Capitolo 31

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-Ha un attacco di panico!
Intervenì Connor prendendo la ragazza per le spalle.
-C'è un infermeria qui?
Chiese mentre lo guardavo spaventata.
-Sì, vieni.

Presi Serena sotto braccio e corremmo dentro la scuola, mi scontrai con Sofia mentre raggiungevano l'infermeria, le dissi di seguirmi e quello fece subito dopo.
Portammo Serena dentro la stanza ma ci fecero uscire, mi tranquillizzai sapendo che era in buone mani. Ci sedemmo tutti e tre e ripresi fiato, stavo per prenderlo io un attacco di panico. Mi voltai verso Connor e sorrisi.
-Grazie Conn.
Lo ringraziai e lui ricambiò il sorriso.
-Di niente.
Sofia, che era seduta sulla sedia davanti alle nostre, scambiò lo sguardo da me a lui e viceversa.
-Devo chiamare Antony!
Esclamò prima di alzarsi e estrarre il telefono dalla tasca.
La mano di Connor sfiorò la mia e questo mi fece incontrare di nuovo quegli occhi azzurri.
-Ora devo andare, ero passato qui per prendere mio fratello e sicuramente sarà già salito in macchina con mio zio, ci vediamo.
Mi sorrise un'ultima volta prima di alzarsi.
-Ok, grazie ancora.

Nel frattempo Sofia aveva terminato la chiamata con Antony.
-Sta arrivando.
Mi informò sedendosi accanto a me per poi guardarmi maliziosamente.
-Che c'è?
Chiesi sentendomi a disagio. Lei inarcò un sopracciglio.
-Chi era quello?
Chiese avvicinandosi di più a me.
-Un ragazzo che ho conosciuto ieri.
Sofia appoggiò il mento su una mano e sorrise.
-È carino eh?
Affermò maliziosa.
-Beh... io non ci ho fatto caso.
Risposi imbarazzata.
-Certo, e io ci credo.
Mi prese in giro mantenendo quel tono furbo.
La nostra conversazione venne interrotta da un rumore proveniente dal fondo del corridoio scolastico, che ci fece voltare entrambe. Era Antony e stava correndo verso di noi, quando ci raggiunse si piegò in due e riprese fiato.
-Dov'è?
Chiese con affanno.
-Sta tranquillo l'hanno portata lì dentro, ora sta bene.
Lo rassicurò Sofia mentre io mi limitai a guardare da un'altra parte. Antony si passò una mano sulla faccia sudata e si sedette a peso morto sulla sedia.
-Speriamo che mi facciano entrare presto.
Affermò mentre prendeva il telefono.
Era carino quando era preoccupato. Scacciai quel pensiero e distolsi lo sguardo da lui.
-Allora, stavamo parlando di quel ragazzo, come si chiama?
Mi domandò la bionda. Vidi Antony alzare lo sguardo dal suo cellulare e contorcere la mascella. Guardai di nuovo Sofia.
-Connor.
Risposi semplicemente prima che un infermiera uscisse dalla stanza dove avevamo portato Serena.
-Potete entrare.
Ci informò la donna. Antony si alzò di colpo.
-Per favore, voi entrate dopo, devo parlare da solo con mia sorella.
Feci per alzarmi ma a quelle parole mi bloccai.
-Ok.
Risposi prima di risedermi.

ANTONY POVS

-Ser, come stai?
Fu la prima cosa che dissi entrando nella piccola stanza bianca, illuminata solo dalla luce del sole proveniente dalle grandi finestre, forse le più grandi della scuola.
La ragazza bionda era seduta sul bordo del letto e si stava truccando, come se il suo aspetto in quel momento fosse la cosa più importante della terra.
-Adesso meglio.
Rispose richiudendo lo specchietto.
-Che ti è successo? Non ti sono mai venuti attacchi di panico.
Serena alzò i suoi occhi scuri verso di me.
-Lo so, infatti ne stavo parlando con la dottoressa e mi ha detto che di solito gli attacchi di panico sono causati da ricordi passati.
Mi avvicinai a lei e mi sedetti su una sedia.
-E... che ti è successo?
Serena si strinse nelle spalle.
-Ho visto una macchina, era una Porche grigia come quella di David.
Sentire quel nome di nuovo mi fece venire dei brividi lungo la schiena.
-Serena ma che dici? Lui non può essere tornato, ok? Devi stare tranquilla, sarà solo una coincidenza.
La tranquillizzai io poggiandole delicatamente una mano sulla spalla. Lei annuì.
-Sì, lo so.
Rispose per poi aggiungere:
-Comunque è stata Greta a portarmi qui, quindi ringraziala, anche se avete litigato.
Allargai la bocca ma ne uscì solo uno sbuffo.
Bussarono alla porta e riuscii a vedere i capelli di Sofia e poi la sua testa.
-Possiamo entrare?
Chiese esitando.
-Sì.
Risposi alzandomi dalla sedia e avvicinandomi alla finestra.

Le ragazze iniziarono a fare delle domande a mia sorella e se fossi stato in lei sinceramente avrei tappato la bocca a Sofia.
-Greta ringrazia anche quel tuo amico, è stato davvero gentile.
Commentò Serena.
Perfetto e adesso chi era questo? Bah.
Vidi Greta allontanarsi per rispondere al telefono, quando riattaccò mi avvicinai a lei. Feci per metterle una mano sulla spalla ma ci ripensai. Mi limitai a dire un semplice:
-Ehi.
Lei si voltò
-Ehi.
Rispose provando a sorridere.
-Ti ringrazio per averla portata qui, se le fosse successo qualcosa non so che cosa avrei fatto.
Lei si strinse nelle spalle mettendo le mani nelle tasche del suo leggero maglione.
-Lo avrebbe fatto chiunque.
Rispose timidamente.
-Sì ma io ti sto ringraziando, ok?
Greta alzò la testa verso di me e si accigliò.
-Ok. Non c'è bisogno che ti scaldi.
Rispose secca. Sbuffai tirando la testa all'indietro.
-Non mi sto scaldando.
Greta stava per aggiungere qualcosa ma alla fine chiuse di nuovo la bocca.
-Devo andare.
Avvertì prima di incamminarsi verso la porta, mi lanciò un ultimo sguardo e uscì.
Strinsi i pugni e tirai un lungo sospiro.
-Stai bene?
Chiese Serena. Scossi la testa e mi voltai da un'altra parte.
-Sto bene.
Mentii.

Il giorno dopo andai a scuola, fortunatamente era sabato, non vedevo l'ora che arrivasse lunedì per andare in campeggio con i ragazzi e svagarmi un po', e sapevo anche a chi chiedere per farmi un po' di "compagnia".
-Non ci penso neanche.
Rispose asciutta Francesca mentre le correvo dietro per i corridoi della scuola.
-Perché no? È solo un giorno, non salterai scuola, e poi ci sarà da divertirsi!
Lei si fermò e mi guardò con un'espressione schifata.
-Ma sei impazzito? Dormire nel bosco? Con tutti quegli insetti e quella terra? E poi chi ci sarà? Solo i tuoi amichetti e nessun altro? Se non ci va nessuno che ci vado a fare io?
Alzai gli occhi al cielo irritato.
-Ti prego, so che non è una cosa popolare ma... voglio che tu venga.
Francesca sospirò e si aggiustò i ricci castani.
-D'accordo.
La mia espressione si illuminò di goia.
-Davvero?
Lei annuì per poi roteare gli occhi.
-Fantastico, non vedo l'ora di dirlo ai ragazzi!
La salutai e dopo scuola mi diressi in garage.

-Allora che ci devi dire?
Domandò Lorenzo dopo che lo avevo fatto stare in ansia per tutta la durata delle lezioni fino a adesso.
-Mi promettete che non vi incazzate?
Chiesi con preoccupazione. I ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso.
-Ok, dai.
Mi incitò Matteo incrociando le braccia al petto.
-Ho invitato Francesca al campeggio.
I ragazzi spalancarono la bocca ma prima che potessero obbiettare entrarono Sofia e Greta.
-Chi ti ha dato il permesso scusa?
Urlò la bionda facendomi alzare gli occhi al cielo.
-Io.
Risposi voltandomi verso di loro.

Le prove passarono e stavolta Greta riuscì a cantare. Come al solito aiutai i ragazzi a mettere a posto gli strumenti.
-Lo so che l'hai invitata solo per far ingelosire Greta.
Esclamò Sofia accertandosi che quest'ultima avesse lasciato il garage. Alzai la testa e incontrai i suoi occhi celesti che in quel momento erano pieni di rabbia nei miei confronti.
-Non è vero, volevo cambiare e volevo invitare nuova gente.
Mi difesi io drizzandomi con la schiena mentre attorcigliavo un cavo per la batteria.
-Bene, allora ho un idea fantastica da dare a Greta, lei inviterà il suo nuovo amico.
Serrai la mascella e roteai gli occhi.
-Facesse quello che vuole.
Affermai facendo spallucce.
-Bene.
Rispose lei per poi afferrare Lorenzo per un braccio.
-Andiamo.
Gli intimò prima che uscissero dal garage.

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora