Non avrei mai pensato a come la mia vita potesse cambiare radicalmente in un solo giorno.
-Greta Menchi, torna subito qui!
Urlò mia "madre" prima che mi sbattessi la porta alle spalle.
Mi guardai in torno, il sole splendeva e illuminava le case della mia nuova città.Iniziai a camminare e ad esplorare quel piccolo quartiere di San Francisco, ignorando le urla dei miei genitori che cercavano di riprendermi. Li odiavo. Stavo tanto bene nella mia New York. Lì mi ero costruita una vita, avevo 19 anni, cazzo, e adesso mi trovavo costretta a venire qui.
In più avevo saltato anche l'ultimo anno di scuola, quindi avrei dovuto ripeterlo in questa nuova città, che già odiavo.
Lì avevo degli amici e un ragazzo. Mi fermai di colpo. Mi ero scordata che dovevo chiamarlo. Mi sedetti su una panchina cercando il contatto di Madalin.
Madalin, o come lo chiamavo io: Mad, era il ragazzo perfetto. Aveva due grandi occhi blu oceano. I suoi capelli erano di un castano scuro, abbastanza lunghi e ricci. Aveva sempre la battuta pronta e con lui stavo bene. Stavamo insieme da 1 anno e mezzo ed eravamo felici, fino a quando i miei fantastici genitori adottivi non hanno deciso di trasferirsi.
Trovai il suo contatto e lo chiamai.
-Ehi, sei arrivata?
Chiese con voce roca.
-Sì, e già mi manchi.
-Anche tu mi manchi, ti prometto che verrò a trovarti appena mi libero con il lavoro.
Cercai di sorridere, anche se non poteva vedermi.
-Allora non vedo l'ora di vederti.
-Ora devo andare, ricordati che ti amo.
Disse tristemente.
-Anch'io.
Attaccò e continuai a fissare lo schermo del mio cellulare.Mi ero ripromessa di non piangere, ma la mia vita stava ritornando uno schifo. Inconsciamente una lacrima mi cadde sul volto fino a bagnare il mio telefono.
-Ehi, stai piangendo?
Alzai la testa e una ragazza dai capelli biondi e ricci si era fermata a guardarmi. Mi asciugai in fretta le lacrime.
-No.
La ragazza chinò la testa e mi studiò con i suoi interrogativi occhi azzurri.
-Ok, proverò a crederti... io comunque sono Sofia.
Mi porse la mano e sorrisi.
-Greta.
Gliela strinsi e lei mi fece cenno di alzarmi, cosa che feci subito dopo.
-Sei nuova? Non ti ho mai vista in questa zona.
-Sì, mi sono appena trasferita.
-Sto andando dal mio ragazzo, se vuoi puoi venire con me, così impari un po' di strade.
Sorrisi di nuovo. Quella ragazza era davvero stata carina con me.
-Sì, grazie.
Dissi per poi seguirla.Inutile dire che mi stava già simpatica. Non smetteva un secondo di parlare e di attorcigliare il dito in una ciocca dei suoi tantissimi capelli biondi. Mi aveva risollevato il morale.
Arrivammo davanti a una casa. Semplice come il resto delle case che erano in quel quartiere. Muri bianchi, tetto bordò e un pianerottolo cosparso di vasi fioriti. Sofia si avvicinò al campanello e suonò. Non rispose nessuno ma non ne sembrò sorpresa.
-Saranno in garage.
Disse per poi tirarmi per un polso. Andammo dietro la casa.Sofia aprì una porta e ci ritrovammo in una grande stanza in completo disordine.
-Ciao amore!
Disse Sofia. La seguii con lo sguardo e raggiunse un ragazzo più alto di lei. Infatti si mise in punta di piedi per lasciargli un bacio sulle labbra.
Il fidanzato di Sofia, aveva una massa di capelli rossi e degli occhi marrone scuro. Quando mise un braccio in torno alle spalle della bionda notai che aveva due triangoli tatuati su entrambe le mani. A loro si avvicinò un altro ragazzo, poco più basso del primo. Anche lui aveva una massa di capelli spettinati ma marroni. Due piercing, uno al naso e uno al labbro. E gli occhi marroni chiaro tendenti al verde.
-Lei è Greta.
Disse Sofia indicandomi. Entrambi alzarono la testa verso di me.
-Sono Lorenzo.
Disse il rosso.
-Io Matteo.
Mi sorrise il moro.
Sofia mollò Lorenzo e si avvicinò di nuovo a me.
-Visto? Vi ho portato una nuova spettatrice.
Disse sorridendo allegramente.
-Spettatrice?
Chiesi confusa.
-Già, abbiamo una band.
Mi rispose Lorenzo passandosi una mano tra i capelli. Solo dopo, quando allungai lo sguardo, notai gli strumenti in fondo alla stanza.
-Anzi, non dovreste cominciare a provare?
Chiese Sofia aggrottando la fronte.
-Non ti sei accorta che manca Antony? Fa sempre ritardo.
Rispose Matteo sbuffano. In quel momento la porta sbatté violentemente contro il muro ed entrò un ragazzo. Si tolse il cappuccio nero della felpa e mostrò il suo ciuffo castano. Riuscii ad intravedere gli occhi, anche quelli castani. Alle dita aveva degli anelli che non mi interessava identificare. Continuai a fissarlo, aveva dei jeans strappati alle ginocchia e delle Vans nere. Finalmente alzò la testa e mi guardò, ebbi la conferma del colore dei suoi occhi.
-Che cazzo hai da guardare tanto?
Sputò lui tutto d'un tratto.
Chi si credeva di essere? Di certo non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da quel maleducato.
-Wow, ti chiamano mister simpatia.
Lo sfidai io. Mi faceva tutto, tranne che paura. Lui mi squadrò da capo a piedi assumendo un'espressione ancora più incazzata.
-Puoi essere gentile per una buona volta!
Mi difese Sofia.
-No, non so nemmeno perché sono qui!
Rispose il ragazzo irritato e buttando lo zaino che aveva a terra.
Sinceramente, nemmeno io sapevo perché ero lì.
-Perché hai preso un impegno, Antony, e devi rispettarlo!
Antony, o come lo aveva chiamato lui, alzò lo sguardo verso Lorenzo.
-Anche tu lo hai preso, ti avevo detto che dovevi cercare un cantante e ancora non lo hai fatto!
-Dammi tempo!
Rispose il rosso esasperato.
-È una settimana che mi dici così, non ha senso continuare questo progetto senza una voce!
Stavano litigano e mi sentivo sempre più fuori luogo.
-Io saprei cantare...
Mi azzardai a dire facendo girare tutti. A Sofia si illuminarono gli occhi.
-Davvero? E perché non lo hai detto subito?
Mi diede in fretta un testo di una canzone che già conoscevo mentre gli altri prendevano i loro strumenti. Antony esitò ma poi si sedette alla batteria guardandomi storto.
-Scusate ma chi è questa? A me già sta sul cazzo.
Sussurrò lui ai ragazzi, ma riuscii comunque a sentirlo.
-Tranquillo, la cosa è reciproca.
Dissi mentre montavo il microfono.
Sofia mi guardò trattenendo una risata. I ragazzi mi guardarono increduli, ma anche loro sorridendo. Come se fossi l'unica ragazza che si faceva rispettare da un coglione del genere.Iniziammo a provare, mi sentivo lo sguardo di Antony bruciare addosso, ma decisi di continuare a cantare. Finalmente finimmo e Sofia ci applaudì. Lorenzo si avvicinò a me sorridendo.
-Allora, sei dei nostri?
Chiese mentre Matteo si avvicinava a lui e mi supplicava con lo sguardo. Alzai le spalle.
-D'accordo.
Con la coda dell'occhio vidi Antony alzare gli occhi al cielo.
-Bene, vado a prendere qualcosa da mangiare!
Disse Lorenzo prima di salire le scale, seguito poi da Sofia. Matteo uscì per rispondere al cellulare.
Io mi sedetti su una sedia controllando il telefono.
"Hai staccato dal lavoro?"
Chiesi a Madalin per messaggio sperando che mi rispondesse. Alzai la testa e incontrai di nuovo quegli infiammati occhi marroni.
-Che bella accoglienza che mi hai fatto, mister simpatia.
Antony studiò le sue bacchette come se fossero la cosa più interessante della terra.
-Antony.
Disse tutto d'un tratto.
-Cosa?
Chiesi confusa.
-Mi chiamo Antony.
-Lo so che ti chiami...
-E allora chiamami Antony, non mister simpatia!
Mi interruppe bruscamente lui. Lo fissai contorcendo la mascella.
-Beh, non ti importerà niente, ma io sono Greta.
Antony si alzò sbattendo le bacchette sul palmo della sua mano a ritmo. Mi rivolse un ultimo sguardo e un curva si formò sul suo volto. Cos'era? Un sorriso? Poi uscì senza salutare nessuno. Quel ragazzo oltre ad essere stronzo era anche strano.ANTONY POVS
Le raccattava tutte Sofia le stronze. Chi si credeva di essere per rispondermi così? Sarà stata anche una bella ragazza.
Sì, quello sì, aveva dei lunghi capelli neri che le ricadevano sulle spalle. Dei penetranti occhi marroni e un fisico da urlo. Doveva aggiustare il suo carattere di merda però, o con me sarebbe finita male.Tornai a casa e mi sdraiai sul letto guardando il soffitto.
Greta.
Non me ne doveva importare niente, eppure il suo nome mi era entrato in testa e non riuscivo a togliermelo.
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Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di Francesco
FanfictionGreta Menchi e Antony Di Francesco. "Quei due potranno odiarsi, evitarsi, dichiararsi guerra, far finta di girarsi dall'altra parte per mostrare indifferenza, ma quando i loro sguardi si incroceranno, anche per caso, con quegli occhi si sfioreranno...