Sixty.

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Dopo la loro cena in tram, organizzata dal maggiore, i due amanti avevano deciso di dedicarsi il resto della serata, avevano spento i cellulari ed eliminato qualsiasi cosa potesse disturbarlo, c'erano solo loro e il loro amore.
A loro due non servivano grandi cose, non vedevano la necessità di compiere gesti eclatanti per dimostrarsi qualcosa di tanto bello, l'amore che provavano nei loro confronti era ben visibile anche ad occhio nudo.
Avevano passato le restanti ore della loro serata a baciarsi e stringersi nel loro letto, si erano sussurrati dolci parole mentre si viziavano di loro, i loro corpi uniti a tal punto da confondere chi si trovava ad osservarli, le loro mani intrecciate e i loro sguardi che si cercavano ripetutamente mentre, in quel letto, si lasciavano andare al loro amore.

La luna era alta nel cielo e, circondata da decine e decine di piccole stelle, illuminava con la sua maestosità l'intera città.
Per le strade era difficile incontrare qualcuno, la maggior parte della gente era rintanata nella propria e riposava per essere pronta al successivo giorno di lavoro, erano pochi quelli che si concedevano il lusso della libertà, che giravano allegri per la città aspettando di veder sorgere l'alba.
Benjamin e Federico erano tra quelli che si erano rintanati nelle proprie dimore ma, semplicemente, perché non avevano bisogno di trovare la felicità in qualche bevanda o altro, loro, la felicità l'avevano stretta tra le braccia, erano la loro felicità, e non avevano alcuna intenzione di lasciarsi andare.

Nel cuore della notte, e nel silenzio della città, tra le strade riecheggiò un urlo disperato che turbò chi lo aveva udito.
Tra le mura candida della casa dei due la tranquillità, che fino a poco prima regnava, era stata interrotta.
Al piano di sopra, nella loro stanza, nel buio si riusciva ad intravedere un Benjamin ansimante che si era svegliato in preda ai ricordi, la sua fronte era imperlata di sudore e il suo petto continuava ad alzarsi e abbassarsi irregolarmente mentre la sua mente era in totale subbuglio.
-"Ben." Bisbigliò il più piccolo che si stava strofinando gli occhi. "Che succede?" Continuò.
Il moro si girò a guardarlo e gli rivolse un piccolo sorriso.
-"Nulla piccolo mio, ho solo fatto un brutto sogno." Mentì lui. "Torna a dormire." Aggiunse e riappoggiò la testa sul petto nudo del ragazzo.
Federico si sforzò di credergli e riprese nuovamente a stringerlo.
-"Buonanotte." Sussurrò lui e richiuse gli occhi.
-"Notte..." Rispose il moro e alzò gli occhi per osservarlo meglio.
Per lui quella non sarebbe stata una buonanotte, neanche un po', osservava il ragazzo stretto a lui e faticava a credere a chi era lui e quanto importante fosse mentre nella sua testa una moltitudine di immagini si creava solo per poi scomparire.

La notte era lentamente passata, anche troppo lentamente per i gusti di Benjamin che non era riuscito a chiudere occhio per tutto il tempo, lasciando spazi ai caldi colori della mattina.
Era una mattina come tante altre, era questo ciò che chiunque avrebbe detto, non c'erano nuvole a coprire il cielo azzurro e la città era riscaldata dai caldi raggi del sole che illuminava tutto, il canto degli uccellini era ben udibile e metteva allegria a chi si condeceva qualche minuto per bearsi del loro cinguettare felice.
La sveglia dei due giovani era già suonata e aveva dato il via ad un nuovo giorno che avrebbe cambiato le loro vite, Federico sembrava allegro mentre si preparava per andare a lavoro mentre Benjamin sembrava irrequieto, si sentiva rinchiuso tra quelle mura, non aveva ancora rivolto parola al più piccolo che lo guardava preoccupato.
-"Ben stai bene?" Gli chiese mentre si avvicinava a lui.
-"Eh? Cosa?"
Federico si inginocchiò ai piedi del letto e gli prese la mano.
-"Che ti succede?"
-"Nulla Federico." Rispose il maggiore e tirò via la mano prima di alzarsi.
Il biondo lo guardò confuso e lo seguì fuori dalla stanza.
-"Ma che ti prende? È da quando ci siamo svegliati che non mi rivogli parola, anche durante la colazione non hai aperto bocca."
-"Non ho nulla, non preoccuparti." Disse Benjamin e scese le scale seguito da Federico che sbuffò sonoramente.
-"Io non vado a lavoro." Annunciò il maggiore.
-"Cosa?" Federico capiva sempre meno cosa stesse succedendo.
-"Hai sentito, ora devo andare, ti chiamo più tardi." Disse il moro e frettolosamente uscì di casa.
Il minore ebbe l'istinto di seguirlo e capire cosa stesse succedendo ma dopo un po' decise di lasciarlo andare e continuava a sperare che il suo ragazzo ritrovasse il suo buon senso e, soprattutto, che non si cacciasse nei guai.

Revival || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora