Capitolo 6

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Il giorno dopo mi risvegliai nel mio letto. Non avevo le coperte sopra e appena mi misi a sedere la mia testa iniziò a girare. Mi guardai intorno cercando di ricordare cosa fosse successo e mi rivenne in mente della festa.
Mi alzai pensando a come fossi tornata a casa, strusciai i calzini contro il parquet e raggiunsi lo specchio. Mi passai una mano davanti alla faccia guardando i miei capelli spettinati.

Scesi di sotto dove i miei genitori fortunatamente non erano presenti. Mi preparai una tazza di latte mentre mi massaggiavo la tempia per il dolore provocato dall'alcol che ieri sera avevo bevuto.
Mi sedetti e fissai il vuoto provando a ricordare qualcosa. Dei ricordi sfocati mi invasero la mente. Ricordai la musica assordante che mi uccideva le orecchie, ricordai Sofia che mi faceva bere per non farmi pensare a Mad e ricordai io e Antony che ci baciavamo. Quest'ultima cosa mi spiazzò letteralmente e mi rivenne in mente ogni singolo dettaglio.
Mi portai una mano sulla fronte. No che disastro, sperai con tutto il cuore che lui non ricordasse nulla.

ANTONY POVS

Mentre andavo in garage pensavo al fatto che dovessi urgentemente parlare con Greta. Non sapevo se lei ricordasse, ma io sì, ogni singola cosa. Il sapore delle sue labbra, i nostri corpi che si sfioravano. Ricordo anche che quando ci siamo staccati lei ha sorriso, ricorderò per sempre quel sorriso, perché sapevo che era dedicato a me.

Raggiunsi il garage dove c'erano Matteo e Lorenzo che mettevano in ordine degli scatoloni.
-Ehi Antony, aiutaci dai, porta quelli di là.
Disse Matteo indicandomi degli scatoloni.
-Ok.
Risposi sbuffando e portandomi in braccio il peso.
Raggiunsi l'altra stanza e quando vidi Greta sistemare le cose mi cascò lo scatolone a terra. Greta sobbalzò e si girò verso di me portandosi una mano sul petto per lo spavento.
-Antony.
-Ciao.
La salutai balbettando, da quando ero diventato così imbranato? Antony riprenditi.
-Greta, devo parlarti urgentemente.
Dissi rimettendomi dritto. Lei mi fissò.
-Sì, anch'io devo parlarti.
Portai lo scatolone al suo posto e mi girai verso Greta incrociando le braccia.
-Di ieri sera.
Greta si strinse nella spalle e ritirò le labbra.
-Sì, anch'io devo parlarti di ieri sera e...
Il telefono la interruppe. Greta lo prese e controllò il nome sbuffando.
-È Mad, scusami.
Morisse. Doveva morire, di una morte lenta e dolorosa.
-Sì, tanto ho tutto il tempo!
Sbottai io uscendo di fuori dove c'era Lorenzo che fumava.

-Ehi.
Mi salutò lui notando che ero agitato.
-Ti sei ripreso da ieri? Io ancora no.
Chiese lui facendo un altro tiro.
-No, per niente, credo di aver fatto un casino.
-Mh, anch'io.
Alzai la testa verso il rosso e lo invitai a parlare.
-Che hai fatto?
-Ho baciato una ragazza convinto che fosse Sofia. Lei mi ha visto e adesso vuole uccidermi.
Trattenni una risata.
-Ti dispiace se rido?
Mi tirò un pugno sulla spalla.
-E tu? Che cosa hai fatto?
-Io ho... baciato Greta.
Affermai a bassa voce. A Lorenzo andò di traverso un tiro.
-Che cosa?!
Lo guardai grattandomi la testa.
-Già.
-Ma, allora...
Il nostro discorso venne interrotto dal suono di una macchina. Lorenzo iniziò ad agitarsi.
-Merda, è Sofia.
Mi diede la sigaretta quasi finita e ritornò dentro.
-Lorenzo Paggi, guarda che ti ho visto!
Urlò lei mentre lo rincorreva, poi guardò me.
-E tu non provare a coprirlo!
Disse puntandomi un dito contro per poi entrare in garage. Scossi la testa.
-Che malati.

Andai agli allenamenti di calcio. Ero parecchio distratto, non riuscivo a capire il perché pensassi sempre a lei. Ai suoi occhi marroni, ai suoi capelli scuri, al suo sorriso e alla sua risata. Io la odiavo ma dopo quel bacio non ne ero più tanto sicuro. Dio, volevo tornare a odiarla perché altrimenti ci avrei sofferto, lei era felicemente fidanzata.

-Antony!
Le urla del mio allenatore mi fecero fermare di colpo.
-Vieni subito qui!
Urlò indicandomi lo spazio davanti a lui. Lo raggiunsi.
-Domani inizia il campionato e non voglio che tu stia con la testa tra le nuvole, sappiamo tutti i tuoi problemi ma sei il capitano e pretendo il tuo impegno.
Abbassai la testa. Odiavo quando mi ricordava dei "miei problemi", cioè il mio duro passato, io provavo a non pensarci ma la gente continuava a ricordarmelo.
-Mi stai ascoltando?!
Chiese brusco il mio allenatore, forse l'unico che riusciva a tenermi testa.
-Sì, mi scusi.
-Antony!
Urlò un ragazzo della squadra correndo verso di me.
-Che c'è adesso?
-C'è qualcuno per te.
Disse con tono malizioso dandomi una amichevole gomitata. Allungai lo sguardo fuori dal campo e vidi Greta. La raggiunsi guardandola male.
-Che cosa ci fai qui?
-Ti ho detto che dovevamo parlare e tu te ne sei andato.
Alzai gli occhi al cielo.
-Non ho un cazzo da dirti, Menchi, torna dal tuo ragazzo che è meglio.
Greta si accigliò.
-Si può sapere che ti è preso? Prima volevi parlare anche tu.
-Beh adesso non ho niente da dirti.
Mi girai per raggiungere il campo ma lei mi prese per un polso. Dei brividi invasero il corpo e mi girai di nuovo verso di lei.
-Me lo ricordo.
Disse tutta d'un tratto lasciandomi perplesso.
-Che... che cosa ti ricordi?
-Del bacio, ricordo ogni cosa.
Il mio cuore saltò un battito. Deglutii e mi voltai verso di lei che mi mollò il polso.
-Anch'io.
Greta si morse il labbro e abbassò lo sguardo sulle sue mani.
-Io credo che non ci sia niente da dire, eravamo ubriachi fradici, non sapevamo quello che facevamo e quindi penso che sia come se non fosse mai esisto.
Disse lei non mostrando nemmeno un minimo di emozione. Forse era la cosa migliore, fingere che quel bacio non fosse mai esistito, perché alla fine non eravamo in noi.
-Sì, sono d'accordo, torniamo a odiarci come prima.
Dissi sorridendo. Greta mi guardò finalmente negli occhi e mostrò anche lei un sorriso.
-Allora ciao, coglione.
Mi feci scappare una risata mentre lei si incamminava verso l'uscita.
La guardai da dietro, perché era l'unico modo per farlo senza che lei si arrabbiasse. Si girò prima di uscire e mi sorrise facendomi tamburellare il petto. Oh Greta Menchi, cosa mi stavi facendo?

GRETA POVS

Il giorno dopo andai a scuola accompagnata da Sofia.
-Hai fatto pace con Lorenzo?
Chiesi mentre camminavamo per il lungo marciapiede che ci avrebbe condotto a scuola.
-No, e non ho intenzione di farlo.
Alzai gli occhi al cielo.
-Guarda che sei testarda, dai poverino, era ubriaco.
Sofia sospirò rumorosamente.
-Lo so che quando si è ubriachi si fanno cazzate.
Mi grattai la testa sentendomi interpellata.
Sofia se ne accorse e mi studiò puntandomi i suoi grandi occhi celesti contro.
-Hai fatto qualcosa che non dovevi fare, Greta?
La guardai sgranando gli occhi.
-Io? Ma che vai a pensare? Io non ho baciato Antony alla festa.
Sofia si fermò a guardarmi.
-Guarda che io non ho nominato né festa, né Antony.
Allargai la bocca per difendermi ma l'unica cosa che uscì fu il mio fiato che si trasformò subito dopo in una nuvoletta di vapore.
-Oh mio Dio ti sei baciata con...
Le tappai la bocca intimandole di stare zitta.
-Non lo so, metti i manifesti!
Mi misi le mani nella tasca della felpa e ripresi a camminare.
-No adesso tu mi racconti.
Disse Sofia, forse troppo euforica, mentre mi raggiungeva.
-No, non ne voglio più parlare, è stato un bacio senza senso, eravamo ubriachi.
La fulminai con lo sguardo appena aprì bocca. Non mi andava di sentire i film mentali che si era fatta. Sofia abbassò la testa intimidita e riprese a camminare.

Entrammo in classe e le ore passarono in fretta. L'ultima campanella suonò e ci alzammo tutti all'unisono pronti per tornare a casa. Sofia camminò al mio fianco mentre rimetteva gli ultimi libri in borsa.
-Oggi c'è la prima partita di Antony, vuoi venire?
Mi chiese lei mentre estraeva il cellulare dalla tasca.
-Non lo so, lui non mi ha detto niente.
-Te l'ho detto io.
Rispose ammiccando. Alzai gli occhi al cielo trattenendo una risata.
-Va bene, ma dopo se si incazza ti uccido.

Tornai a casa e dopo pranzo andai in camera. Mi chiamò Madalin e risposi alzando gli occhi al cielo. Ero ancora arrabbiata con lui ma il suono della sua voce rimaneva sempre la cosa più bella.
-Greta, mi dispiace.
Mi sedetti sul bordo del letto accarezzando il legno e tracciando i contorni che ci erano incisi sopra.
-Mad, capisco che siamo lontani e tutto il resto, ma non posso restare a casa e deprimermi di nuovo.
-Lo so scusami davvero.
Mi implorò lui.
-Sì va bene, ma solo perché siamo lontani ed è bruttissimo non poterti vedere.

Parlammo fino a quando bussarono alla porta e notai che i ragazzi erano passati a prendermi per andare alla partita di Antony.

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora