Ten. || Special.

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Come promesso ecco a voi il capitolo speciale di cui vi avevo parlato, mi scuso per il grosso ritardo ma, davvero, non sono riuscita a scriverlo prima.
Questo è il continuo del decimo capitolo di questa storia, nel caso non lo ricordaste vi invito ad andare a rileggerlo, spero vi piaccia.
Baci, Michi💕

-"Non sono arrabbiato e ora smettila di sentirti in colpa biondino."
Il cuore di Federico fece festa a sentire quel soprannome, erano mesi e mesi che Benjamin non lo chiamava in quel modo, l'ultima volta che l'aveva chiamato così era stata la sera in cui si erano messi insieme.
-"Co- come mi hai chiamato?"
Benjamin ci pensò su qualche istante, non si era nemmeno reso conto del soprannome che gli aveva dato.
-"Biondino." Rispose dopo un po'. "Perché?" Aggiunse.
-"Era da molto che non mi chiamavi così.."
-"Ti dispiace?"
Il biondo scuote la testa.
-"Mi piace tantissimo." Disse sorridendo.
-"Bene." Disse il moro ricambiando il sorriso.
-"Ti va di andare a cena da qualche parte? Non ho voglia di stare a casa." Chiese Benjamin.
-"Certo, dove vuoi andare?"
-"Al tuo bar." Rispose senza nemmeno pensarci il più grande.
-"Al mio bar?" Ripetè il biondo.
-"Sì, non ci sono ancora mai stato da quando sono tornato e voglio vederlo." Spiegò il ragazzo.
Federico annuì e aiutò Benjamin a prendere le sue cose.
Quel posto, come tanti altri, era pieno di ricordi per loro due, ricordi che inondavano solo la mente del più piccolo, era lì dove si erano baciati la prima volta e dove si erano fidanzati ed era lì dove le cose sarebbero ricominciate.
Un nuovo capitolo della loro storia stava iniziando e Federico aveva intenzione di scrivere un lieto fine.

Il biondo durante il breve tragitto che separava il negozio del più grande dal bar del minore non proferì parola, le sue labbra erano piegate all'insù in un sorriso che non accennava a scomparire e Benjamin non aveva impiegato molto tempo nel notare quanto il minore fosse felice, lo aveva capito semplicemente guardandolo negli occhi e si era stupito di se stesso, non credeva di poter capire, capire che cosa stesse provando, un ragazzo di cui a stento conosceva le origini, Federico, in fin dei conti, era per lui un semplice estraneo eppure non riusciva a cacciare da lui quella folle idea di conoscerlo meglio di se stesso, ogni volta che i loro occhi finivano per incrociarsi, il moro, vedeva se stesso e sapeva che l'immagine di lui riflessa era felice, felice per davvero, come neanche ricordava di esserlo mai stato.
-"Eccoci arrivati." Disse Federico mentre spalancava la porta di vetro del suo bar, in quel momento buio e deserto. "Mettiti pure comodo." Aggiunse e gettò le chiavi in un punto non definito nella stanza, facendo riecheggiare nella stanza vuota il rumore provocato da queste a contatto con una superficie dura.
-"Federico." Lo chiamò il moro che se ne stava in silenzio dietro di lui. "È un po' difficile mettermi comodo se neanche so che cosa ho davanti, tu non credi?" Chiese e inclinò la testa da un lato, anche se l'altro non poteva vederlo.
-"Oh." Borbottò il più piccolo e si allontanò di qualche passo, lasciando una sensazione di freddo e vuoto al maggiore che si voltò a guardarlo nel buio di quella stanza. "Hai ragione, scusami." Disse e dopo soli pochi istanti un fascio di luce aranciata illuminò l'intera sala curata in ogni minimo dettaglio.
-"Ecco fatto." Aggiunse il minore e regalò un sorriso smagliante all'altro che ricambiò. "Ti piace?" Chiese e, nuovamente si avvicinò a lui.
Benjamin per qualche momento si guardò intorno con aria attenta e curiosa, prima di rivolgere la sua attenzione al ragazzo dai capelli biondi tinti che lo osservava in silenzio.
-"Ti somiglia." Disse dopo vari attimi di silenzio. "Questo posto mi ricorda te." Aggiunse e fece incontrare i loro occhi, che tanto si somigliavano.
Ed era vero, al più grande quel posto ricordava davvero il minore, non faticava ad immaginarselo mentre si muoveva tra quei tavoli ben lucidati o intento a preparare qualche cocktail dietro il grande bancone, lo vedeva anche quando, anni prima, sceglieva con cura l'arredamento di quel posto che gli avrebbe portato tanta felicità, in ogni angolo di quel posto sentiva che c'era un pezzo di Federico nascosto e lui sapeva che, prima o poi, sarebbe riuscito a recuperarli tutti.
Le guance del biondo si tinsero di una leggera sfumatura di rosso e si trattenne a fatica dal sorridere come un bambino il giorno di Natale.
-"Beh, spero sia un complimento allora." Rispose ironico, dato che in quel momento le parole non facevano altro che morirgli in gola.
-"Per il tuo bar sicuramente." Replicò il più grande. "Non potrebbe somigliare a persona migliore, tu sei speciale Federico." Aggiunse e abbozzò un piccolo sorriso che scaldò il cuore del minore.
-"Vieni, ti offro qualcosa."

-"Così sono stato molte volte qui, giusto?" Chiese Benjamin mentre addentava un panino fin troppo farcito che gli stava gocciolando un po' ovunque.
Un tenero sorriso comparve sul viso del biondo che, amorevole come solo lui sapeva essere, prese un tovagliolo in stoffa rossa e lo usò per pulire gli angoli della bocca sporchi del maggiore.
-"Sì, sei stato qui molte volte." Rispose. "Questa era la nostra meta ogni qualvolta ci ritrovavamo a girovagare senza averne una, finivamo per passare le nostre serate qui a parlare del più e del meno." Continuò.
-"Un po' come stiamo facendo ora?" Chiese il più grande e gli sorrise per ringraziarlo di ciò che aveva appena fatto.
-"Un po' come stiamo facendo ora." Ripeté Federico e, ancora una volta, sorrise al maggiore davanti ai suoi occhi. "Mi è sempre piaciuto parlare con te, anche degli argomenti più stupidi, qualsiasi argomento noi trattassimo io stavo bene con te e sentivo di aver trovato il mio posto nel mondo, accanto a te." Continuò e il suo sguardo si perse nel vuoto, tra centinaia di ricordi che gli riscaldavano il cuore.
-"E ora?" Domandò il moro. "E ora senti ancora che il tuo posto nel mondo è accanto a me?
Ti senti ancora bene mentre parli con me?
Sei ancora innamorato di me, Federico?" Continuò.
Il più piccolo fu tentato di scoppiare in una fragorosa risata, come poteva l'altro pensare che non lo amasse più? In fondo, però, non poteva neanche dargli torto, aveva perso la memoria e con essa tutte le sue certezze, voleva solo acquisirne delle nuove, sapere di non essere stato dimenticato come, invece, aveva fatto lui stesso.
-"Benjamin, mio piccolo e caro Benjamin." Sospirò. "Da tempo ho smesso di classificare ciò che io provo per te come semplice amore, da mesi ho capito che va ben oltre, è qualcosa di più profondo dell'amore che, volente o nolente, mi riempie e mi fa morire giorno dopo giorno, continuamente, quando sei e anche quando non sei con me.
In questi mesi senza di te non ho fatto altro che pensarti, per quanto assurdo in quei giorni farlo, pensavo a come sarebbe stato rivederti, poterti abbracciare ancora e quando finalmente è successo la realtà ha superato ogni mia aspettativa, rivederti mi ha ridato il mio posto nel mondo.
Al tuo fianco continuo a sentirmi bene, continuo ad essere felice, e credo che mai nessuno che non sia tu, a questo mondo, possa donarmi le stesse sensazioni che mi dai tu.
Ad oggi, se vuoi definirlo come tale, posso dirti che continuo ad amarti anche se per me è qualcosa di più profondo e sincero.
Io non sono solo innamorato di te, Benjamin, io sono totalmente tuo."

Revival || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora