Capitolo 28

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Tirai su col naso e mi avviai a passo veloce, quasi correndo, verso casa di Antony. Avevo un peso sul cuore che si stava facendo largo lungo il mio corpo facendolo tremare.

Bussai ripetutamente a quella porta e mi aprì Lorenzo.
-Ehi sei tu, ma che hai?
Chiese il rosso avvicinandosi a me preoccupato e con gli occhi sbarrati.
Mi feci largo ed entrai, alzai la testa e mi trovai davanti la sua figura, i suoi occhi color nocciola si mischiarono con i miei, che in quel momento erano neri di rabbia e disperazione.
-Sono appena stata da Enzo.
Affermai chiudendo le mani in un pugno. Vidi Antony allargare la bocca e irrigidirsi.
-Greta, io...
Lasciò la frase in sospeso e si avvicinò di più a me provando ad afferrarmi per un braccio, ma lo scansai in fretta.
-Ok credo che io debba andare.
Disse Lorenzo sentendosi a disagio e raggiungendo il piano di sopra.
-È vero quello che ha detto?
Chiesi con voce tremante. Antony cercò di parlare ma non uscì niente e questo provocò la mia rabbia ancora di più.
-È vero che mi hai usata solo per fare sesso?!
Alzai il tono di voce iniziando a tirargli dei pugni sul petto. Iniziai a vedere sfocato davanti a me e i miei occhi bruciarono pronti a lacrimare.
-Ti prego fammi spiegare, è tutto un malinteso, la cosa è complicata e non so come spiegarla.
Azzardò a dire e quello provocò le mie lacrime, non riuscii più a trattenerle. Gli tirai uno schiaffo in piena faccia.
-Tu mi hai detto che mi amavi, sei solo uno stronzo!
-Cazzo Greta, fammi spiegare, non è così che è andata!
Mi urlò contro provando a prendermi per un braccio, ma io raggiunsi la camera di Serena e mi chiusi dentro per poi buttarmi letteralmente ai piedi della porta chiusa e scoppiare a piangere portandomi una mano davanti alla bocca.
Lì dentro c'erano già le ragazze, ma prima che potessero avvicinarsi e chiedere cosa fosse successo bussarono alla porta.
-Greta aprimi.
Disse Antony facendo aumentare i miei singhiozzi.
-Vattene, non voglio vederti.
Sofia si avvicinò a me sedendosi.
-Che succede?
Chiese preoccupata.
-Greta ti prego fammi spiegare.
Mi implorò Antony dall'altra lato della porta.
-Antony non c'è niente da spiegare, va via!
Lo sentii strusciare la mano sulla porta e andarsene piano.
-Che è successo?
Chiese anche Serena.
-Vi racconto domani.
Dissi alzandomi e cercando tutta la mia forza di volontà per non scoppiare a piangere un'altra volta davanti a loro.

Presi la mia roba e scappai da quella casa tornando a rifugiarmi nella mia. Arrivai sul pianerottolo e infilai la chiave nella serratura per poi raggiungere la soglia, era tutto buio perché i miei genitori erano partiti per un viaggio di lavoro. Chiusi la porta e decisi di rimanere al buio e lasciare solo la luce fioca di una lampada da lettura che usava mia madre.
Mi sedetti sul divano prendendo una coperta, ma prima di metterla sopra mi portai le ginocchia al petto. Ero proprio una stupida, ci ero cascata come un'idiota. Non dovevo fidarmi così tanto di lui e credere che fosse cambiato, che io lo avessi cambiato.
Ma soprattutto non dovevo innamorarmi di lui per poi farci l'amore. In questo momento starei meno male e non starei sprecando tutte quelle lacrime, il silenzio di quella casa buia e vuota era spezzato solo da i miei singhiozzi.
Bussarono alla porta e questo mi fece fermare di colpo, chi era a quest'ora? Mi passai una mano sulla faccia per togliere le ultime lacrime e mi alzai. Avvicinai l'occhio allo spioncino e riuscii a vedere un uomo, avrà avuto circa una trentina d'anni. Aveva i capelli rasati ed era vestito in giacca e cravatta, decisi di non aprire, magari cercava i miei genitori.
Tornai sul divano mettendomi la coperta sopra e, convinta di avere la testa libera da i pensieri su Antony, chiusi gli occhi. Ma ovviamente non riuscii a dormire.

Il giorno dopo mi svegliai consapevole di aver dormito solo un'ora. Mi alzai e iniziai a prepararmi un caffè, bussarono alla porta e andai lentamente ad aprire. Sofia mi abbracciò appena mi vide e questo mi fece svegliare del tutto. Non ebbi la forza nemmeno di ricambiare.
-Che è successo? Come stai? Dimmi tutto.
Disse lei appena si staccò da me e mettendomi le mani sulle spalle. Tirai un lungo sospiro e Sofia assunse un'espressione dispiaciuta.
Raggiunsi la cucina seguita da lei e spensi il gas.
-Vuoi fare colazione?
Chiesi con un filo di voce.
-No grazie l'ho già fatta, adesso dimmi.
Mi sedetti fissando il fumo del caffè che poi si dissolveva nell'aria.
-Mi sono fidata di Antony e forse troppo.
-Cioè?
Mi strinsi nelle spalle.
-Beh, senza entrare nei dettagli, lui mi ha usata, Sofia, mi ha usata come ha fatto con tutte, solo per andare a letto.
Sofia si accigliò.
-Ma aspetta... quindi tu e lui...
-Ti ho detto senza entrare nei dettagli! Sofia alzò le mani in segno di resa.
-Ma scusa, lui ha detto che doveva parlarti e spiegarti cosa fosse successo realmente.
-E cosa? Non ha niente da spiegarmi, non voleva che io parlassi con Enzo perché lui lo aveva sentito discutere di questo con i ragazzi.
Sofia tirò indietro la testa.
-Aspetta, quindi mi stai dicendo che Lorenzo lo sapeva?
Annuii esitando, non mi andava di creare scompiglio tra i due.
-Adesso lo picchio.
Ma ormai era troppo tardi.
-Lascialo stare, lui non c'entra niente.
Lo difesi io portandomi la tazza alla bocca.
-È tutta colpa mia, Sofi, io non dovevo...
-Ma smettila Greta!
Mi interruppe lei.
-Tu lo ami è normale che sia successo, poi che lui ti abbia usata è un'altra storia.
Mi portai le mani davanti alla faccia.
-Non dovevo innamorarmi di lui, quello stronzo.
-Non dipende da te, e poi credo che anche lui ti ami.
Azzardò a dire beccandosi una mia occhiataccia.
-No, lui ha solo mentito, è un bastardo.
Sofia giocherellò con la tovaglia.
-Sai penso che questa storia sia davvero strana, comunque tu... come stai?
-Una merda... ho pianto tutto la notte Sofia, non riesco a credere che tutto quello che mi ha detto non lo pensava veramente, ha solo finto!
Risposi io alzandomi e raggiungendo la finestra. Guardai di fuori dove stava piovendo, che bella giornata di merda.
Sentii Sofia alzarsi.
-Ascolta, se non te la senti oggi puoi saltare le prove.
Disse la bionda avvicinandosi a me. I miei occhi erano incantati a guardare le gocce di pioggia cadere sull'asfalto, non le risposi, ero incantata davanti a quello spettacolo che avevo visto non si sa quante volte, ma la pioggia mi trasmetteva tristezza e io lo ero, perciò...
-Allora?
Sofia interruppe i miei pensieri parlando più forte.
-Non urlare, mi gira la testa.
Inventai la prima scusa, non sopportavo quando faceva così. Non sopportavo quando mi perdevo nel mio mondo e staccavo per un secondo la spina e la gente mi parlava facendomi innervosire.
-Scusa ma...
Il suono del mio telefono la interruppe. Mi avvicinai ad esso notando il nome di Antony e sbuffando. Decisi di rispondere.
-Greta, è la quinta chiamata che ti faccio!
-Mh.
Mugugnai semplicemente.
-Ti prego, ascoltami.
-No, vaffanculo, mi fai solo schifo Antony!
-Ma dai Greta...
Allontanai il telefono dall'orecchio e premetti quel tasto rosso che diede fine alla sua voce e anche alla nostra storia, se si poteva chiamare così.
-No, credo che non verrò alle prove e credo che non verrò per un po' nemmeno a scuola. E so che stai pensando che io stia esagerando, ma cazzo, credo di amarlo... mi sono innamorata di uno stronzo.
Sofia mi accarezzò la schiena e cercò di rassicurarmi nel modo più gentile possibile.
-No tranquilla, non ti sto giudicando, è normale, comunque se ti serve qualcosa io sono sempre qui.
Mi voltai verso di lei e sorrisi per poi abbracciarla.
-Grazie, ti voglio bene.
-Anch'io, ora vado che è tardi, ci sentiamo.
Afferrò la sua borsa e uscì di fuori con la sua solita fretta.

Presi il telefono togliendo le notifiche di tutte le chiamate di Antony. Tirai un lungo sospiro, era la cosa giusta da fare? Saltare la scuola per non incontrarlo?
Il mio flusso di pensieri venne interrotto dalla porta, qualcuno suonò. All'inizio pensai che fosse Sofia ma quando vidi nello spioncino, notai che era l'uomo di ieri. Non capivo che volesse, ma questa cosa mi spaventava al quanto.

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora