Four.

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-"E tu chi sei?!"

Quelle parole colpirono Federico più di quanto il suo volto lasciasse trasparire, era uno scherzo?

Lo sperava con tutto il cuore.

-"Co- cosa?" Balbettò Federico con il cuore che gli batteva all'impazzata. "Non sai chi sono?" Il sorriso che stava nascendo sul suo volto era morto ancor prima di nascere.

-"No." Rispose secco Benjamin. "Non ci siamo mai visti prima, mi sembra ovvio che non ti conosco." Aggiunse.

In quell'istante Federico si lasciò cadere a terra, pensava che la morte del suo ragazzo fosse la cosa peggiore che potesse succedere ma si sbagliava, c'era di peggio, era molto peggio avere davanti l'amore della sua vita che diceva di non conoscerlo, quel piccolo pezzo del suo cuore, che aveva conservato con tanta cura, era andato distrutto e ancora una volta le lacrime presero a scendere fitte, talmente tanto da farlo male, sul suo volto ormai bagnato.

-"Stai bene?" Gli chiese il moro preoccupato a vederlo in quelle condizioni, odiava vedere la gente stare male.

Federico rise, per la prima volta dopo un anno rise, una risata amara, colui che l'aveva salvato e poi distrutto gli stava chiedendo se stava bene.

-"Tu che dici?"

Benjamin prese posto accanto a quello che una volta era il suo ragazzo e lo guardò con un espressione che il più piccolo non riuscì a decifrare.

-"Perché volevi buttarti? Cosa è successo di tanto grave?"

-"Per te Benjamin, volevo buttarmi per te, perchè tu sei morto." Rispose il biondo, in quel momento si trovò a sperare che fosse solo un'altra delle sue allucinazioni, che non ci fosse davvero accanto a lui un Benjamin che non aveva idea di chi lui fosse.

-"Ma cosa stai dicendo?" Il moro posò una mano sul suo braccio e il corpo di Federico si riempì di brividi, gli mancava sentire quel tocco, e solo allora capì che non era il frutto della sua immaginazione, Benjamin era accanto a lui ed era più reale che mai, lo guardò negli occhi e non trovò traccia del ragazzo che gli aveva fatto battere il cuore, che l'aveva salvato e che l'aveva fatto ridere anche nei momenti in cui, di ridere, non ne aveva voglia.

-"Dimmi che è tutto solo uno scherzo, ti prego.."

-"Di cosa stai parlando? Non capisco.." Il più grande provava a capirlo ma non ci riusciva, non aveva idea di cosa lui stesse parlando.

-"Dimmi che mi ami, che mi stai solo prendendo in giro, ti prego dimmelo.." Il tono di voce del biondo era un misto tra il disperato ed esasperato, non ne poteva più di tanto dolore, il destino gli aveva permesso di riavere il suo ragazzo ma a patto che lui non si ricordasse di loro due, patto che Federico non aveva mai accettato.

-"Come ti chiami?"

-"Non pensi che ci conosciamo un pò troppo bene per chiedermi ancora qual è il mio nome?"

-"Non riesco a capire cosa stai dicendo.." Ammise Benjamin.

Il più piccolo sospirò.

-"Mi chiamo Federico." Disse. "E sono il tuo ragazzo." Aggiunse.

-"Cosa? Mi stai prendendo in giro?" Benjamin si alzò e si allontanò da lui. "È uno scherzo? Ora usciranno i miei amici a gridarmi che è tutto uno scherzo e io sono in un qualche programma?!" Continuò gesticolando con le mani.

-"E sentiamo, chi sono i tuoi amici?" Il tono di Federico era cambiato, nella sua voce non c'era più traccia della disperazione di prima, era calmo, era il tono di voce di chi era stanco di lottare contro il mondo.

-"Chi sono i miei amici? Ma hai qualche problema?!" La voce del moro uscì più alta e acida di quanto lui volesse, quella situazione era così strana per lui. "Due minuti fa mi hai detto di essere il mio fidanzato e ora mi chiedi chi sono i miei amici, perché?!"

-"Ricordi questo posto?"

A quella domanda Benjamin non potè fare altro che calmarsi, conosceva quel luogo, fin troppo bene, molte volte era andato lì nella speranza di trovare una qualche risposta alla sue domande, ma c'era una cosa che non riusciva a capire, perché quel ragazzo dagli occhi troppo azzurri sapeva? Perché sentiva che non gli stava mentendo?

Erano in due a voler capire cosa stesse succedendo.

-"Tu chi sei?" Gli chiese.

-"Te l'ho detto, sono Federico." Il volto del più piccolo era impassibile, aveva smesso di esternare la guerra che aveva dentro.

-"Ci conosciamo?"

Un sorriso sarcastico nacque sul volto del biondo.

-"Se ci conosciamo?" Ripetè. "Conosco meglio te che me stesso." Aggiunse.

-"Perchè ci conosciamo?" Gli chiese il moro.

-"Qual è l'ultima cosa che ricordi?" Gli chiese Federico ignorando la sua domanda.

-"In che senso?"

-"Ricordi l'incidente?"

Benjamin abbassò la testa e annuì, il ricordo, il suo unico ricordo, di quel giorno lo faceva stare male, si sentiva male a pensare di aver lasciato solo quel povero ragazzo, l'aveva lasciato in balia delle fiamme che stavano ricoprendo la macchina, aveva pensato solo a lui, solo a salvare se stesso.

-"Sai, ti credevo morto, ho pianto tanto." Iniziò a parlare il più piccolo. "Quando ho ricevuto la chiamata dall'ospedale ho sentito il mondo cadermi addosso, eri, sei, l'amore della mia vita.

I giorni a seguire, se è possibile, sono stati anche peggio, rivedevo te, o meglio mi illudevo di rivederti, in ogni cosa che facevo.

Ho passato un anno orribile, il tuo ricordo mi perseguitava, ogni cosa, ogni luogo mi ricordava te e tutto mi ripeteva 'Tanto lui non tornerai mai da me, l'hai perso per sempre', tante volte sono corso qui nella speranza di trovare qualcosa, magari ritrovare te, e tu sei mai corso qui?" Raccontò lui con lo sguardo perso nel nulla.

-"Si." Ammise il moro. "Tante volte sono venuto qui alla ricerca di qualche risposta, non so esattamente cosa mi ha spinto a venire qui anche oggi, sentivo il bisogno di venire, forse per sentirmi ancora una volta in colpa verso quel ragazzo che ho lasciato morire." Benjamin era tornato a sedersi accanto al ragazzo dal ciuffo biondo.

-"Oh, già, Harry."

-"Harry?È questo il suo nome?"

Federico annuì e si strinse le ginocchia al petto non potendo stringere il ragazzo davanti a lui.

-"La sua famiglia sa che è morto?"

Federico scosse la testa.

-"No, la polizia continua a cercarlo, eravamo convinti che il cadavere fosse il tuo." Gli spiegò.

In quel momento il moro sentì le lacrime punzecchiargli gli occhi, gli dispiaceva così tanto per quel ragazzo che lui non ricordava di conoscere ma che aveva capito essere un suo amico.

Il più piccolo si alzò e gli tese la mano sotto lo sguardo confuso del ragazzo ancora seduto per terra.

-"Vieni a casa con me?"

Per qualche strano motivo il più grande afferrò la mano che Federico gli aveva offerto, vedeva nei suoi occhi il vuoto più assoluto, il vuoto di chi era vivo ma che, dentro, era morto.

Revival || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora