Capitolo 40

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Un rumore mi fece distogliere lo sguardo e incontrare gli occhi di un uomo che avevo già visto. Era in piedi davanti alla poltrona di fronte a me e mi stava fissando con le mani dietro la schiena. Era lo zio di Connor, quello che aveva bussato due volte a casa mia e mi inquietava parecchio.
-Salve.
Lo salutai con un filo di voce. L'uomo si accigliò.
-Ciao, sei un amica di Connor?
-Sì.
Risposi esitando un po'.
-Come ti chiami?
Domandò con lo stesso freddo tono di voce.
-Greta.
Deglutii e aspettai una sua risposta.
-Greta, bel nome, lo sai il significato?
Scossi la testa.
-È un nome di origine greca, è anche un variante di Margherita e significa perla.
Mi informò lasciandomi sorpresa.
-Ah, wow.
Dissi semplicemente per poi incrociare le mani nervosa.
-Eccomi!
Esclamò Connor entrando, e mi sentii più tranquilla. Suo zio lasciò la stanza mentre lui si sedeva sulla poltrona davanti a me appoggiando un vassoio con dei pasticcini sul tavolo.
-Non ti offendi se ti dico che tuo zio è un po' strano?
Connor sorrise e mi porse un pasticcino.
-No, lo so che è strano e a volte mi fa anche paura.
Ricambiai il sorriso e presi il pasticcino portandolo alla bocca e mordendolo.
-Non sapevo nemmeno di avere uno zio, lui è tornato da poco e non so da dove, quando provo a chiederlo alla mia famiglia cambiano subito discorso.
Affermò lui guardando fuori dalla finestra.
-Davvero? Beh è strano, comunque come si chiama? Prima mi ha fatto una lezione sul mio nome.
Connor incrociò le mani e mi guardò.
-Mio zio? Mio zio si chiama David.
Annuii e guardai di nuovo il giardino.
-Se vuoi possiamo andare a farci un giro, vedo che lo stai guardando da un bel po'.
Notò Connor facendomi sorridere.
-Sì, è davvero un bel giardino.
Affermai sorridendo.
-Senti posso chiederti una cosa?
Tornai a guardarlo.
-Sì, certo.
Risposi aspettando la sua domanda.
-Sai, alla festa, ma anche al campeggio, ho notato che tu e Antony vi comportate in modo strano... tu cosa ne pensi di lui?

Di tutte le domande che poteva farmi perché proprio quella? Per una volta che eravamo soli lui mi veniva a parlare di Antony?
-Cosa ne penso di lui? Che è un grandissimo: stronzo, idiota, cretino, è tutto quello che c'è di brutto in questo mondo. Lui è una di quelle persone con cui non ci si può parlare perché dopo si ci finisce a litigare, io lo odio, lo odio da morire.
Dissi tutta d'un fiato lasciando Connor a bocca aperta.
-Lui è il mio ex.
Aggiunsi con un filo di voce.
-Ah, adesso si spiega tutto.
Esclamò lasciandomi confusa.
-Che intendi?
-Ti brillano gli occhi anche quando ne parli male.
E stavolta rimasi io senza parole, ma lui rimediò subito invitandomi a visitare il giardino, così mi alzai e lo seguii.

A fine giornata tornai a casa e la mattina uscii con Sofia.
-Quindi lui ti ha portata nel suo giardino e non ti ha baciata?
Se ne uscì la bionda dopo averle finito di raccontarle la giornata di ieri.
-Ma cosa? Perché dovrebbe farlo, siamo amici e basta.
Sofia iniziò a giocare con i suoi capelli.
-Mh, sarà.
Arrivammo davanti casa mia e ci sedemmo sulle scale in legno del pianerottolo.
-Sai non puoi capire quanto mi inquieta lo zio di Connor, ha bussato due volte a casa mia e quando mi ha incontrata non mi ha detto nulla.
Sofia aggrottò le sopracciglia.
-Davvero? E tu non gli hai detto niente?
Scossi la testa e guardai davanti a me.
-No, forse non era importante. Nemmeno Connor conosce molto di lui, sa solo che si chiama David.
A quell'affermazione Sofia si voltò verso di me, la vidi cambiare colore e diventare bianca.
-C-come hai detto che si chiama?
Balbettò quasi spaventata.
-Ti senti bene? David, si chiama David.
Sofia sbarrò gli occhi e la vidi fare dei respiri profondi.
-Tu mi avevi detto che la Porche era di suo zio, vero?
Chiese con tono preoccupato.
-Sì...
Risposi continuando a non capire. Lei si portò una mano sulla fronte per poi affondarla nei capelli in tono disperato.
-Oh merda.
Esclamò iniziando a farmi preoccupare.
-Che cosa? Dimmi che succede!
Sbottai irritata di tutto quel mistero.

Sofia si alzò di colpo e si avvicinò a passo svelto verso la fine del vialetto di casa mia.
-Dove vai? Che sta succedendo?
Chiesi di nuovo mentre mi alzavo anch'io. Sofia si voltò un'ultima volta verso di me e notai terrore nei suoi occhi azzurri.
-Non sono io a dovertelo dire.
E detto questo prese a camminare a passo veloce verso non so dove.

ANTONY POVS

Mi svegliai presto quella mattina, ma decisi di non alzarmi. Rimasi lì sul letto ad ammirare il soffitto, come se fosse la cosa più interessante del mondo. Portai un braccio sulla fronte e ripensai a ieri e alla mia litigata con Greta.
Sì, forse lei aveva ragione ed ero un idiota, ma mi interessava ricordare quello che era successo a quella festa e mi dispiaceva non ricordare cosa avesse fatto.
Sorrisi a quel pensiero e mi portai il labbro inferiore tra i denti.
Scacciai qualsiasi pensiero verso Greta ubriaca e decisi di alzarmi e raggiungere il garage.

Mentre attraversavo il giardino di Lorenzo vidi Sofia camminare a passo svelto sul marciapiede, e dalla sua faccia capii che non stava portando buone notizie.
Non la aspettai ed entrai in garage, salutai Lorenzo e Matteo ma prima che mi potessero rispondere Sofia entrò.
-È tornato.
Esclamò la bionda lasciandoci tutti confusi.
-Chi?
Domandai voltandomi per incontrare i suoi occhi terrorizzati.
-David, è lo zio di Connor.
A quella affermazione il sangue mi si gelò nelle vene, mi avvicinai a Sofia aspettando che ci desse più informazioni.
-Che cazzo dici? Lui non può essere tornato!
Iniziai ad alzare il tono di voce.
-Greta, devi parlarci perché lui... ha già bussato due volte a casa sua.
Il mio cuore sprofondò e la paura salì lungo il mio corpo facendomi venire dei brividi lungo la spina dorsale.
-Non ci credo.
Esclamai incredulo.
-Vai a parlare con Greta!
Mi incitò Lorenzo mentre fissavo il vuoto ancora spaventato.
-Devi dirle tutto, e anche subito.
Aggiunse Sofia prima che iniziassi a camminare fuori dalla porta.

Lasciai il garage e iniziai a correre verso casa di Greta, ma durante il tragitto mi scontrai proprio con lei che quando mi vide alzò gli occhi al cielo.
-Devo urgentemente parlarti.
Dissi prima di afferrarla per un braccio.
-Che cosa vuoi? Ma perché siete tutti strani ultimamente?!
Sbottò lei infastidita.
-Metti un secondo da parte i nostri litigi e vieni con me, devo parlarti Greta, è importante.
La implorai io cercando di essere più convincente possibile.
Greta mi fissò per qualche secondo ma la sua espressione rimase dura, e infatti rispose con un secco:
-No.
-Allora se non vuoi venire ti ci porterò con la forza.
Esclamai facendola voltare.
-Che intendi?
Chiese, ma prima che potesse ragionare l'avevo già presa in braccio.

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora