Capitolo 54

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Antony mi accarezzò la schiena e si avvicinò al letto sedendosi e facendo sedere anche me. Mi baciò facendomi rilassare.
-Francesca non ci dividerà, ok?
Chiuse le mie mani dentro le sue e provò a sorridermi. Sospirai e lo guardai negli occhi.
-Ok.
-Dai, se mi fai un sorriso ti do una mia maglietta per dormire.
Sorrisi e chinai la testa.
-Cosa sono? Un cane?
Antony mi rubò un bacio a stampo e si alzò.
-No, però hai sorriso quindi...
Cercò qualcosa nel suo borsone che di solito usava per il calcio.
-Tieni.
Mi lanciò in testa una sua t-shirt grigia. La presi e la studiai sorridendo.
-Alla fine rimarrò senza niente.
Disse lui sedendosi nuovamente sul letto. Mi accarezzò un fianco e sorrise. Io indossai la sua maglietta e levai i pantaloni per poi entrare sotto le lenzuola. Antony si sdraiò accanto a me e le sue braccia in torno al mio corpo mi diedero un senso di sicurezza e tranquillità assurda, mi faceva sentire come a casa.
-Buona notte piccola, ricordati che io non ti lascerò mai.
Lo baciai un'ultima volta e mi accoccolai contro di lui.
-Neanch'io.

Il giorno dopo ci alzammo e scendemmo di sotto dove Sofia e i ragazzi stavano provando a cucinare i pancakes.
-Ma perché non comprate direttamente cibo già pronto?
Chiese Antony sospirando e sedendosi al tavolo della cucina.
-Già, me lo chiedo anch'io.
Affermò Sofia mentre mi sedevo anch'io. La bionda iniziò a servirci e dovetti ammetterlo, erano davvero buoni.
-Oggi dobbiamo tornare.
Ci avvertì Lorenzo.
-Però mi piace questo posto, dovremmo tornarci.
Affermai mentre tagliavo un altro pezzo di pancake. Gli altri annuirono in segno di accordo.
Dopo mangiato tornammo a casa.

Passarono un po' di giorni ed Antony doveva accompagnare Francesca per la prima ecografia. Non che a me stesse tanto bene, ma doveva per forza.
-Sei sicura che non ti arrabbi?
Mi chiese lui mentre cercavo le chiavi di casa mia. Roteai gli occhi e sospirai.
-Antony te l'ho già detto, vai e sta tranquillo.
Antony incrociò le mani agitato.
-Ok, comunque stasera ho una bella sorpresa per te, quindi preparati.
Mi voltai verso di lui e sorrisi.
-Quale sorpresa?
Chiesi incuriosita. Antony si morse il labbro per trattenere un sorriso.
-Se è una sorpresa non posso dirtelo.
Sbuffai e mostrai il labbro inferiore.
-Dai.
Antony sorrise e mi lasciò un bacio a stampo.
-Ci vediamo dopo, fatti bella.
-Cioè che vorresti dire?
Domandai capendo il suo sarcasmo. Antony scese le scale del vialetto in fretta e se ne andò sorridendomi un'ultima volta.

ANTONY POVS

Arrivai a casa di Francesca e dopo averle mandato un messaggio la aspettai di fuori. Iniziai a pensare e a muovere la gamba nervosamente mentre l'ansia saliva. Saremmo dovuti andare a vedere nostro figlio e la cosa mi spaventava al quanto.
-Sono pronta.
Sentii la voce della riccia provenire dalla porta d'ingresso, questo mi fece voltare' a guardarla. Si era vestita come al solito e quasi mi vergognavo ad andare in giro con lei.
-Dobbiamo andare in ospedale, non in discoteca.
Commentai prima di iniziare a camminare. Francesca mi seguì ignorando l'ultimo commento, e alla fine raggiungemmo l'ospedale.

Fecero sdraiare Francesca sul lettino e le solite cose che si fanno ad una ecografia, con l'unica differenza che io non tenevo la mano a nessuno e stavo più lontano possibile, guardando unicamente lo schermo. Incrociai le braccia ma lo schermo non mostrò molto nonostante il dottore continuasse a ripetere che c'era qualcosa.

Alla fine riaccompagnai a casa Francesca.
-Ti ringrazio per essere stato il ragazzo perfetto oggi.
Commentò sarcasticamente lei raggiungendo la sua sala.
-Grazie, peccato che io non sia il tuo ragazzo.
Francesca serrò la mascella.
-Beh potresti almeno fingere davanti al dottore.
-Perché dovrei? Sai quante volte è successo che una coppia ha fatto un bambino con una persona che non voleva?
La ragazza tirò un sospiro tremolante e incrociò le braccia.
-Ti prego smettila.
Disse lasciandomi confuso.
-Di fare cosa?
-Pensi che per me sia facile sentirmi dire tutti giorni di non essere la ragazza che vuoi? Di non essere perfetta come Greta, davvero pensi sia facile?
Alzai la testa per guardarla meglio e mi accigliai.
-Francesca io non l'ho mai detto.
Lei scosse la testa sorridendo amaramente.
-Si capisce, Antony, mi tratti sempre male e io davvero non ne posso più.
Sospirai e portai le braccia al petto.
-Ti tratto sempre male? Che cazzo dovrei fare me lo spieghi? Tu hai in grembo un figlio che non voglio! E sai che c'è? Che se forse tu smettessi per un secondo di fare la gallina, se tu smettessi per un secondo di crederti superiore agli altri, se smettessi di fare la falsa con la gente che odi e se smettessi di darla a tutti forse ci sarebbe una minima possibilità che io ti sopporti. Francesca, sono sicuro che sotto tutto quel trucco e tutte quelle risate da oca c'è una persona, quindi smettila di fare la troia, perché davvero non ti sopporto.

Non aspettai la sua reazione e me ne andai da casa sua. Volevo portare Greta a cena fuori e niente me lo avrebbe impedito. Mi dispiaceva aver urlato quelle cose in faccia a Francesca, ma volevo essere sincero.
Presi il telefono distraendomi dal resto dei pensieri e chiamai Greta.
-Sei pronta piccola?
-Se solo mi dicessi dove andiamo!
Rispose irritata facendomi ridere.
-Al ristorante, ok?
-Ok ok, sbrigati.
Sorrisi.
-Amo il tuo modo di comandare, sai?
-Non sto comandando nessuno.
-Va bene.
Riattaccai mentre il mio sorriso si faceva sempre più ampio, meno male che c'era lei.

Arrivai davanti casa sua e aspettai che uscisse. I miei pensieri in quel momento erano dedicati solo a lei, per fortuna, quindi non potevo fare altro che sorridere.
-Eccomi.
Alzai la testa e incontrai i suoi occhi marroni evidenziati dal mascara delle ciglia. Mi fermai a guardarla notando che portava delle calze nere e un corto vestito che gli arrivava ai fianchi. Il fiato, mi mancava il cazzo di fiato.
-Dio, sei sempre più bella.
Greta sorrise e si avvicinò a me poggiando le mani sulla mia spalla e baciandomi. La presi per mano e andammo al ristorante.

Dopo averlo raggiunto ci accompagnarono al nostro tavolo che era situato in una grande terrazza, e ci sedemmo.
-Allora? Sono stato bravo?
Chiesi chinando la testa. Greta sorrise e mi prese la mano incastrando le sue dita con le mie.
-Sì, davvero bravo.
Affermò facendomi sorridere.
Ordinammo, e mentre aspettammo, Greta aprì l'argomento di Francesca, sperai che non avremmo litigato di nuovo per questo.
-Sì, siamo andati alla prima ecografia, ma poi a casa... diciamo che è successo un po' di tutto.
Vidi Greta aggrottate la fronte preoccupata.
-Che è successo?
-Niente di che, le ho solo urlato in faccia quello che pensavo, mi sono sfogato. Mi dispiace davvero tanto, ma odio tutta questa situazione e sono esploso.
Greta abbassò la testa e si morse l'interno della guancia.
-Che cosa le hai detto?
-Quello che pensano tutti, quello che pensi anche tu, Greta.
Lei annuì e fui sollevato di non averla fatta arrabbiare. Guardò in alto e sorrise.
-Comunque è stata una bella idea quella di cenare di fuori.
Sorrisi anch'io e le strinsi la mano.
-Lo so che ami stare di fuori.
-Sono belle le stelle stasera.
Affermò mentre io continuavo a fissarla.
-Mai quanto te.



#spazioautrice
Scusatemi tanto se ieri non ho pubblicato ma abbiamo tutti quei momenti no e ieri per me era uno di quelli.
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo dove non succede niente di che.💕
Come al solito se la storia vi piace lasciate tanti commenti perché amo leggerli e anche tante stelline.
Vi voglio tanto bene,grazie❤️
~OvunqueconFede

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora