Capitolo 8

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Entrammo nell'aula e ci appoggiamo entrambi sul bordo della cattedra, che era in rialzo, mentre le professoresse spiegavano a quelle che erano due classi delle medie.
Mi guardai in torno, poi ritornai con lo sguardo su Antony, che era vicino a me.
-Vediamo se hai il coraggio di provarci anche con quelle più piccole.
Sussurrai.
-Ti sbagli, io non ci provo con le ragazze, sono loro che mi cercano.
-Mh.
Dissi inarcando un sopracciglio.
-Guarda, vedi quel gruppetto? Basta un sorriso e le stendo tutte.
Mi disse sempre sussurrando per non disturbare i professori.
-Ok, vediamo.
Antony guardò quelle ragazzine che lo stavano fissando e sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori muovendo un sopracciglio. Loro si misero una mano davanti alla bocca e iniziarono a interrogarsi tra loro su a chi aveva sorriso. Lui rise divertito e tornò con lo sguardo su di me.
-Sei veramente squallido.
Antony appoggiò una mano alla cattedra, così si girò e mi guardò meglio.
-Qualcuno è geloso.
Appoggiai le mani sul bordo della cattedra per non tirargli un altro schiaffo.
-Mai nella vita sarò gelosa di un coglione come te.
Antony mostrò un ghigno divertito e tornò alla posizione di prima.
-Hai ragione, in caso sono loro che sono gelose di te perché hai il privilegio di starmi vicino.
Disse alzando le spalle. Allargai la bocca cercando di non ridere.
-Loro non cagano te, pensa se adesso sono gelose di me.
Antony si avvicinò al mio volto sorridendo.
-Vogliamo vedere? Falle ingelosire, io sono qui.

Era un grandissimo idiota, ma decisi di accontentarlo, giusto per farlo rimanere di merda. Mi guardai in torno controllando se il discorso delle professoresse fosse ancora lungo, e se quelle ragazzine ci stessero ancora guardando.
Strinsi il braccio di Antony accarezzandogli il polso e salendo fino ad arrivare ai suoi muscoli.
-Non ti stai impegnando.
Sussurrò lui mentre studiava i miei movimenti. Sbuffai, dal braccio arrivai alla spalla e mi soffermai sul collo sfiorando la sua mascella. Sentivo lo sguardo di quelle ragazze bruciarmi addosso, ma sinceramente avevo già dimenticato quella "scommessa". Ritornai alla sua nuca e percorsi la sua schiena provocandogli dei brividi. Antony mi guardò e si morse il labbro mentre continuavo a scendere sempre più giù.
-Ragazzi!
Ci urlò la professoressa. Mi risvegliai da quello stato di trance e portai le mani dietro la schiena. Alzai lo sguardo davanti a me dove tutti ci stavano guardando, compresi i professori. La nostra professoressa si avvicinò a noi.
-Non me lo sarei mai aspettata da te, signorina, ne parliamo quando saremo in classe.
Sussurrò la mia prof puntandomi un dito contro. Mi sentii avvampare mentre Antony se la rideva come non mai.

Dopo un po' tornammo in classe e la professoressa, che era con noi di sotto, ci sgridò davanti a tutta la classe e anche all'altra insegnate che stava facendo lezione.
-Dovete dare il buon esempio e quello che stavate facendo non lo era per niente, Menchi, ho portato te perché sei una delle più brave, ma mi hai deluso seriamente, queste cose fatele a casa!
La mia faccia era seriamente a fuoco abbassai lo sguardo e annuii. Ci sedemmo ai nostri posti con lo sguardo di tutti puntato addosso.
-Ma che è successo?
Mi chiese Sofia sussurrando.
-Se te lo dico non ci crederai mai.

Passarono le ore e tornai a casa. Avevo accennato a Sofia la cosa che era successa all'orientamento, non mi andava di sentire i suoi filmini. Poco dopo Lorenzo mi chiamò e mi disse di raggiungerlo al garage. Feci come mi aveva detto e trovai anche gli altri.
-Sempre in ritardo, Menchi.
Commentò Antony mentre mi sedevo accanto a Sofia. Lo ignorai e guardai Lorenzo che era davanti a noi.
-Allora, che succede?
Chiesi io notando le facce incuriosite di tutti, tranne quella di Sofia, si vede che lei già sapeva tutto.
-Sono qui per parlarvi della band...
Iniziò il rosso camminando come faceva quando era nervoso.
-Vorrei prenderla più seriamente.
Ci guardammo tutti. Beh, in effetti non eravamo proprio una "band", in realtà andavamo lì e suonavamo qualche ritornello di canzoni conosciute.
-Vi spiego meglio, potremo iniziare a scriverci canzoni da soli, Sofia ha già qualche bozzetto. Poi, oltre Greta che è la voce principale, noi ogni tanto potremo fare i cori o addirittura degli assoli.
Tutti sembravano essere d'accordo, persino Antony. Li vidi annuire.
-Era questo il mio progetto ma non avevamo il cantante, Greta è arrivata e non l'abbiamo sfruttata bene.
Continuò Lorenzo allargando le braccia.
-Sì, io non sono un oggetto, grazie.
-Lo so, intendo in un altro modo, ma va be'.

I ragazzi si alzarono e iniziarono a prendere gli strumenti. Mi girai verso Sofia.
-Mi fai leggere i tuoi bozzetti?
-Ehm, ok.
Rispose lei cercando nella sua borsa.
Mi porse un foglio e lo iniziai a leggere.

-Sei un viaggio che non ha né meta né destinazione, sei la terra di mezzo dove ho lasciato il mio cuore.

Lessi ad alta voce il pezzo che mi aveva fatto sorridere.
-Oddio che dolce, è per Lorenzo?
Sofia annuì imbarazzata e alzò la testa verso il rosso che stava accordando la sua chitarra.
-Lo hai perdonato?
Lei scosse la testa storcendo la bocca.
-Abbiamo parlato solo per questo progetto, non ci siamo detti nient'altro.
Sospirai.
-Smettila, tu puoi averlo qui e litigate? Puoi abbracciarlo, puoi baciarlo, puoi guardarlo negli occhi quando ci parli. Non perdere tempo così, perché tu puoi, io no, ok?
Sofia mi guardò dispiaciuta.
-Sì, mi dispiace.
Alzai la testa e notai che Antony ci stava ascoltando. Era seduto dietro alla sua batteria, quando si accorse che lo stavo guardando distolse lo sguardo e si concentrò sulle sue bacchette.
-Dai, proviamo la canzone di Sofia.
Disse Matteo mettendosi il suo basso in spalla. Mi alzai e raggiunsi il microfono con il testo in mano.

Iniziarono a suonare una melodia che aveva composto Lorenzo, ed era bello come musica e parole coincidessero. Come se Lorenzo e Sofia si fossero letti nel pensiero, si amavano ed erano così stupidi.
Al ritornello, che era la frase che avevo letto prima, voltai lo sguardo verso Antony. Lui mi sorrise continuando a suonare a ritmo. Affondai i miei occhi dentro i suoi e per un momento ero sicura di averci visto il mare.

Finite le prove, Sofia decise di riaccompagnarmi a casa.
-Sai, è stato bello lo sguardo intenso che vi siete scambiati tu e Antony mentre cantavi, avete dato vita alla mia canzone.
Disse lei mentre camminavamo. La guardai confusa.
-Cosa?
-No, adesso non ricominciare a difenderti, ho visto come lo guardavi. Sarà stata la musica, la canzone, ma tu lo guardavi, tu te lo mangiavi con gli occhi.
Spalancai gli occhi stupita da quelle parole.
-Sì, sarà stato il momento.
Mi difesi io mettendo le mani in tasca e abbassando lo sguardo.
Raggiungemmo il pianerottolo di casa, mi girai verso la bionda e sorrisi.
-Grazie, ora va da Paggi e fate pace.
Sofia sorrise e annuì sicura.
-Te lo prometto.
-Domani voglio vedervi mano nella mano.
Sofia rise e si spostò una ciocca di capelli.
-Va bene, va bene.

Ugly Heart.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora