Tre anni prima.
In un batter d'occhio ero fuori dalla scuola, sulla spalla di Bieber, a colpirlo sulla schiena cercando di farmi lasciare in pace.
Mi aveva rapita e per quanto potessi gridare nessuno mi avrebbe aiutata.
Mi chiese di stare zitta più volte in tono autoritario ma se pensava che io fossi di sua proprietà, si sbagliava di grosso. Non tutte le ragazze sono uguali ed io non ero come le sue puttane.«Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio!» Continuai a dare dei pugni sulla sua schiena.
«Smettila di muoverti!» Schiaffeggiò il mio sedere. «Sono capace di lasciarti adesso e farti cadere per terra.»
«Sei pazzo?» Non avevo bisogno di una risposta, ERA LOGICO. «Non posso saltare le lezioni. Portami dentro o meglio, lasciami.»
«Credi di poter dimenticare Justin Bieber dal giorno alla notte, bambolina?» Mi lasciò per terra, portando il suo sguardo da ragazzo cattivo su di me. «Sali sulla moto.»
«Non ci penso neanche.» Negai. «Non salgo sulla moto di un delinquente.»
«Ti pentirai di quello che hai appena detto.»
Mi prese per il braccio, mettendolo dietro la mia schiena. E quando emisi un gemito di dolore, le sue labbra si avvicinarono al mio orecchio. La sua mano paralizzò il mio corpo. Eravamo tutti e due premuti sulla sua moto.
«Non sono come tutti gli altri.» Sussurrò nel mio orecchio e mi irrigidii. «Non dimentucarlo.»
E senza poter rispondere, mi obbligó a salire sulla moto, davanti a lui, e mi mise il casco.
Passò le sue mani attorno ai miei fianchi, poggiò la sua testa sulla mia spalla e quando fu pronto, partì a una velocità non molto prudente.
Mentre ci allontanavamo dalla città, provai a parlare ma lui mi ignorava e rimaneva zitto.
Non capiva che la mia istruzione era importante perchè lui pensava soltanto al suo mondo.Dopo venti minuti si decise a fermare la moto e mi trovai nel posto più strano che avessi mai visto. Eravamo lontani dal mondo, in un bosco, di fronte a una piccola casa abbandonata. Mi levai il casco dalla testa e lo buttai per terra infuriata. Doveva portarmi a scuola subito oppure avrei chiamato un taxi e se non fosse arrivato, avrei fatto tutta la strada a piedi.
«Prendilo.» Disse all'improvviso. «Questo casco sarà solo per te quindi se lo rovini saranno problemi tuoi.»
«Non voglio.» Incrociai le braccia al petto. «E poi il casco è tuo, non mio.»
Mi afferrò con forza il polso, ritornando a farmi male e mi lanciò un'occhiata alla "raccoglilo subito", così mi chinai sbuffando e poi glielo porsi.
«Così mi piaci, piccola.» Disse con un sorriso. «Devi fare tutto quello che ti dice Bieber.» Ero arrabbiata. «Vai a casa e aspettami lì.»
«Voglio tornare a scuola.» Dissi a denti stretti.
«A nessuno piace la scuola, vai a casa.»
Le mie risposte e negazioni sembravano non importargli, anzi, era ovvio che non lo facessero. Justin pensava che io fossi il suo cagnolino o una delle sue "ammiratrici" che facevano tutto quello che diceva. Senza darmi il tempo di replicare, salì sulla moto e andò via, lasciandomi sola in un posto sconosciuto.Feci un respiro profondo, stringendo il cinturino del casco con forza mentre camminavo verso la casa abbandonata. Misi una mano sulla maniglia e la abbassai con timore. Sentii dei rumori provenienti dal bosco e sussulai. MI sbrigai ad entrare nella casa senza avere idea di chi potesse esserci dentro, e una volta aver messo piede lì dentro mi resi conto che ero da sola e ringraziai il cielo.
Fui sorpesa nel notare che la casa era abitabile e molto meno spaventosa di quanto potesse sembrare dall'esterno. Sospirai frustrata e mi sedetti sul divano di stoffa blu, mentre mi guardavo intorno.
«Perché continui a cercarmi?» Urlai nella solitudine.
Dopo qualche minuto, mi alzai stanca e annoiata. Speravo soltanto che Bieber non avesse forzato la serratura della casa di qualcun altro e che la polizia non fosse arrivata da un momento all'altro. Camminai con estrema cautela nel salotto e la mia attenzione venne catturata da una foto: una donna con un bambino biondo. Erano bellissimi, avevano due sorrisi giganti e sembravano pieni di vita. Mi persi a guardare gli occhi del bambino e dubitai che fossero i freddi e distaccati occhi di Justin.
«Non toccare quella foto.» Sibilò qualcuno facendomi sobbalzare.
«Perché?» Risposi mettendomi una mano sul petto.
«Non lo fare e basta.»
«Okay.» Sbuffai.
Justin si sedette su una sedia, con in mano una birra.
«Mi lascerai andare via?» chiesi.
«No.» disse rotondamente.
Mi sedetti sulla sedia di fronte alla sua e copiai i suoi movimenti.
Le ore passavano e io stavo perdendo le lezioni, noi stavamo perdendo le lezioni. Mi alzai dalla sedia e mi sdraiai sul divano, mentre lui contuinuava ad ignorare la mia presenza. Sbuffai e mi abbandonai al suono di una melodia che sembrava essere cantata da qualcuno.[•••]
Al mio risveglio mi trovai in una stanza, in un letto, per essere più precisi.
Mi guardai attorno e cercai di ricordare dove fossi, quando il rumore della porta mi fece trasalire. Mi misi seduta e guardai il padrone di casa fare qualche passo verso di me.«Che stai facendo?» Che domanda studida, Madison. «Voglio dire che...uhm?»
«Voglio distendermi sul MIO letto» Si sdraiò al mio fianco senza face troppe cerimonio mentre io lo fissavo stranita. «fammi spazio.»
Mi spostai senza toccare il suo corpo. Perchè questo ragazzo non mi lasciava in pace?
«Fuori dal letto, Bieber!» urlai.
«Perché?» Alzò un sopracciglio.
«Perché sei solo in boxer!»
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My Bad Boy
Hayran KurguMai avrei pensato che tutto sarebbe cambiato così velocemente. Sarei diventata qualcuno che non avrei mai immaginato di diventare. Lui è apparso cambiandomi la vita, mostrandomi quanto 'cattivo' lui fosse. Odiavo l'idea di innamorarmi di lui. Il suo...