Capitolo 23

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Passarono i giorni, mia sorella era tornata a scuola e stava bene. Aveva scelto la nostra stessa scuola con l'unica differenza che faceva il primo.
Però non avrei mai pensato che in una settimana riuscisse a combinare così tanti casini.
"Di Francesco, tua sorella è un disastro, peggio di te!"
Mi ripetevano i professori facendo salire la mia preoccupazione verso di lei.
Mentre con la band era tutto a posto, presto saremo andati ad altri concorsi. Invece con Greta, con lei era tutto perfetto.
-Antony.
Fu proprio la sua voce, quasi sussurro, che interruppe i miei pensieri durante l'ora di Storia. Mi voltai verso di lei che era nel banco accanto al mio.
-Dimmi.
La bionda indicò qualcosa a fine stanza e quando mi girai notai che c'era un altro insegnante sulla soglia della porta.
-Che c'è?
Chiesi cadendo dalle nuvole.
-Sei convocato in presidenza.
Mi informò l'uomo. Scambiai uno sguardo confuso con Greta e ritornai a guardare il prof.
-Che ho fatto?
Chiesi preoccupato.
-Tua sorella ne ha combinata un'altra e stavolta è davvero grave!
Esclamò l'uomo invitandomi a seguirlo, cosa che feci subito dopo.

Raggiungemmo l'ufficio del preside dove c'era Serena con un ragazzo accanto. Avranno frequentato la stessa classe, lui aveva dei capelli neri e un ciuffo tinto di biondo.
-Che hai fatto stavolta, Serena?
Domandai esasperato facendo voltare il preside verso di me.
-Di Francesco, sua sorella e il signorino qui presente sono stati beccati nello sgabuzzino a fare cose che non si dovrebbero fare a scuola!
Sbottò il preside rosso di rabbia.
Mi portai una mano davanti alla faccia non sapendo se ridere o se piangere.
-Non ci posso credere.
Mormorai per poi tornare a guardare davanti a me.
Mia sorella evitava il mio sguardo, così lanciai un'occhiataccia al ragazzo che le era vicino.
-Le ripeto che ci stavamo solo baciando!
Si difese quest'ultimo.
-Sì, certo.
Rispose ironico il preside alzandosi dalla sua cattedra.
-Sicuramente, sua sorella da qualcuno avrà pur ripreso... ma comunque aspettiamo i suoi genitori.
Commentò lui girandomi in torno con le mani dietro la schiena.
Fantastico e adesso che cazzo c'entravo io? Guarda se in questa merda non avrebbero messo in mezzo anche me.
-Posso parlare in privato con mia sorella?
L'uomo annuì e ci mandò in corridoio.
-Antony, ti prego...
La guardai con gli occhi pieni di rabbia e la intimorii abbastanza da farle abbassare la testa.
-Mi spieghi che cazzo ti salta in mente? Hai 14 anni!
Serena scosse la testa disperata.
-Scusami, mi dispiace... ma adesso come faccio con mamma e papà?
Mi tirai indietro alzando le spalle.
-Ah cazzi tuoi, io non voglio averci a che fare!
Esclamai prendendo a camminare per il lungo corridoio.
-Stronzo, se non mi aiuti te ne pentirai!
Mi minacciò lei urlando alle mie spalle.
-Sì come no, cavatela da sola!

Mentre tornavo in classe suonò l'ultima campanella e tutti iniziarono ad uscire dalle proprie aule.
-Ehi.
La voce di Greta mi fece fermare e quando trovai i suoi occhi la mia rabbia svanì.
-Ehi.
La salutai io mentre il corridoio si svuotava.
-Ti ho preso lo zaino.
Mi informò porgendomelo.
-Grazie.
Risposi sorridendo.
-Allora? Che è successo?
Chiese lei.
-Niente, si è svegliata da una settimana e ha già gli ormoni a mille.
Risposi portandomi lo zaino in spalla. Greta chinò il capo confusa.
-Cioè?
Scossi la testa e presi a camminare con lei a fianco.
-Lascia stare, ci sentiamo dopo, ok?
Lei sembrò dispiaciuta.
-Mi sarebbe piaciuto fare un giro con te ma... non fa niente.
Merda, quando diceva che non faceva niente significava un'altra cosa, vero?
-Beh se vuoi io...
-No davvero, lascia stare sto tanto bene con i miei genitori a parlare di cose noiose, ci vediamo dopo.
Prese a camminare ma la bloccai per un polso.
-Ma dai Greta.
Mi avvicinai a lei e le sfiorai la guancia con le labbra, il suo profumo mi solleticò le narici e finalmente si voltò verso di me.
-Devo ancora capirle le ragazze.
Commentai provocando il suo sorriso.
-Mi dispiace, adesso devo tornare a casa per godermi la sgridata verso Serena. Però più tardi potresti passare e ti porto in un bel posto, ok?
Greta si morse il labbro continuando a sorridere.
-Me lo prometti?
Chiese inarcando un sopracciglio. Le rubai un bacio sulle labbra e avrei voluto durasse di più.
-Te lo prometto.

GRETA POVS

Tornai a casa con il sorriso stampato in faccia. Era lui che mi faceva questo effetto e non vedevo l'ora di uscire questo pomeriggio.
Ma ovviamente non andava mai bene niente, infatti mentre mi preparavo mi arrivò una chiamata.
-Antony?
Risposi mentre indossavo gli orecchini.
-Greta, mi dispiace deluderti ma oggi non potrò uscire, Serena è riuscita a coinvolgere anche me in questa storia e i miei genitori non mi faranno uscire per una settimana.
Mi sedetti a peso morto sul letto e sbuffai.
-Ma come... quindi non ci vediamo nemmeno in garage?
Lo sentii sospirare.
-No, non puoi capire quanto mi dispiace io ti giuro che...
-Lascia stare, davvero, sarà per la prossima volta.
Antony imprecò.
-No, ti prego non voglio sentirti triste, facciamo così, vieni sotto casa mia.
Assunsi un'espressione confusa anche se non poteva vedermi.
-Ma che vengo a fare se non puoi uscire?
-Tu vieni.
Ci misi un po' a rispondere, ma la sua sicurezza mi convinse.
-Ok.

Riattaccai e sorrisi. Non so che aveva in mente, ma sicuramente era una follia. Finii di vestirmi e uscii di casa raggiungendo quella di Antony.
Rimasi sul marciapiede e notai che lui mi stava guardando dalla finestra, mi salutò con la mano e iniziò ad aprirla.
Oddio, che voleva fare?
Appoggiò i piedi sul tetto davanti e si mise in piedi. Mi coprii la faccia e mi vennero le vertigini per lui. Iniziò a camminare e si arrampicò sull'albero vicino a casa sua per poi toccare terra e farmi finalmente tirare un sospiro di sollievo.
-Tu sei pazzo.
Esclamai camminando verso di lui. Antony sorrise guardandomi dall'alto al basso.
-Ma guarda, ti eri fatta bella per me?
Chiese lui appoggiandosi con la schiena al tronco dell'albero.
-Se devo dire la verità... sì, era una specie di primo appuntamento questo, e ci tenevo a passarlo al meglio.
Antony mi guardò dispiaciuto e mi accarezzò entrambe le braccia per poi afferrarle e tirarmi verso di lui.
-Mi dispiace tanto, scusami.
Il mio corpo cedette contro il suo e gli cinsi la vita appoggiandomi con il mento sulla sua spalla.
-Non è colpa tua, non ce l'ho con te.
Gli lasciai dei baci sul collo per poi incastrare la testa nel suo incavo.
-Meglio così, comunque avverti i ragazzi che non potrò venire alle prove.
Annuii continuando ad essere cullata dalle sue braccia.
-Ma adesso come facciamo? Tra due giorni abbiamo dei provini.
Antony scosse la testa e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Non lo so, ma i miei genitori non riescono a far durare le punizioni, quindi riuscirò a convincerli.
Sorrisi e gli lasciai un bacio sulle labbra provocando anche il suo sorriso.
-Antony!
Non so da dove provenne quella voce profonda, ma Antony si staccò dall'albero facendomi allontanare da lui.
-Antony.
Quella persona ripeté il suo nome con rabbia e ci raggiunse quello che era il padre di Antony.
-Che ci fai qua fuori? Forza, rientra.
Gli ordinò l'uomo indicando la propria casa.
Vidi Antony trattenere la rabbia e trasferirla sul suo corpo, il minimo che poté fare fu stringere i pugni.
-Ci vediamo a scuola, Greta.
Mi salutò lui prima di darmi un bacio sulla guancia e seguire suo padre all'interno della casa.

#spazioautrice
Scusate il ritardo, ho avuto delle cose da fare.❤️
Come sempre se la storia vi piace lasciate tante stelline e commenti e ci rivediamo alla prossima.❤️
~OvunqueconFede

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora