Forty seven.

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Tutto era in silenzio.
Il buio avvolgeva delicato con il suo mantello l'intera città e conferiva lei un nuovo aspetto, anche le cose più banali viste con la luce della luna sembravano più belle, un nuova aria di mistero avvolgeva la città, quando nessuno ti poteva vedere potevi scegliere di essere chiunque, nessuno avrebbe mai scoperto il tuo vero io, eri libero di fingerti felice per una notte.
Ma c'era chi questo potere che la notte aveva lo ignorava e preferiva passare quelle ore di buio a dormire e a sognare ciò che poteva essere ma che non è stato per pura codardia, lasciavano perdere il mondo all'esterno che andava in giro a divertirsi per restare rintanati nelle loro case e illudersi che a loro andava bene così, che non erano adatti a vivere la loro vita come meglio credevano, si lasciavano fuggire il tempo dalle mani come piccolo granelli di sabbia e neppure ci facevano caso.
E poi c'era chi la notte la passava in bianco accompagnato da centinaia di pensieri che gli impedivano di conciliare il sonno e anche di divertirsi, tra queste persone c'era Federico che restava fermo nel suo letto, per non svegliare il suo ragazzo, mentre guardava dalla grande finestra nella sua stanza la luna illuminare maestosa la città.
La mente del piccolo Federico era invasa da centinaia di pensieri che non lo lasciavano libero, cercava una risposta a tutti i suoi problemi ma sapeva che una risposta non c'era, con l'inganno era riuscito a far addormentare Benjamin per poter pensare senza sentirsi in colpa verso di lui, l'unica cosa che riusciva a distrarlo un po' era la stretta del maggiore che, nonostante tutto, continuava a proteggerlo per quanto gli fosse possibile, cercava di infondergli più sicurezza possibile ma non ne aveva nemmeno per se stesso e questo Federico l'aveva capito ma apprezzava ugualmente i suoi sforzi.
Si dice che la notte porti consiglio ma a Federico serviva molto più di un consiglio.
Una folle idea, a dir poco, balzò nella sua mente sovrastando tutti i suoi pensieri e lo fece scattare a sedere disturbando il sonno del ragazzo che dormiva con la testa poggiata al suo petto.
"Devo incontrarlo." Pensò.
Non aveva una spiegazione logica a questo suo desiderio ma sapeva di doverlo fare, forse una parte di lui sperava che incontrandolo Caleb potesse cambiare idea, potesse avere pietà di lui.
-"Mh..." Mugugnò il moro.
Federico si girò a guardarlo.
-"Federico." Sbadigliò il più grande.
-"Ehi cucciolo." Sorrise il biondo.
-"Come mai sei sveglio? È successo qualcosa?" Domandò Benjamin con la voce impastata di sonno e gli occhi che teneva aperti a fatica.
-"Nono, tranquillo, sono solo andato in bagno." Finse un sorriso il più piccolo.
-"Oh, d'accordo." Aveva troppo sonno per controbattere e scoprire la vera motivazione.
-"Dai torna a dormire."
-"Solo se dormi con me."
-"Ma certo amore mio." Sorrise Federico e si sdraiò accanto a lui.
Benjamin poggiò la testa sul suo petto e chiuse gli occhi.
-"Ti amo tanto Federico." Sussurrò lui.
Un piccolo sorriso spontaneo comparve sul volto del ragazzo dal ciuffo biondo che iniziò a giocherellare con i suoi capelli.
-"Ti amo tanto anche io Benjamin."
-"Io ti resterò sempre accanto, anche quando non mi vorrai più, io ci sarò lo stesso."
-"Non succederà mai che io non ti voglia più, io ti voglio costantemente nella mia vita."
-"Bene, almeno dovrò evitare di legarmi a te con una catena così da non separarci mai." Sorrise Benjamin.
Federico rise e lo strinse a sè.
-"Magari puoi farlo lo stesso, almeno ti tengo sempre sotto controllo." Aggiunse sorridendo il più piccolo.
Una cosa era certa, Benjamin non doveva sapere del suo piano.

Una nuova giornata stava iniziando, era un giovedì come tanti altri per alcuni mentre per alcuni era il giorno che stavano aspettando da tanto, quella mattina non c'era il sole ad illuminare la città, come accadeva spesso di recente, c'erano solo grossi nuvoloni che non promettevano nulla di buono.
Federico quella notte fece fatica a dormire, passò molto tempo sveglio ad organizzare il suo piano per il meglio, e quella mattina era alquanto irrequieto, ciò che doveva fare non lo tranquillizzava e dover mentire a Benjamin ancora di meno.
-"Piccolo andiamo?" Gli chiese Benjamin mentre scendeva le scale.
La sua voce risvegliò il più piccolo dallo stato in cui era e si portò alla bocca il biscotto che teneva tra le mani.
-"Oh ma stai ancora facendo colazione." Continuò il moro.
-"Cinque minuti e ho finito." Rispose Federico con la bocca piena.
-"Fai con calma, tanto siamo già in ritardo." Sospirò il maggiore e si sedette accanto a lui.
Il biondo gli rivolse un breve sorriso e tornò alla sua colazione.
-"Piccolo?" Benjamin richiamò la sua attenzione.
-"Mh?"
-"Come stai?" Gli chiese il più grande con il tono più dolce possibile.
Quella domanda spiazzò Federico che lasciò cadere il biscotto nella tazza del latte.
-"Bene, credo, perché?" Domando confuso.
-"Non mentirmi."
-"Benjamin perchè questa domanda?"
-"Con tutto quello che ti sta succedendo è normale che io voglia sapere come stai." Disse il moro e gli prese la mano.
-"Sto bene Ben, supereremo tutto insieme." Sorrise Federico e gli diede un bacio sulla mano.
-"Insieme." Ripetè sorridendo Benjamin.

Erano le cinque del pomeriggio, Federico era appena arrivato al penitenziario dove era rinchiuso Caleb, essere in quel posto provocava in lui strane sensazioni ma tra quelle non c'era la paura, non aveva paura di incontrare colui che gli stava nuovamente rovinando la vita.
Aveva detto a tutti, tra cui Benjamin, che quel pomeriggio sarebbe stato fuori città per alcune commissioni riguardanti il bar e, fortunatamente per lui, nessuno gli aveva rivolto troppe domande, l'unica cosa di cui si pentiva era di aver mentito al suo ragazzo, sapeva che non se lo meritava ma doveva farlo per il suo bene e sperava che mai lo avrebbe scoperto.
-"Salve." Disse Federico.
-"Salve, come posso aiutarla?"
-"Ho chiamato stamattina, devo incontrare il detenuto Ryan, Caleb Ryan."
Mai avrebbe pensato di pronunciare quelle parole.
-"Certo, mi segua."
Federico annuì e seguì il signore in uno stretto corridoio e ai suoi lati c'erano centinaia di celle, i detenuti continuavano a guardarlo con odio, lo odiavano perché lui aveva ciò che loro avevano perso, la libertà, ma loro non sapevano cosa stesse succedendo nella vita del ragazzo altrimenti sarebbero stati altri i sentimenti verso di lui.
-"Ryan hai visite!" Urlò il poliziotto.
Federico si sporse oltre la spalla del signore e tutto ciò che vide era un ragazzino, che sembrava tanto indifeso in quel momento, sdraiato sulla sua piccola branda perso nei suoi pensieri.
La cella di Caleb era isolata dalle altre, c'erano solo altre due celle nel suo corridoio e questo non gli faceva pensare nulla di positivo.
Quando gli occhi del rosso incontrarono quelli del biondo un ghigno comparve sul suo viso.
-"Ha solo dieci minuti e stia ben attento, con Ryan non si scherza." Lo avvisò il poliziotto.
-"Si, grazie mille."
-"E se ci sono problemi mi chiami." Disse il signore prima di andar via.
Erano soli, solo delle sbarre a dividerli.
-"Già, ha ragione, con Ryan non si scherza." Disse Caleb mentre si alzava da quella branda usata come letto.
-"E io lo so bene." Rispose Federico.
Il rosso si avvicinò alle sbarre e gli sorrise una volta arrivato davanti a lui.
-"Allora mio piccolo Federico, cosa ci fai qui?"
-"Non chiamarmi così." Sputò il biondo.
-"Siamo nervosetti oggi." Rise il ragazzo.
-"Perché?"
-"Perché cosa?"
-"Perché mi stai facendo tutto questo?"
-"Il mio caro vecchio Robert non te l'ha spiegato? Bene, allora lo farò io.
Devi pagarmela Federico, devi pagarmela per tutto." Disse Caleb tranquillamente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-"Io non ti ho fatto nulla e lo sai benissimo."
-"Non mi hai fatto nulla? Per due volte mi hai umiliato e hai scelto qualcun altro al posto mio, come dovrei sentirmi?"
-"Non è colpa mia se non ti amo." Rispose il biondo.
-"Non ti ho mai chiesto amore, volevo solo averti accanto."
-"Non ho mai rifiutato di essere tuo amico."
-"Amico?" Rise il rosso. "Non mi accontento delle briciole degli altri, io voglio averti tutto per me." Aggiunse.
-"Tu hai problemi, problemi seri." Disse Federico indietreggiando leggermente.
-"Nono caro mio, sei tu quello che ha problemi e direi anche molto gravi."
-"Come sei riuscito a convincere il signor Harris a testimoniare contro di me?"
-"Ho i miei metodi mio caro Federico." Rispose sorridente Caleb.
-"Non la passerai liscia."
-"Nemmeno tu."
Federico in quel momento si rese conto che andare da lui era stato uno sbaglio, che non avrebbe risolto nulla.
-"Cosa devo fare per risolvere 'questi problemi'?" Chiese il biondo virgolettando.
-"Mh, sei così sicuro che ci sia un modo?"
Chiese spavaldo il rosso.
-"Ti conosco, so che se faccio quello che vuoi cambierai idea."
-"Si, hai ragione, mi conosci bene." Sorrise Caleb.
-"Allora? Cosa devo fare?" Continuò a chiedere il più piccolo.
-"Devi..."
-"Tempo scaduto!" La voce della guardia interruppe Caleb che gli rivolse un'occhiata divertita.
-"Tempo scaduto Federico." Disse per poi scoppiare a ridere.

Revival || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora