Capitolo 34

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-Ragazze, ci date una mano?!
Ci urlò Connor sbracciando davanti alle legna per il falò.
Li raggiungemmo e riuscimmo ad accendere il fuoco per poi cuocere un po' di salsicce per il pranzo.
-Però me lo dici che è successo?
Mi sussurrò Sofia mentre ci sedevamo sul tronco vicino al falò. Tirai un lungo sospiro e le lanciai una delle mie migliori occhiatacce per intimorirla. Prima che potessi rispondere però, Connor si sedette vicino a me e mi sorrise.
-Allora? Come stai?
Mi domandò facendomi voltare la testa verso il suo viso.
-Bene grazie, e tu?
Connor incrociò le mani e iniziò a giocherellare con un suo anello.
-Bene, i tuoi amici sono davvero simpatici.
Affermò indicando con la testa Matteo e Lorenzo.
-Oh lo so, gli voglio tanto bene per questo.
Connor abbozzò un sorriso e guardò avanti.
-Senti Conn mi dispiace, so che tu intendevi un altro tipo di uscita e io ti ho proposto il campeggio ma...
Connor mi bloccò poggiando il suo dito sulle mie labbra.
-No sta tranquilla, mi sto divertendo.
Mi sorrise di nuovo e io feci lo stesso fissandolo negli occhi, che al sole erano ancora più chiari.
Un colpo di tosse palesemente finto ci fece distogliere lo sguardo e incontrare quello degli altri.
-È pronto da mangiare.
Ci informò Antony irritato e capii che la tosse proveniva da lui.
-Grazie.
Lo ringraziò Connor mentre si allungava e afferrava da mangiare per entrambi.

-Allora che facciamo dopo?
Chiese Matteo dando un morso alla sua salsiccia.
-Io ho un idea, il pomeriggio facciamo una passeggiata lungo il sentiero mentre la sera andiamo in mezzo al bosco.
Propose Antony con tono divertito.
-Tu sei pazzo, vuoi perderti per caso?
Sbottò Francesca che era vicina a lui.
-Dai, perché no?
Affermai facendo voltare tutti verso di me, vidi Antony abbozzare un sorriso.
-Ma smettila Menchi, io scherzavo, e poi tu ti perderesti subito.
Disse Antony giocherellando con il bastoncino che prima reggeva la sua salsiccia. Aggrottai le sopracciglia e lo squadrai.
-Mi stai sfidando?
Lo provocai facendogli finalmente alzare lo sguardo. Lo vidi mostrare un ghigno che si trasformò in una risata.
-Sì.
Ci fissammo intensamente mentre i nostri occhi si dicevano disperatamente miliardi di "mi manchi" e di "ti amo" ignorati dalle nostre menti chiuse.
-Avete finito voi due?!
Sbottò Lorenzo facendoci distogliere lo sguardo l'uno dall'altro. Mi alzai sentendomi lo sguardo di tutti addosso, ma li ignorai e mi allontanai da loro.

Mi appoggiai a un albero e tirai indietro la testa. Feci un lungo sospiro e sentii gli occhi bruciarmi mentre delle lacrime minacciavano di uscire. Li strofinai fino a farli diventare rossi a costo di non piangere.
-Mi spieghi che problemi hai?
Disse una voce alle mie spalle, non mi voltai, avrei riconosciuto quella voce da gallina ovunque. Francesca si sedette accanto a me e mi studiò a occhi socchiusi.
-Stai parlando con me?
Chiesi con tono indifferente e voltando la testa verso di lei.
-Sì, ho notato che Antony si comporta in modo strano solo con te, perché?
Concentrai il mio sguardo davanti a me mentre lei mi fissava.
-Non sono affari tuoi.
Risposi infine nel modo più freddo possibile. La vidi allargare la bocca offesa.
-Chi ti credi di essere?
Sbottò infastidita. Ok, non so per quanto avrei resistito, già non mi andava a genio perché Antony le sbavava dietro, adesso stava anche invadendo il mio spazio trattandomi male. Così sputai tutto quello che pensavo... non tutto.
-Io e Antony siamo stati insieme, mi dispiace che non te lo abbia detto ma è così.
Francesca emise un verso indignato e si alzò per poi camminare a passo veloce verso il campo.
Poco dopo ritornai anch'io, così passammo la giornata un po' tutti per cavoli nostri a parlare del più e del meno.

Arrivò la sera e dopo aver mangiato decidemmo di andare a fare una passeggiata allontanandoci dall'accampamento. Mi avvicinai a Connor e iniziammo a parlare mentre lui mi sorrideva come suo solito.
-Sai, so poco di te, raccontami qualcosa.
Disse incuriosito.
-Beh, i miei genitori adottivi erano di New York ma hanno deciso improvvisamente di trasferirsi a San Francisco e così io con loro.
Dissi semplicemente e lui sembrò ascoltarmi, amavo quando la gente mi ascoltava.
-E tu invece?
Connor si grattò la testa e infilò una mano nella tasca dei jeans.
-Che dire, la mia famiglia lavora in una grande azienda, ho due fratelli più piccoli che prendono bellissimi voti e passano tutto il tempo a studiare, l'unico che mi capisce lì dentro è il mio cane perché io sono un po' la pecora nera della famiglia. Sono il loro opposto, prendo brutti voti a scuola, non mi vesto come loro e preferisco andare sullo skate invece di partecipare ai giochi matematici, sono la loro più grande delusione.
Chinai la testa dispiaciuta.
-Ma dai, non dire così, anzi, guarda il lato positivo, sei diverso.
Connor sorrise lievemente.
-Hai freddo per caso?
Domandò dopo un po' di camminata lungo il sentiero di montagna notando che avevo i brividi.
-Sì, ho dimenticato il giacchetto in tenda.
Tolse la sua giacca e me la mise sulle spalle facendomi sorridere.
-Grazie.
Guardai avanti e incontrai lo sguardo di Antony notando che ci stava guardando, quando se ne accorse riprese a camminare e a parlare con Lorenzo. Mi strinsi nella giacca di Connor e lo ignorai.

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora