Capitolo 18

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Dovevo sbrigarmi, o tutto sarebbe finito e lo avrei perso per sempre.

Io e Mad ci incontrammo in un parco e lui era abbastanza preoccupato da tutto questo.
-Allora che succede?
Chiese accarezzandomi il braccio. Mi sedetti mentre preparavo il discorso, non sapevo come iniziare.
-Mad... stavo ripensando al motivo per cui abbiamo litigato ieri.
Madalin si sedette accanto a me accigliato.
-Ti ho già detto che...
-Fammi parlare.
Lo interruppi io nel modo più gentile possibile. Lui annuì deglutendo.
-Sai, ieri mi sono messa riguardare dei video, ed eravamo così innamorati. Credo che da quando mi sono trasferita qui qualcosa sia cambiato.
Mad si tirò su con la schiena incrociando le mani.
-Ah, quindi non lo penso solo io.
Commentò lui.
-Mad... io non so come dirtelo, ma credo che se il nostro era amore, allora io non sarei così confusa.
L'espressione di Madalin iniziò a cambiare e ad essere più dura.
-Ma che stai dicendo?
-Io credo che di essermi affezionata a te perché mi hai aiutato quando stavo male per i miei genitori, abbiamo fatto male a metterci insieme.
Mad si alzò guardandomi con ribrezzo.
-Greta, dopo quasi 2 anni che stiamo insieme, tu vieni qui a dirmi che è stato uno sbaglio?!
Mi alzai anch'io cercando di calmarlo e di trovare la sua comprensione.
-Ascolta, tu rimarrai sempre una persona importante per me, possiamo rimanere amici.
Mad si lasciò sfuggire una risata isterica.
-Ma vaffanculo!
Sputò lui continuando a fissarmi torvo.
-E poi, questo non è l'unico motivo per cui mi stai lasciando, non è vero?
Chiese facendomi abbassare la testa.
-Pensi che io non me ne sia accorto?
-Accorto di cosa?
Domandai io guardandolo dritto negli occhi.
-Di come lo guardi.
A quella affermazione il mio cuore saltò un battito.
-I vostri occhi parlano, dicono che cosa è successo tra voi.
Affermò di nuovo lui con sicurezza.
-Mi dispiace, Mad.
Era l'unica cosa che riuscii a dire.
-Mi stai lasciando per uno che ti ha sempre trattata di merda.
Disse lui stringendo i pugni e beccandosi una mia occhiataccia.
-Credevo che tu mi avresti capito.
Lui scosse la testa e se ne andò.

Rimasi per un secondo lì ferma, a guardarlo mentre se ne andava. Era la cosa migliore anche per lui, non potevamo stare insieme.
Antony, doveva partire, cazzo!
Corsi all'aeroporto più in fretta che potevo ma una voce mi fermò.
-Greta!
Mi voltai verso chi aveva urlato il mio nome trovando Sofia con i ragazzi.
-Lui dov'è?!
Quasi urlai.
I ragazzi si scambiarono degli sguardi tristi. Lorenzo indicò la finestra dove si poteva intravedere la pista di decollo.
-Lo abbiamo appena salutato, quello è il suo aereo.
Mi voltai mentre il suo aereo era ormai in volo.
Il mondo mi crollò sopra, era partito. Sentii una mano calda toccarmi la spalla.
-Mi dispiace, Greta.
Disse Sofia. Trovai un posto a sedere e disperata buttai la testa tra le mani.
-Non è possibile
Scoppiai in lacrime mentre Sofia mi abbracciava. Ma infondo me lo meritavo. Sì, stavo cominciando a convincermi che me lo meritavo.

ANTONY POVS

Una settimana. Era passata una settimana da quando mi ero trasferito in Brasile. Mi stavo sforzando al massimo con gli allenamenti di calcio, lì erano molto più duri e intensi.

Ero nello spogliatoio e per ammazzare il tempo io e un mio amico decidemmo di giocare a spacca nocche con una moneta. Era un gioco stupido, in pratica uno doveva stare con la mano chiusa in un pugno appoggiato a qualsiasi cosa in piano, in questo caso un tavolo. Mentre l'altro doveva dare una schicchera alla moneta verso le nocche del primo, al primo che sanguinavano tutte e quattro, perdeva.
Toccava a me subire, preparai il pugno tirando su la manica per evitare che il sangue la sporcasse.
Il mio telefono squillò e quando lessi il nome lo lasciai perdere. Greta.
-Non rispondi?
Mi chiese il mio compagno Marco, mentre mirava bene al bersaglio.
-No.
Risposi freddo.
-Non le rispondi mai, sarà la terza volta che ti chiama.
-La terza volta solo in questo giorno.
Commentai tenendo saldo il pugno.
-Che ti ha fatto?
Chiese lui ormai pronto a colpire.
Volevo evitare l'argomento, questa settimana era stata vuota senza lei, non volevo parlarne.
-Tira questa cazzo di moneta!
-Scusa, preferisci spaccarti le nocche invece di rispondere a lei?
Chiese Marco preoccupato, non so per quale motivo.
-Fa meno male, fidati.
Marco mi accontentò riuscendo a colpire il bersaglio, il dolore mi attraversò mentre la mia prima nocca scoppiava nel sangue, ma davvero, faceva meno male che pensare a lei.
-Sai che non è venuta nemmeno a salutarmi? Lei stava con il suo ragazzo.
Affermai mentre prendevo la moneta sporca di sangue, sia mio che di Marco. Lo avevo già colpito due volte. La posizionai mentre il ragazzo mi guardava con pietà.
-Antony non mi sembra giusto quello che stai facendo, va bene non rispondere a lei, ma perché nemmeno agli altri tuoi amici?
Scossi la testa e colpii la moneta facendo esplodere la mano di Marco nel sangue.
-Perché se ci parlo loro mi informeranno su Greta.
Marco annuì rumorosamente.
-Ok, che ne dici se ci prendiamo una pausa?
Chiese mentre prendeva il suo cellulare con la mano sana mentre scuoteva e soffiava su quella insanguinata.
-Va bene, tanto sto vincendo io.
Risposi io sedendomi.

-Lei è bionda?
Se ne uscì lui facendomi assumere un'espressione confusa.
-Lei chi? Di chi stai parlando?
-Di Greta, sono andato a cercarla su Facebook e ti ho chiesto se è bionda.
Rispose lui continuando a fissare il telefono. Mi alzai avvicinandomi al ragazzo.
-No lei era mora... Dio, che ha fatto?
Presi il suo telefono iniziando a scorrere le sue nuove foto.
È pazza.
Pensai mentre un sorriso mi spuntava inconsciamente sulle labbra. Scossi la testa riconsegnandogli il telefono.
-Non dovevi farmela vedere.
-Mi dispiace, però che ti sei perso, tornerei in America solo per farmela.
Lo fulminai con lo sguardo.
-Oltre le nocche ti spacco pure la faccia se non la smetti.
Lo minacciai facendolo ridere.
-Ok, scusa.

Posizionai di nuovo la moneta ma la mia testa adesso era altrove. Pensavo a lei, era impossibile negarlo, mi mancava da morire.

GRETA POVS

Una settimana. Una settimana che quello stronzo se ne era andato ed era completamente morto per i messaggi e le chiamate. Stavo male, stavo malissimo e lui non lo capiva. Perché non rispondeva?

Mi arrivò un messaggio da Sofia dicendomi che dovevo andare al garage. Ci andavo quasi sempre ma senza fare più prove ormai.
Quando entrai mi scontrai con un ragazzo mai visto prima. Aveva una massa di capelli lunghi e castani che gli arrivavano alle spalle. I suoi occhi erano di un celeste, quasi verde. Aveva una maglietta nera semplice e degli skinny bianchi strappati alle ginocchia. Mi fermai a fissarlo confusa fino a quando Sofia non lo presentò.
-Greta, lui è Enzo.
-Piacere.
Mi sorrise il ragazzo porgendomi la mano.
-Ciao.
Dissi io stringendogliela.
-Voglio continuare il progetto della band, lui starà alla batteria.
Mi informò Lorenzo raggiungendoci.
Solo dopo notai che Enzo aveva in mano le bacchette di Antony.
-Voi avete deciso questo senza di me?
Domandai irritata.
-Avresti detto di no.
Rispose Lorenzo come se fosse una cosa normale. Iniziai a infastidirmi.
-Non posso credere che lo avete rimpiazzato!
Sbottai io.
-Greta devi accettarlo, non potevamo continuare a non fare niente, smettila di vivere nel passato e accettalo!
Si intromise Matteo.
-Beh vaffanculo allora, trovatevi un'altra cantante!
Sputai io prima di uscire sbattendo la porta.

Corsi via e il cuore mi portò al promontorio, non dovevo pensare ad Antony e ovviamente andavo lì.
Restai in piedi e chiusi gli occhi ascoltando il rumore del mare e ricordando quando lui mi aveva portato lì.

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora