Forty four.

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Gli occhi di Federico erano innondati da decine e decine di lacrime che non accennavano ad arrestarsi, continuavano a rigare le guance prive di colore del ragazzo che era certo si sarebbe sentito male da un momento all'altro, la voce degli altri, tra cui quella del suo Benjamin, giungevano ovattate alle orecchie del più piccolo, come se fossero distanti metri e metri da lui, la sua vista era offuscata dalle tante lacrime mentre nella sua mente continuavano a ripetersi le parole lette nel biglietto, erano passati così tanti mesi che il biondo si era quasi concesso il lusso di provare a dimenticare Caleb ma non aveva ancora fatto i conti con la mente diabolica del rosso, ignorava l'idea che Caleb volesse vendicarsi, una parte di lui era arrivata a sperare che i mesi in cella lo avessero aiutato a cambiare, a diventare una persona migliore, ma così non era stato, anzi il contrario, era solo peggiorato.
Benjamin continuava a chiamare a gran voce il nome del ragazzo davanti a lui ma senza ottenere buoni risultati, Federico continuava a piangere e a singhiozzare sempre di più, aveva provato a stringerlo, a farlo calmare in qualche modo, ma sembrava che il più piccolo neanche lo ascoltasse.
Anche Luke, che era l'unico dei ragazzi presenti, aveva provato a far qualcosa per lui ma anche i suoi tentativi si rivelarono vani, Luke non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ignorava cosa ci fosse scritto nel biglietto che il poliziotto gli aveva consegnato e ne sapeva anche ben poco di Caleb e di quello che era successo tra di loro.
-"Piccolo ti prego, basta." Lo implorò Benjamin che ormai non sapeva più cosa fare.
Tutto ciò che ottenne come risposta fu l'ennesimo singhiozzo.
-"Benjamin non può continuare così, si sentirà male." Gli disse sinceramente preoccupato per il più piccolo Luke.
-"Lo so Luke ma non so cosa fare, lo vedi tu, non riesce a smettere di piangere e singhiozzare." Sospiro il moro.
La curiosità di sapere cosa ci fosse scritto in quel biglietto si fece spazio in Luke ma decise che quello non era il momento più adatto, avrebbe avuto per investigare, l'importante era riuscire a tranquillizzare Federico.
Pochi istanti dopo Federico emise un ultimo singhiozzo disperato per poi chiudere gli occhi e lasciarsi cadere sul freddo pavimento del negozio di Benjamin.
-"Federico!" Urlò il moro e lo afferrò giusto in tempo prima che sbattesse la testa.
-"Oddio...Oddio..." Luke era del tutto entrato nel panico a quella vista, non era mai stato molto adatto a quel genere di situazioni.
-"Luke tranquillizzati, ci penso io a lui, tu resta qui e occupati del negozio." Gli ordinò il maggiore e strinse di più a sè il piccolo Federico ancora incosciente.
Il ragazzo si limitò ad annuire e a rivolgere un'occhiata preoccupato al ragazzo tra le sue braccia.
Benjamin spalancò la porta del magazzino e entrò, facendo ben attenzione a non far urtare il più piccolo tra le sue braccia, per poi sistemare Federico sul divano verde presente nella stanza.
-"Ti prego piccolo, apri gli occhi..." Sussurrò lui mentre si inginocchiava di fianco al ragazzo e gli prese la mano.

Soltanto pochi minuti dopo il biondo aprì lentamente gli occhi, sbatté più volte le palpebre prima di rendersi conto in che posto si trovasse, dopo una breve occhiata generale alla stanza intorno a lui, che aveva riconosciuto come il magazzino del negozio di Benjamin, la sua attenzione ricadde sul ragazzo inginocchiato al suo fianco che continuava a guardarlo preoccupato mentre gli stringeva la mano.
-"Ben..." Sussurrò lui per poi tossire.
Il più grande tirò un sospiro di sollievo.
-"Come ti senti?" Gli chiese lui e allungò una mano per accarezzargli la fronte.
-"Mi-mi gira tutto..." Rispose sottovoce il biondo e chiuse nuovamente gli occhi.
-"È normale, riposa."
-"Cos'è successo?"
-"Sei svenuto e per vari minuti sei rimasto incosciente, resta qui e riposa." Disse Benjamin e si alzò.
Federico si limitò ad annuire ma, poco prima che il moro si allontanasse da lui, gli prese la manica della maglia e lo fermò.
-"Cosa c'è?" Gli chiese il più gonade.
-"Dimmi che è stato solo un brutto sogno..."
Benjamin capì subito a cosa si riferisse il più piccolo e, nel vederlo così tanto triste, sentì una stretta al petto, voleva così tanto dirgli che era stato solo un brutto sogno ma non poteva, lo avrebbe soltanto illuso, e si ritrovò ad abbassare la testa senza nemmeno rendersene conto.
-"No..." Singhiozzò il minore e abbassò lo sguardo.
-"Mi dispiace così tanto piccolo..." Sussurrò il moro e gli buttò le braccia al collo.
-"Promettimi che ci sarai."
-"Ci sarò sempre amore mio, sempre." Gli disse il più grande e gli diede un bacio sulla fronte.

Un nuovo giorno stava iniziando, si riusciva ad intravedere il sole che stava timidamente sorgendo, mentre tutti in città si godevano le ore ultime ore di sonno, due ragazzi non riuscivano a chiudere occhio, centinaia e centinaia di pensieri invadevano la loro mente.
Federico continuava a fissare il muro mentre la sua schiena aderiva perfettamente al petto del maggiore che continuava ad accarezzargli le mani e a lasciargli, di tanto in tanto, alcuni baci sul collo che sperava potessero strappargli un sorriso ma i pensieri erano troppi e il più piccolo a stento riusciva ad avvertirli.
-"Piccolo dovresti riposare." Gli consigliò il maggiore.
-"Non ho sonno." Rispose Federico, il suo tono di voce era strano, non traspariva emozioni.
-"Devi riposare, tra poche ore dovrai andare al bar e avrai bisogno di molte energie per affrontare la giornata, ieri ti sei sentito anche poco bene." Disse il più grande tralasciando la parte in cui doveva dirigersi alla centrale della polizia.
Poco prima che il biondo aprisse bocca per rispondergli il suo cellulare prese a suonare facendo riecheggiare nella stanza buia la sua suonerai, Federico si sporse oltre il letto per afferrare l'oggetto che continuava a suonare insistentemente.
-"Chi è?" Gli chiese Benjamin.
Il più piccolo diede uno sguardo allo schermo e lesse il nome del mittente.
-"È un numero sconosciuto." Annunciò lui.
-"Vuoi rispondere?"
Senza nemmeno rispondere al suo ragazzo, Federico, trascinò con il dito la cornetta verde e si portò all'orecchio l'apparecchio.
-"Pronto?" Rispose lui con voce titubante.
-"Ciao Federico."
Per poco al biondo non cadde il telefono dalle mani, quella voce.
-"Federico chi è?" Chiese il più grande notando la sua strana espressione.
-"Vedo che sei con lui, quando capirai che è colpa sua se ora ti trovi in questa situazione?" Disse la voce al telefono.
Il colorito roseo che poco prima Federico aveva era del tutto sparito.
Benjamin prese il telefono dalle mani dell'altro e mise il vivavoce.
-"Chi parla?!"
-"Ciao Benjamin, ti direi che è un piacere sentire la tua voce ma sai benissimo che non è così." Rise il ragazzo.
-"Caleb..." Quasi sussurrò il moro mentre guardava preoccupato il ragazzo al suo fianco.
-"Vedo che ti ricordi di me, mi avevano detto che avevi avuto incidente e che hai perso la memoria.
Peccato che sei ancora vivo." Disse Caleb.
-"Cosa vuoi?!" Ringhiò il maggiore.
-"Da te nulla, per ora.
Voglio parlare con Federico."
-"Tu non parlerai con lui."
Il ragazzo al telefono sbuffò.
-"Allora diglielo tu quello che sto per dirti." Disse il rosso. "Tra poche ore inizierà la sua fine, non lo lascerò vivere tranquillo con te, lui mi appartiene.
E Federico, se mi stai ascoltando, sappi che nessuno riuscirà a salvarti questa volta." Continuò il ragazzo per poi staccare la telefonata.
Federico continuava ad osservare il muro incapace di avere una qualsiasi reazione mentre Benjamin osservava lui senza sapere cosa fare.
Forse Caleb aveva ragione, per lui non c'era salvezza.

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Ehi❣
Vi ringrazio infinitamente per le trentaquattro mila visualizzazioni, per i commenti che mi lasciate, mi fa davvero piacere leggere cosa ne pensate, e per tutti i bei messaggi che mi lasciate in privato, grazie💕
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Baci, Michi💕

Revival || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora