone, che ride della gente dolorante per i colpi che i suoi stessi pugni hanno causato. Lui pensa di avere degli amici, ma si sbaglia. Quelle pecore stanno vicino a lui solo per ottenere la sua protezione.

Saluto educatamente il professore, ringraziandolo per essere corso verso di me e torno alla porta principale della scuola cercando la mia amica con lo sguardo. Tutti escono correndo. Non c'è neanche il ragazzo che è stato ferito da Bieber, ma per fortuna conosco il suo indirizzo. La cosa migliore da fare è andare a vedere come sta. Prendo il mio zaino che è ancora per terra e cammino tranquillamente verso casa di Mason.

Non riesco a smettere di cantare una canzone che mi ronza per la testa da questa mattina. Okay, sono di malumore ma la musica mi rende felice.

«Hey, I just met you,
and this is crazy,
but here's my number,
so call me, maybe?» Canticchio.

All'improvviso una sensazione strana mi fa girare. Mi sento osservata ed accelero il peso. Sto iniziando a spaventarmi. Sento come se qualcuno mi stia seguendo ed ho ragione perché quando mi giro una seconda volta, vedo l'ultima persone che avrei voluto vedere. Indossa ancora il berretto ed ha le mani dentro le tasche dei pantaloni. Le sue forti braccia sono scoperte e continua ad avere quel sorrisetto sulle labbra. I suoi occhi brillano più del solito. Non so perché lo ho notato in realtà.

Deglutisco. E quando sono pronta per scappare a gambe levate, non esito e lo faccio. Corro il più veloce possibile, finchè non mi sento più le gambe. Sento i suoi passi dietro di me. Bieber non è mai stanco? E poi, perché mi sta seguendo? A due case da dove mi trovavo poco fa, si trova la casa del ragazzo picchiato da Bieber. Devo soltanto resistere un po' di più e tra qualche metro sarò arrivata.

Quando arrivo, alzo la mano per suonare il campanello ma una mano mi afferra. Sento una scossa per tutto il mio corpo. Non ho il tempo di reazione mare che mi trovo contro il muro e con il suo corpo premuto contro il mio. «Mi fai male.» Dico con un filo di voce.

«Dove andavi?» Chiede inarcando un sopracciglio ed io decido di ignorarlo. «Rispondi, piccola.»

«A vedere il ragazzo che hai picchiato.» Mi muovo per liberarmi dalle sue braccia. «Lasciami, per favore.»

«Dimmi il tuo nome e ti lascerò libera.»

«No.» Rispondo e lui mi stringe più forte. Vuole che parli. «Okay.» La sua stretta diventa più morbida «Mi chiamo Madison.»

«Mi piace di più 'piccola'.» Dice ridendo.

«Devo andare.» Allontano il mio viso dal suo. Non voglio guardarlo. «Mia madre mi aspetta.»

«E se volessi che tu restassi con me?» Rimango sorpresa e non solo perché ha azzeccato un congiuntivo. «Posso obbligarti.»

Prendo il mio zaino e lo colpisco sul braccio. Si allontana da me emettendo un gemito di dolore, si porta la mano destra sul braccio sinistro e mi da le spalle. Guardo attentamente e mi rendo conto che è ferito: sanguina, ma non certo per colpa mia. Io gli ho dato solo un colpetto.

Mi avvicino silenziosamente e mi posiziono di fronte a lui. Alza i suoi occhi color miele e mi guarda dall'alto in basso, in quel modo che odio. Gli chiedo se sta bene, ma non risponde. Abbasso lo sguardo sul suo braccio e lui si avvicina. La distanza tra di noi non esiste, l'aria non circola.

«Sto bene.» Ment3. «Smetterò di seguirti...» Questo mi fa felice ma continua. «ma ad una condizione.» Inarca un sopracciglio. Non è facile liberarsi di lui. «Voglio che tu esca con me questo sabato.»

Nego con il capo. Non sarei mai uscita con uno sconosciuto. Condividiamo la scuola ma niente di piú, nessun obbligo di iniziare un'amicizia. Però lui non accetta i 'no'.

Sento la sua mano sulla mia gamba e comincia a salire lentamente, accarezzando la mia pelle. «Finché non accetti, non smetto di salire.» La sua mano è sulla mia coscia «Decidi piccola.»

My Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora