Capitolo 16

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-Si può sapere che cazzo è successo?
Chiese Lorenzo mentre mi raggiungeva abbastanza infastidito da tutto questo.
-Greta stamattina si è sentita male, e anche adesso, quindi è scappata.
Mentii io per evitare una sua sgridata, se la sarebbe presa davvero tanto altrimenti.
Lorenzo mi studiò incrociando le braccia, mi sentii in soggezione ma poi alzò le spalle.
-Ah, beh d'accordo, ci saranno altre occasioni.
Rispose dispiaciuto.
-Mi dispiace.
Mi scusai io per tutti e due.

Tornammo in hotel e Greta era già in camera. Come facevo ad essere arrabbiato con lei? Era lì, seduta a gambe incrociate sul letto e aveva il telefono spento in mano. I suoi grandi occhi marroni erano persi nel vuoto, come al solito, ma quando guardavano i miei erano capaci di trasmettere emozioni intense. Si era struccata ed era così bella, di una bellezza così naturale. Non avrei mai pensato di dirle davvero 'ti amo', sarà stata l'emozione, dovevo togliermi quei pensieri dalla testa.
-Ciao.
La salutai io raggiungendola e sedendomi accanto a lei. Aveva addosso la mia felpa, ma non ci feci molto caso.
-Questo è il mio letto fino a prova contraria.
Dissi io cercando di essere gentile. Lei si spostò nervosa una ciocca di capelli e la mise dietro l'orecchio.
-Sì scusa, è che la mia spina si è rotta e dovevo mettere in carica il cellulare.
Continuai a guardarla.
-Mh... senti Greta per quello che è successo prima...
Lei distolse lo sguardo in fretta.
-Senti ora ho sonno, ne parliamo domani.
Si alzò e si mise sotto le coperte, continuai a guardarla ricordandomi che domani saremmo tornati a San Francisco, da Madalin. Greta si girò a guardare il muro.
-Buonanotte.
Sussurrò lei rimboccandosi le coperte.
-Buonanotte.
Risposi sospirando mentre mi cambiavo per andare a dormire anch'io. Mi sdraiai sul letto pensando a quello che era successo oggi, ero un idiota, non avrei mai dovuto dirlo.

Il giorno dopo tornammo a San Francisco, io e Greta non parlammo per tutto il viaggio e nemmeno per tutto il giorno.
La mattina seguente mi alzai con mille pensieri in testa. Andai davanti allo specchio e mi passai una mano sulla faccia fino ad arrivare ai capelli. Non mi andava per niente di andare a scuola, forse era meglio che facevo sega con qualche bella ragazza. Peccato che l'unica che volevo era a scuola e non avrebbe mai fatto sega, tranne che con il suo ragazzo. Scossi la testa, ma perché andavo sempre a pensare a lei?
Perché non se ne era restata nella sua New York con Madalin invece di venire qui a stravolgermi l'esistenza?
Perché è destino.
Rispose una vocina nella mia testa che scacciai in fretta.

Scesi di sotto dove c'era Theo con il suo zainetto sulle spalle, impaziente di andare a scuola. Sorrisi a quella scena.
-Giorno piccolino.
Lo salutai io accarezzandogli i boccoli castani.
-Ciao Antony, come stai?
-Bene.
Mentii io mentre uscivo di casa.

Raggiunsi la mia classe dove già c'erano alcuni compagni, compresa Greta.
-La professoressa tarderà.
Mi avvertì Matteo raggiungendomi. Continuai a fissare Greta, era a testa bassa e non riuscivo a capire la sua espressione, che aveva?
-Mi stai ascoltando, Antony?
Chiese Matteo passandomi una mano davanti la faccia.
-S-sì.
Raggiunsi il mio banco e mi accorsi che appena Sofia entrò, Greta corse ad abbracciarla. Che stava succedendo? Mi avvicinai a Lorenzo.
-Che succede?
Gli chiesi facendolo voltare verso di me.
-Greta ha litigato con Madalin, sai come sono le ragazze, devono consolarsi a vicenda.
Tirai un lungo sospiro e ritornai al mio banco appoggiando la schiena al muro.
Le ragazze si sedettero al loro posto mentre Greta raccontava tutto a Sofia. Quando la professoressa entrò, smisero e si concentrarono sulla lezione.

Osservai Greta tutto il tempo, mi faceva male vederla così, avrei voluto prendere Mad e sbatterlo al muro, anche se avevano litigato per la minima cazzata. Io non avrei mai permesso che lei soffrisse. Greta appoggiò la testa sul banco e iniziò a piangere in silenzio. Il mio cuore sprofondò, non potevo vederla così, non ci riuscivo.
Al cambio dell'ora mi avvicinai a lei.
-Ehi, che succede?
Alzò la testa mentre si asciugava le lacrime con un fazzoletto attenta a non sbafare il trucco.
-Ho litigato con Mad.
Rispose con un filo di voce. Sospirai con il cuore ancora pesante.
-Beh, qualsiasi cosa sia successa, è un coglione.
Greta si concentrò a ripiegare il fazzoletto.
-Non è che se mi dici così migliori le cose.
Replicò lei continuando a guardare terra.
-Va bene, ma non piangere più, sfrutta qualcosa che ti riesce bene, sorridi. Il tuo sorriso potrebbe illuminare anche la città di New York dopo il tramonto.
Dissi accarezzandole una guancia e facendola finalmente sorridere.
-Non piangere più, me lo prometti?
Chiesi io con voce più dolce possibile.
-Te lo prometto.
Bene, missione compiuta, ora potevo tornarmene al posto. Vederla sorridere mi metteva di buon umore, era come se la mia felicità fosse condizionata dalla sua e non capivo se fosse un bene o un male.

L'ultima campanella suonò e mi alzai seguito da Matteo che camminò al mio fianco.
-Oggi le prove, non fare tardi, ho scritto una nuova canzone.
Mi informò lui passandosi una mano tra i capelli.
-Sì, sta tranquillo.
Risposi io mentre varcavamo la porta d'ingresso.
Matteo stava per dire qualcosa ma si fermò di colpo a fissare il cancello.
-Che c'è?
Chiesi io guardando nella sua direzione e notando Madalin con un mazzo di rose in mano.
Non può essere.
Vidi Greta raggiungerlo e sorridere ampiamente per poi abbracciarlo. Sentii lo sguardo dispiaciuto di Matteo addosso che aspettava la mia reazione.
-Mi dispiace, Antony.
Presi a camminare provando emozioni negative verso tutti, verso il mondo, verso la vita.
Era tornato tutto come prima, cioè: Madalin e Greta. Non potevo sopportare tutto ciò, dovevo darci un taglio, dovevo farla finita.

GRETA POVS

Sciolsi l'abbraccio con Mad e provai a sorridere. Avevo sofferto tutto il giorno e forse il motivo per cui avevamo litigato era vero.
-Mi perdoni?
Chiese lui guardandomi con quegli occhi color oceano.
-Sì.
Risposi sorridendo.
-Perfetto, per venire qui ho fatto pure tardi a lavoro.
Mi consegnò il mazzo di rose per poi lasciarmi un bacio a fior di labbra.
-Ci sentiamo dopo.
Mi sorrise lui prima di andarsene.
Rimasi un secondo ferma, con i fiori in mano, iniziando ad accarezzare i petali.
-Che carino che è stato!
Esclamò Sofia comparendo alla mie spalle.
-Già.
Risposi io continuando a tenere la testa bassa.
-Ora devo andare.
Salutai Sofia e tornai a casa.

Io e Mad avevamo litigato perché lui aveva iniziato a dire che non lo amavo più come un tempo, aveva detto che ultimamente ero strana e non mi vedeva innamorata. In quel momento non avevo ragionato e gli avevo urlato contro che era un idiota se pensava questo di me, gli avevo urlato che non si fidava di me. Ma adesso stavo avendo dei seri dubbi.
Dopo pranzo salii in camera e mi sedetti sulla scrivania. Senza un motivo preciso scrissi quella frase che oggi mi aveva detto Antony.

"Your smile could light up New York city after dark."

Sorrisi inconsciamente, Dio quanto odiavo quel ragazzo. Aveva reso la mia vita così... incredibilmente strana e confusionale. Era la persona più lunatica del mondo, odiavo il suo modo di fare così... perfetto. Il problema era che da quando era entrato nella mia vita non facevo altro che pensare a quei familiari occhi marroni. Ma anche quelle poche volte che sorrideva riusciva a farmi battere il cuore in un modo assurdo. Anche il suo sorriso avrebbe illuminato New York dopo il tramonto.
Presi a scrivere senza un motivo preciso una canzone, aggiungendo anche la sua frase.

Il tempo passò in fretta e mi diressi verso il garage.
-Ehi ragazzi, ho scritto una nuova canzone!
Esclamai fiera della mia affermazione entrando, ma quando notai le loro facce mi fermai di colpo. Mancava Antony e loro non erano di un bell'aspetto.
-Ehi, che succede?
Chiesi accigliata. I ragazzi si scambiarono degli sguardi di intesa.
-Antony.
Disse Matteo facendo un respiro profondo.
-Che ha fatto Antony?
Domandai iniziando a preoccuparmi.
-Se ne andrà.
Rispose Sofia abbracciando Lorenzo.
-Che vuol dire se andrà? Parlate chiaro per favore.
-Tanto tempo fa, hanno fatto la proposta ad Antony di andare in Brasile per continuare a giocare a calcio. Lui ha sempre rifiutato ma adesso mi ha inviato un messaggio dicendo che partirà.
Mi spiegò Lorenzo accarezzando la schiena di Sofia.
-E sai perché, Greta? Perché ha deciso  improvvisamente di andarsene?
Sputò Matteo alzandosi.
-Matteo...
Sofia cercò di ammonirlo.
-Per colpa tua!
Sbottò puntandomi il dito contro.

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora