Forty five.

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Quella telefonata aveva molto turbato i due ragazzi che non avevano ancora proferito parola da quel momento, nemmeno il suono fastidioso della sveglia era riuscita a far parlare i due, entrambi continuavano a fissare il vuoto mentre migliaia di ipotesi si facevano spazio nelle loro menti, cercavano di capire cosa Caleb avesse preparato per il più piccolo così da potersi preparare all'attacco ma la mente del ragazzo era così malata che era impossibile per loro indovinare la giusta ipotesi, la scusa che Benjamin gli aveva rifilato per tutto il tempo per consolarlo di avere dalla sua parte la legge non stava più in piedi, avevano scoperto con chi avevano a che fare e sapevano anche che con lui non c'era legge che tenesse, Caleb, la legge se la faceva da solo e lo aveva ampiamente dimostrato anche solo con la telefonata che gli aveva fatto, nessun detenuto avrebbe potuto fare la stessa cosa, e per di più dalla sua parte aveva Robert che, nonostante tutto, era un funzionario della legge, nemmeno la presenza del poliziotto Mitchell era più motivo di consolazione per loro, anzi, erano arrivati a temere anche per l'incolumità dell'agente, ammesso che lui fosse estraneo a tutti i loro piani, ormai i due non riuscivano più a fidarsi di nessuno.

Erano le otto del mattino e Benjamin e Federico si stavano preparando per uscire di casa diretti verso i rispettivi luoghi di lavoro, i due non si erano ancora rivolti neppure una parola durante le ore dopo la telefonata, Benjamin continuava ad osservare il suo ragazzo e sospirare, si sentiva impotente.
-"A che ora devi andare in centrale?" Chiese il più grande per spezzare il silenzio che era diventato ormai insostenibile.
-"Verso le cinque." Rispose Federico e si mise davanti allo specchio per sistemarsi meglio la sciarpa.
-"Vengo con te." Gli disse Benjamin e si mise dietro di lui.
-"No Ben, voglio che tu resti in negozio."
-"Non se ne parla, io vengo con te." Ribatè il moro.
-"Non voglio che tu venga lì, potrebbe essere pericolo." Rispose il più piccolo.
-"Appunto, potrebbe essere pericoloso, io non ti lascio solo."
Il minore sospirò e lo guardò attraverso lo specchio.
-"Non cambierai idea, vero?"
-"Certo che no." Rispose, quasi divertito, Benjamin.
-"E va bene, verrai con me."
Il moro lo abbracciò da dietro e poggiò il mento sulla sua spalla.
-"Alle quattro e mezza sono al tuo bar." Disse lui.
-"Cosa? Perché?"
-"Nel caso dovesse passarti per la testa di non venirmi a prendere e, nel caso non ti facessi trovare al bar, sappi che vengo anche in centrale.
Io non ti lascio solo." Disse Benjamin e aumentò la presa sul minore.
Sul volto di Federico nacque un piccolo sorriso e si girò a baciarlo.
-"Grazie." Sussurrò lui dopo essersi staccato.
-"Non devi ringraziarmi, io sarò sempre al tuo fianco."

La mattinata era passata piuttosto velocemente, Federico per tutto il tempo aveva provato a pensare ad altro e, la maggior parte del tempo, i suoi pensieri erano occupati da quel ragazzo moro che era riuscito a rubargli il cuore, era l'unica cosa positiva della sua vita e l'unica persona capace di farlo distrarre e sorridere in quei momenti così bui.
Molti tra quelli che, quella mattina, erano entrati nel bar avevano la forte curiosità di rivolgere a Federico alcune domande riguardo ciò che stava succedendo ma si erano trattenuti.
Benjamin più volte era passato al bar del più piccolo e aveva provato a distrarlo, con buoni risultati tra l'altro, e anche in quel momento si trovava al bar del ragazzo mentre lo aspettava per andare in centrale.
-"Sei pronto?" Gli chiese Benjamin mentre si appoggiava allo stipite della porta.
-"Si, cioè no ma devo." Sospirò Federico e prese le chiavi della macchina.
Il moro si avvicinò a lui e gli mise le mani sulle spalle.
-"Ci sono io con te e non permetterò che ti facciano del male, va bene?" Gli disse guardandolo negli occhi.
-"Ben..."
-"Ho detto va bene?" Lo interruppe il maggiore.
-"Va bene Benjamin, mi fido di te." Sorrise il biondo.
-"Bene, allora andiamo." Ricambiò il sorriso Benjamin.
I due si presero per mano e uscirono dall'ufficio del ragazzo.

Erano le cinque in punto e i due ragazzi erano appena arrivati alla centrale, Benjamin continuava a guardarsi intorno curioso mentre Federico era nuovamente nel panico, l'idea di dover rivedere Robert lo spaventava a morte.
-"Entriamo?" Chiese Benjamin.
Il biondo si limitò ad annuire e a stringere di più la mano del suo ragazzo.

All'interno dell'edificio vennero accolti da un poliziotto poco più grande di loro che li portò in una piccola sala d'attesa e disse loro di attendere qualche minuto.
-"Sei agitato?" Gli chiese il moro.
-"Tanto." Rispose Federico e si sfregò le mani per cercare di riscaldarsi. "Ma so che ci sei tu con me e questo mi rende felice." Aggiunse sorridendo.
Benjamin ricambiò il sorriso e gli prese la mano.
-"Eccoli qui i due piccioncini." Rise l'agente Miller attirando l'attenzione dei due su di lui.
-"Salve." Rispose freddo il più grande.
-"Agente Miller." Disse il biondo.
-"Nonostante tutto continuate a rispettarmi come poliziotto, mi piace." Sorrise maligno Robert.
-"Sbrighiamoci, non ho tempo da perdere." Disse Federico.
-"Presto avrai tutto il tempo libero che ti pare, in cella ci si annoia molto." Lo provocò il ragazzo ma non vedendo risposta da parte dell'altro cancellò il suo sorriso idiota dal volto. "Andiamo." Aggiunse e si diresse verso il suo ufficio.
Federico, nonostante la situazione, tirò un sospiro di sollievo sapendo che Benjamin poteva seguirlo.

-"Allora Federico, sai che sei nei guai vero?" Disse Robert e poggiò i gomiti sulla sua scrivania.
-"Dov'è l'agente Mitchell?" Chiese Federico ignorando le sue parola.
-"Non c'è, ha avuto dei 'problemi privati'." Disse l'agente virgolettando la motivazione. "O così mi hanno detto." Aggiunse.
Quella sua affermazione fece agitare ancora di più il piccolo che annuì a vuoto.
-"Cosa avete su di lui?" Chiese Benjamin.
-"Diretto, mi piace."
Questo suo tentativo di essere simpatico dava esageratamente fastidio al moro che non si preoccupava di mascherarlo.
-"Allora?" Continuò il biondo.
-"Abbiamo dei video." Rispose Robert.
-"Video?" Chiesero in coro i due giovani.
-"Esatto, video." Rispose l'agente Miller mentre un ghigno malefico nasceva sul suo volto.
-"Che genere di video?" Chiese Federico mentre cercava di non dare a vedere la sua agitazione.
-"Di te in un negozio, poco distante da quello del tuo ragazzo qui presente." Rispose indicando il moro al suo fianco.
-"E quindi?" Chiese il più grande.
-"Quel negozio è stato derubato quel giorno." Spiegò loro Robert.
-"E perché dovrebbe riguardarmi?" Chiese, quasi scocciato, il biondo.
-"Ti riguarda perché è successo poco prima del tuo incidente e il proprietario ti ha riconosciuto come il ladro." Gli disse Robert e scoppiò in una risata.
Federico sentì il mondo cadere sulle sue spalle, ecco cosa voleva da lui Caleb, voleva averlo ancora accanto e si era assicurato che succedesse.

Revival || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora