Lo vidi sparire in mezzo alla folla, cercai di inseguirlo ma lo avevo perso ormai di vista, così mi affrettai a rientrare in casa.
Presi l'autobus guardandomi in torno e anche fuori dal finestrino, ma di Antony non c'era traccia.
Tornai a casa e quando aprii la porta, il buio mi investì non mostrando nessuno all'interno per via del silenzio.
-Antony?
Chiamai, ma nessuna risposta.
Mi chiusi la porta alle spalle e accesi la luce, ma Antony non era nemmeno lì. Mi sedetti sul divano distrutta e decisi di aspettarlo, mi sdraiai e fissai la porta nella speranza che si aprisse in fretta, così avrei potuto dargli delle spiegazioni.
Ero stata proprio una stupida, aveva ragione ad avercela con me, chissà se mi avrebbe perdonato.
Con tutti quei pensieri non mi resi conto che i miei occhi si erano chiusi e che ero ormai nel mondo dei sogni.Il giorno dopo mi risvegliai sul mio divano con l'unica differenza che qualcuno aveva adagiato una coperta sopra di me. Mi alzai in fretta convinta che Antony fosse tornato.
Lo trovai in cucina che faceva tranquillamente colazione con una tazza di cereali.
-Dove sei stato tutta la notte?
Antony penetrò i suoi occhi dentro i miei e il suo sguardo mi fece quasi paura.
-Non sono affari tuoi.
Sputò acido alzandosi dalla sedia.
-Ti prego fammi parlare Antony, non era mia intenzione tutto quello successo ieri sera, davvero.
Antony rise amaramente e si avvicinò all'attaccapanni.
-Certo, non era tua intenzione.
-Per favore fammi spiegare io...
Lui prese la giacca e si voltò di colpo verso di me.
-Cosa?! Sai come mi sono sentito? Umiliato, preso in giro, usato!
Mi urlò contro arrabbiato.
-Antony io...
-Non riesco a credere che tu lo abbia fatto, anzi, non riesco a capire perché tu lo abbia fatto.
Lui si mise la giacca e si avvicinò alla porta mentre provavo a parlare.
-Ti prego Greta, lasciami solo.
E detto questo uscì di casa sbattendomi la porta in faccia.
Portai le braccia al petto e tirai su col naso mentre i miei occhi si facevano lucidi.
-Mi dispiace.
Mormorai con voce rotta consapevole che lui non potesse sentirmi.Uscii di casa anch'io e andai al bar, non mi importava il fatto che lì ci lavorasse Madalin, io amavo quel posto.
Mi sedetti a peso morto sulla sedia con un piccolo tavolinetto in vetro davanti a me.
-Che le porto signorina?
Mi chiese un cameriere mentre fissavo tristemente il vuoto davanti a me.
-Un succo all'arancia, grazie.
Il cameriere annuì e si recò al bancone mentre continuavo a fissare il nulla.
Qualcuno mi distrasse dai miei pensieri poggiando ciò che avevo ordinato sul tavolo.
-Offre la casa.
Disse una voce che riconobbi all'istante, Madalin.
Non dissi nulla e lui si sedette di fronte a me, non lo guardai ma iniziai a fissare il liquido arancione dentro il bicchiere come se fosse la cosa più interessante del mondo.
-Mi dispiace per ieri, davvero.
Esclamò dispiaciuto mentre continuavo a non guardarlo in faccia.
-Sono stato uno stupido a credere che tu ti fossi ingelosita, scusa se ti ho fatto litigare con lui.
Alzai gli occhi ed ebbi il coraggio di guardarlo.
-È solo colpa mia.
Replicai portandomi le mani davanti alla faccia.
-Mi dispiace comunque.
Scossi la testa e mi tirai indietro con la schiena poggiandomi allo schienale della sedia.
-Lascia stare.
-Che hai intenzione di fare?
Sorrisi amaramente per trattenere delle lacrime.
-Non ne ho idea, lui non vuole parlarmi.
-Vai a cercarlo invece di stare qui a piangerti addosso.
Lo guardai con sguardo severo.
-E perché dovrei?!
Alzai di più il tono della voce ma lui non si scompose.
-Perché ti ama, Greta, non può avercela con te per sempre, lo so che ti ama davvero, e non sai quanto è difficile per me ammetterlo, sai perché? Perché ti amo anch'io.
Lo fissai intensamente allargando pian piano la bocca incredula.
-Greta lo sai che ti amerò per sempre, tu sei stata il mio primo amore, sei stata la mia prima volta e queste cose non le dimenticherò mai. Però voglio solo che tu sia felice, voglio solo vederti sorridere, e l'unica cosa che so è che io non sono in grado di riuscirci. Lo so che ormai c'è Antony e che io non potrò mai essere come lui, che non ha mai fallito nel farti sorridere. Te lo ripeto: voglio solo che tu sia felice, quindi vai da lui, corri prima che faccia qualche gesto impulsivo e lasci Londra o altre cazzate, vai Greta.
E detto questo si alzò tornando al suo lavoro e lasciandomi lì nella stessa posizione di prima.
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Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di Francesco
FanfictionGreta Menchi e Antony Di Francesco. "Quei due potranno odiarsi, evitarsi, dichiararsi guerra, far finta di girarsi dall'altra parte per mostrare indifferenza, ma quando i loro sguardi si incroceranno, anche per caso, con quegli occhi si sfioreranno...