Capitolo 20

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Il giorno dopo mi svegliai nella stessa posizione di prima. Adesso era cambiato tutto, adesso nessuno ci avrebbe impedito di... stare insieme. Adesso potevo dire di essere felice senza mentire. Lui aprì gli occhi e sorrise.
-Che hai da guardare?
Chiese mentre si strofinava gli occhi. Mi resi conto che lo stavo fissando e questo mi fece sorridere.
-Non posso farlo?
Lui si mise a sedere sorridendo.
-È così strano.
Commentò socchiudendo gli occhi.
-Cosa?
Domandai confusa.
-Finalmente... sei mia, dopo tutto questo tempo ce l'abbiamo fatta, sei mesi, cazzo, quanto siamo stupidi?
Sorrisi di nuovo cingendogli il collo e buttandomi letteralmente sopra di lui.
-Ehi, adesso non parlare.
Gli lasciai un bacio al lato delle labbra facendolo sorridere. Mi strinse a se, volevo restare così per sempre.
-Che ne dici se andiamo dai ragazzi a dirgli due belle notizie?
Propose lui sfiorando il mio naso con il suo.
-Davvero? E quali sarebbero, che sei tornato e...
Lasciai la frase in sospeso aspettando che rispondesse.
-E... tu fai la finta tonta.
Affermò sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.
-Non faccio la finta tonta, è solo che è strano.
Lui si morse il labbro.
-Ci abitueremo.

Ci alzammo e cercai i vestiti per cambiarmi.
-Puoi uscire?
Domandai portando gli abiti al petto. Antony sembrò deluso e questo mi fece ridere.
-Ma Greta, per chi mi hai preso? Io non guardo.
Disse lui trattenendo una risata. Mi avvicinai mordendomi il labbro per non scoppiargli a ridere in faccia.
-Stupido, non ci credo nemmeno se lo vedo.
Esclamai ridendo mentre lui giocava con una ciocca dei miei capelli.
-D'accordo, me ne vado.
Affermò facendo il finto offeso e avvicinandosi a testa bassa alla porta. Cercò di aprirla all'interno ma con scarso successo.
-Ops, non si apre.
Si voltò e mi raggiunse sbattendomi contro il muro.
-Ma guarda, sei così coglione che nemmeno sai aprire una porta.
Commentai mentre lui mi accarezzava i fianchi e sorrideva. Lo allontanai spingendolo per il petto.
-Ehi, tieni calmi gli ormoni, Di Francesco.
Esclamai provocando la sua stupenda risata.
-D'accordo, ti aspetto di sotto.
Mi avvertì lui prima di uscire.

ANTONY POVS

Scesi le scale e raggiunsi il piano terra trovandomi davanti le facce confuse dei genitori di Greta. Probabilmente erano appena tornati, erano in cucina e mi fissavano increduli.
-Ehm ciao.
Balbettai provando ad essere gentile. Beh, ritrovarsi uno sconosciuto in casa che scendeva dalla camera della propria figlia non era il massimo.
Mi sentivo a disagio mentre entrambi continuavano a tenere la bocca spalancata.

Il rumore di Greta che scendeva le scale li fece smuovere. Appena si accorse del disagio che si era creato mi afferrò per un polso tirandomi di fuori e salutando i suoi genitori.
-Corri.
Mi intimò appena si chiuse la porta alle spalle. Aumentai il passo mentre la guardavo.
-Perché?
Chiesi confuso.
-Non mi va di dargli delle spiegazioni adesso, lo farò quando ritorno.
Notai che teneva ancora il mio polso, così quando rallentammo gli presi la mano, provocando dei brividi ad entrambi. Lei mi fissò per qualche secondo ma poi sorrise e ricambiò la stretta. Non so per quanto sarebbe continuata questa cosa che entrambi trovavamo strana la nostra relazione.

Raggiungemmo finalmente casa di Lorenzo. Sorrisi ammirando il suo giardino mentre raggiungevamo il garage. Mi era mancato andare lì, non vedevo l'ora di vedere le loro facce. Greta aprì la porta e la seguii entrando in quel garage, in cui avevo passato degli anni fantastici e avevo conosciuto persone come lei.
-Ehi, che succede qui?
Chiesi entrando e facendoli voltare verso di me. I ragazzi spalancarono gli occhi e urlarono il mio nome per poi saltarmi addosso. Subito dopo si aggiunse Sofia e tutti e tre mi abbracciarono mentre ridevo per il loro comportamento.
-Ehi, non me lo ammazzate.
Commentò Greta quando sciolsero l'abbraccio.
-Non te ne andare più, coglione.
Disse Lorenzo dandomi una pacca sulla spalla. Sofia tirò per un braccio Greta.
-Tu mi devi raccontare qualcosa tesoro, non è vero?
E la trascinò in fondo alla stanza mentre le seguivo con lo sguardo sorridendo.

Mi misi ad ammirare la stanza e il mio sorriso si spense quando notai un ragazzo seduto alla mia batteria. Lo squadrai da capo a piedi mentre quello si avvicinava a me. Usai tutto la mia gentilezza per sapere chi fosse.
-Chi cazzo sei tu?
Ok forse la gentilezza non la avevo.
Il ragazzo si mise le mani nella tasca dei pantaloni.
-Sono Enzo, vedi di stare calmo, non sei nessuno.
Ignorai il suo ultimo commento e portai le braccia al petto.
-Perché hai le mie bacchette?
Chiesi cercando di intimorirlo con lo sguardo.
-Antony.
Greta mi tirò per un braccio provando a calmarmi.
-Lui ti ha sostituto questi tre mesi.
Mi informò nel modo più gentile possibile. Mi guardai in torno deluso dal comportamento di tutti.
-Wow, vedo che non avete perso tempo a rimpiazzarmi.
Commentai stingendo i pugni offeso.
-Ma dai Antony, credevamo te ne fossi andato per sempre.
Si difese Lorenzo allargando le braccia frustrato.
-Fanculo.
Dissi prima di lasciare il garage e andare in uno di quei posti che mi era mancato davvero tanto, il promontorio.

Mi sedetti a terra provando a rilassarmi, fantastico, mi avevano dato il bentornato. Forse ero troppo nervoso per ragionare, forse Lorenzo aveva ragione, ma quel ragazzo mi stava sulle palle.
-Perché te ne sei andato?
La voce di Greta interruppe i miei pensieri e anche quel silenzio. Mi voltai verso la bionda che mi fissava dispiaciuta.
-Potevi avvertirmi del "nuovo arrivato".
Commentai ritornando a guardare il mare.
-Mi dispiace.
Disse avvicinandosi a me.
-Non voglio avere a che fare con nessuno.
Sputai acido mentre si stava per sedere.
-Nemmeno con me?
Chiese dispiaciuta.
-Nemmeno con te, Menchi.
Risposi non guardandola negli occhi.
Ecco, adesso mi avrebbe ucciso.
-Vaffanculo, stronzo!
Sbottò prima di andarsene.
No, non era vero, volevo che restasse. Mi alzai di colpo e la rincorsi afferrandola per un polso e facendola voltare verso di me.
-Ma che problemi hai? Sei bipolare per caso?
Chiese aggrottando le sopracciglia.
-Mi dispiace, non te ne andare.
Le mollai il polso appoggiando le mani sulle sue guance e baciandola.
Non ero ancora pronto a dirle di nuovo che la amavo. Ma forse era così, tutte le volte che la baciavo provavo un'emozione unica, era come se il mio cuore smettesse di battere e la mia mente fosse concentrata su di lei. Le nostre lingue si abbracciavano ed era come se fossimo un unico corpo. Staccai le mie labbra dalle sue consapevole che ci sarebbero stati altri mille baci e parole dolci, non nascoste. Le spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio mentre lei mi fissava intensamente.
-Smettila di farmi arrabbiare.
Disse lei cingendomi la vita.
-Scusa, torniamo in garage e vediamo che possiamo fare.
Greta sorrise.
-Bravo, così mi piaci.
Mi avvicinai a lei per lasciargli un bacio sulle labbra.
-Mi hai cambiato completamente, e non sempre in meglio. Eppure mi hai reso anche felice, come non lo ero mai stato.

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora