(Aggiornamento bisettimanale)
«Sei il mio calmante naturale, Pear.»
Per Eleonore trovare un uomo che la catturi pare un'utopia, nessuno le piace davvero e con tutti prova solo apatia. L'attrazione fisica, quella che tutti i suoi amici hanno sempre...
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«Dio, in questa macchina regna il caos, non credi sia il caso di darle una pulita?» Matt aveva la testa quasi incastrata al di sotto del sedile e la sua voce fuoriusciva ovattata.
Mi aveva aspettato appostato sulla soglia della porta e aveva aperto la portiera ancora prima che fermassi la macchina.
Quel sabato mattina ci eravamo ritrovati tutti a casa dei nonni per sistemare il loro giardino. Era il nostro appuntamento settimanale con la famiglia al quale non rinunciavamo mai.
«Ieri non mi sembrava che ti desse tanto fastidio» gli feci notare piccata.
«Solo perché hai sotterrato la sporcizia come se la tua macchina fosse fatta di terra!» alzò la testa di scatto, fulminandomi con lo sguardo.
Ruotai gli occhi al cielo. «Stai esagerando. È pulita rispetto al solito, dovresti vederla quando è in condizioni peggiori.»
«No, grazie, voglio rimanere nell'ignoranza.»
All'ennesima imprecazione e chiamata senza risposta, sbuffai. «Matt, non c'è. Devi averlo lasciato da qualche altra parte.»
«Dannazione, hai ragione» si rimise in piedi e chiuse la portiera.
Ci incamminammo verso il retro della casa, passando per il cancellino in legno che separava il giardino anteriore da quello posteriore.
«L'hai trovato?» mia mamma era arrampicata su una scala, con la testa tra le foglie di un arancio, intenta a raccogliere i suoi frutti.
Ogni volta che si varcava quel cancello sembrava di trovarsi in un altro mondo: c'erano alberi da frutto, un orticello e degli animali che scorrazzavano nel loro recinto. Una fattoria in miniatura fatta apposta per mantenere attivi i miei nonni e non far mancare loro la vita in campagna.
«No, non capisco dove potrei averlo lasciato» sbuffò mio fratello, tirando indietro il ciuffo con una mano.
«Nella tua macchina?» mia mamma spuntò da sotto l'albero e lo guardò da sopra gli occhiali, con fare ovvio.
«Cazzo, non ci avevo pensato. Devo chiamare Ale!» con il mio telefono ancora in mano si mise a digitare sullo schermo.
I miei sensi si misero in allerta all'istante, ma cercai di mostrarmi impassibile, nonostante avessi pensato al meccanico molto più spesso di quanto avrei mai ammesso.
«Ciao, sono Matt. Mi potresti passare Ale, per favore?» cominciò a camminare avanti e indietro, nervoso. «Ehi, ciao! Scusami se ti disturbo... no, no,» rise «non sono preoccupato, di te mi fido. Credo di aver lasciato il cellulare nella macchina, potresti controllare, per favore? Tra cinque minuti ti chiamo, in modo che parta la suoneria, va bene?... Grande, Ale, grazie» chiuse la chiamata e sorrise. «Forse è da lui, speriamo» incrociò le dita.
«Speriamo!»
«Ehi, tesoro» mi sentii prendere per le spalle e un bacio venne depositato sulla mia guancia. La stretta leggera e delicata della nonna mi fece chiudere gli occhi di riflesso con un sorriso. «Quando sei arrivata?»