Capitolo 2

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GRETA POVS

Il suono della sveglia e le urla di mia madre erano il modo migliore per svegliarsi.
Mi alzai con malavoglia, e forse l'unica cosa buona di quella giornata era il messaggio del buongiorno di Mad.
Mi vestii e mi truccai. Sistemai le ultime cose in camera e diedi un ultimo sguardo alla foto che custodivo gelosamente nel cassetto del comodino. Era l'unica foto che avevo con i miei veri genitori. Lì avevo tre anni e... niente, la mia vita era uno schifo senza di loro.
-Greta, sei pronta per il tuo primo giorno nella tua nuova scuola?
Chiese mia madre entrando in camera.
-Sì guarda, non vedevo l'ora.
Risposi bruscamente.
Scesi, mangiai al volo e uscii di casa.

Iniziai a camminare lungo il marciapiede. Fortunatamente la scuola era vicina, mi misi ad ammirarla da lontano quando notai una chioma riccia e bionda correre verso di me.
-Greta!
Mi urlò Sofia mentre tirava Lorenzo per una mano. Sorrisi a quella scena.
-Ehi.
-Non mi avevi detto che venivi in questa scuola.
-Perché magari ci siamo appena conosciute?
-Allora avremmo molto di cui parlare.
Raggiungemmo Matteo, che era davanti al portone di ingresso, ed entrammo tutti insieme. Io non sapevo dove andare, sperai di essere capitata con gli unici amici che mi ero fatta, cioè: Sofia e i ragazzi.
-Dovresti andare dal vicepreside, se non sbaglio l'ufficio è infondo alle scale a destra.
Disse Sofia indicandomi il percorso.
-Ok, allora ci vediamo dopo.

Mi salutarono e andai verso le scale, dove salivano altri alunni. Ovviamente mi feci riconoscere subito, infatti inciampai per le scale e caddi sopra a qualcuno. Fortunatamente quello era abbastanza robusto da non farci cadere entrambi a terra. Dio Greta, che figura di merda.
-Guarda un po' chi mi ha quasi ucciso per le scale.
Disse il ragazzo su cui ero ancora appoggiata. Riconobbi la sua voce e quando alzai lo sguardo incontrai di nuovo i suoi occhi.
-Togliti.
Dissi ad Antony spingendolo via da me. Lui ricominciò a salire le scale guardandomi dall'alto. Lo ignorai e raggiunsi il vicepreside.
Mi portò nella mia classe e, quando vidi Sofia alla seconda fila con accanto i ragazzi, sorrisi.
-Non è possibile.
Sentii mormorare dalle ultime file. Allungai lo sguardo e vidi un ragazzo con un cappuccio sopra la testa. Oddio, non ci potevo credere, ma era un tormento? La mia espressione cambiò facendosi più cupa. Che urto, perché doveva esserci anche Antony?
Trovai il mio posto vicino a Sofia.

La giornata passò e uscimmo tutti.
-Vieni alle prove?
Chiese la bionda camminando di fianco a me.
-Sì, a che ora?
-Verso le 15, ma la prossima volta ricordati che iniziamo prima e vieni a pranzo da me, se vuoi.
Sorrisi.
-D'accordo, ma tu chi saresti, la nostra manager?
Chiesi ridendo e provocando anche la sua risata.
-Una mezza specie.
-Va bene, ci vediamo.

Tornai a casa. Era l'ultimo posto dove volevo stare, non mi sentivo per niente a casa quando stavo lì dentro.
-Ben tornata, Greta.
La voce di mio padre sovrastò i miei pensieri. Mi girai verso la cucina dove c'era lui intento a leggere il giornale, mentre mia madre continuava a litigare con il piatto che stava cucinando. Posai lo zaino a terra e mi sedetti a tavola.
-Come è andata?
Chiese mia madre. Avrei voluto rispondere bene, perché in fondo era andata così. Ma i miei primi pensieri furono per Antony, e lui non era per niente il bene.
-Ehm...
Mi squillò il cellulare e quando lessi il nome sorrisi.
-Mad!
Risposi sorridendo.
Mi alzai prima che mio padre si lamentasse e raggiunsi il corridoio.
-Ciao amore mio, come sta andando?
-È tutto una merda, ma posso dirti che ho incontrato delle persone fantastiche e spero di riuscire ad andare avanti con loro.
-Sono contento, quando verrò lì me le farai conoscere, ok?
Sorrisi tristemente, mi mancava da morire. La mia vita faceva schifo prima che arrivasse lui, mi aveva davvero salvato. Ecco perché quando dicevo: "spero di riuscire ad andare avanti" solo lui poteva capirmi.
-Vieni presto.
-Lo spero, mi dispiace lasciarti ma farò tardi altrimenti.
Appoggiai la testa al muro.
-Ti amo, Madalin.
-Anch'io ti amo, ricordatelo.

Tornai a tavola dove mio padre mi squadrò. Non gli era mai piaciuto Mad. Un altro dei motivi per cui lo odiavo. Non capiva quanto era importante per me quel ragazzo.
-Perché non ci date un taglio? Siete a chilometri di distanza, finitela.
Disse fissandomi intensamente negli occhi.
-Perché ci amiamo, papà!
Mio padre iniziò ad attorcigliare gli spaghetti nella sua forchetta mentre gesticolava con l'altra mano.
-E adesso vi amate è un parolone, hai solo 19 anni, l'amore vero deve ancora arrivare!
Prima che potessi rispondere mia madre entrò nella stanza, non mi ero nemmeno accorta che fosse uscita.
-Greta, c'è un ragazzo che ti cerca.
Poi alle sue spalle comparve Antony e quasi mi strozzai con la mia stessa saliva.
-Che ci fai qui?!
Antony si grattò la testa e notai che il suo collo era strapieno di succhiotti.
-Sofia mi ha detto che sicuramente non ti saresti ricordata la strada di casa di Lorenzo, così mi ha costretto a passarti a prendere.
Mi sentii gli sguardi interrogativi dei miei genitori addosso.
-Sì, io vado a studiare da una mia amica.
-Ma allora hai già fatto amicizia?
Chiese mia madre speranzosa.
-Sì, adesso vado, ciao.
Mi alzai in fretta, presi la borsa e andai di fuori seguita da Antony.
-Perché non gli hai detto la verità?
Chiese Antony raggiungendomi e camminando accanto a me, mettendo le mani nella tasca unica della felpa.
-Non sono affari tuoi.
-Poi sarei io mister simpatia.
Lo guardai inarcando un sopracciglio.
-Sei tu che hai cominciato questa guerra.
Lui si avvicinò pericolosamente a me cercando di intimorirmi con il suo sguardo 'assassino'.
-E guerra sia, allora.
Disse lui per poi riprendere a camminare. Lo odio.

Passarono i giorni, la mia routine era ormai così: andare a scuola poi subito alle prove.
Io e Antony discutevamo sempre, ogni giorno che passava lo odiavo sempre di più. Come avevo capito da quei succhiotti, era il classico ragazzo da una ragazza e via.
Io e Sofia invece eravamo sempre più legate. Le avevo parlato di Mad, ma non ero ancora pronta per dirle del mio passato.

Passò una settimana, stavo uscendo da scuola pronta a raggiungere di nuovo casa.
-Greta!
Antony mi raggiunse. Mi girai a guardarlo.
-Ti sei scordata questo in classe.
Gli presi il quaderno dalla mani.
-Grazie.
-Spero che tu abbia imparato l'ultima canzone che dobbiamo provare oggi.
-Certo che l'ho fatto.
Antony alzò gli occhi al cielo.
-Ah giusto, sto parlando con Greta Menchi.
Lo fulminai con lo sguardo.
-Antony!
Un gruppo di ragazze stava facendo segno ad Antony di raggiungerle. Lui sorrise e disse loro di aspettare. Le guardai schifata.
-Poverelle.
Antony mi guardò divertito.
-Gelosa?
Scoppiai a ridere.
-Di te? Ma quando mai? Non sono come quelle troiette che ti ansimano dietro.
-Ehi vacci piano, quelle troiette scopano bene.
Disse ridendo. Scossi la testa alzando gli occhi al cielo.
-Sei un'idiota.
Iniziai a camminare sentendo lo sguardo di Antony addosso. Mi girai verso di lui per gridargli che doveva smetterla.
-Sta attenta!
Urlò lui correndo verso di me e spingendomi dall'altra parte della strada. Una macchina passò a tutta velocità non degnandoci nemmeno di uno sguardo.
Guardai Antony, che aveva le mani sulle mie spalle, e quel primo contatto mi provocò dei brividi lungo la schiena. Si staccò da me e cominciò ad incamminarsi verso quelle ochette.
-Gr-grazie!
Alzò semplicemente la mano.
-Preferivi un vaffanculo?!
A quel punto si fermò, si girò di lato e riuscii a vederlo sorridere. Sorrisi inconsciamente anch'io, wow, Antony mi aveva appena salvato la vita.

#spazioautrice
Ehi, allora che ne pensate fino a adesso?
Comunque se la storia vi piace lasciate tante stelline e commenti e ci rivediamo alla prossima.❤️
~OvunqueconFede

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora