Thirty nine.

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Era sabato sera, in città c'era un rumore assordante di clacson, il centro della città era in pieno movimento, ogni angolo brulicava di persone che cercavano un nuovo locale dove andare a divertirsi, nessuna aveva voglia di passare il suo sabato sera, l'atteso giorno di divertimento, chiuso in casa a guardare i soliti film di sempre, soprattutto dato il bel tempo che aveva accompagnato tutti durante la giornata, era una serata insolitamente calda per quel periodo e questo spingeva tutti ad uscire e ad accalcarsi nelle strade o nei locali.
Il negozio di Benjamin era chiuso già da un po' mentre il bar di Federico era ancora aperto e la gente continuava ad entrare ed uscire a grande ritmo e questo non lasciava nemmeno un secondo libero a chi lavorava lì, Federico continuava a fare avanti e indietro tra i tavolini desiderando ardentemente di tornare a casa e riposare nel suo letto ma, il suo desiderio, doveva attendere ancora qualche ora.
Negli ultimi giorni Federico era stato sottoposto a molto stress, quel poliziotto, Robert, continuava ad andare da lui, sempre con una scusa diversa, e ne approfittava per fargli domande che riguardavano ben poco il suo incidente, sembrava molto più interessato alla sua vita privata e, in particolare, alla sua relazione con Benjamin mettendolo a disagio, nutriva dei profondi dubbi nei confronti di quel ragazzo che si spacciava per un rappresentante della legge.
Benjamin, che era all'oscuro di tutti i dubbi del più piccolo, cercava di stargli accanto come meglio poteva anche se non si spiegava il perché di tanta preoccupazione, sapeva che il suo incidente era andato esattamente come lui l'aveva descritto eppure questo sembrava non tranquillizzare il più piccolo; in quel momento, il moro, era seduto su uno dei morbidì divani in pelle color crema del bar di Federico mentre continuava ad osservare il suo ragazzo fare avanti e indietro senza prendersi neppure un secondo di pausa, aveva provato ad aiutarlo ma il biondo gli aveva espressamente chiesto di starsene seduto o l'avrebbe distratto.
"Devo fare qualcosa per distrarlo un po', non può continuare così." Pensò il maggiore e tirò fuori il cellulare per appuntare le sue idee.

Mancava poco a mezzanotte quando, finalmente, il bar di Federico si svuotò e il biondo e i suoi dipendenti potettero emettere un sospiro di sollievo, a tutti loro faceva piacere vedere così tanta gente nel bar ma era altrettanto stancante ma, per loro fortuna, il giorno seguente sarebbe stato un giorno di riposo e loro avevano tutta l'intenzione di goderselo al massimo.
Mentre Federico era intento a prendere il suo telefono dal bancone, Benjamin, gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro per poi poggiare la testa sulla sua spalla.
-"Andiamo a casa piccolo?" Gli sussurrò.
Il biondo si limitò ad annuire e ad accarezzargli le mani.
-"Sei tanto stanco?" Gli chiese preoccupato il moro.
-"Si, voglio solo dormire il più possibile." Rispose esausto il più piccolo.
-"E io ti coccolerò tutto il tempo." Gli disse il maggiore e gli diede un bacio sul collo.
Quel suo gesto fece comparire un piccolo sorriso stanco sul volto del biondo che si staccò dal ragazzo per prendergli la mano e trascinarlo fuori dal bar.

-"Fede sei sicuro di riuscire a guidare?" Gli chiese Benjamin una volta salito in macchina.
Federico non aveva alcuna voglia di passare la prossima mezz'ora bloccato nel caotico traffico di quella città ma, data la perdita di memoria di Benjamin, era l'unico in grado di farlo quindi sospirò e si costrinse a tenere gli occhi aperti.
-"Tranquillo, sto bene."
Il moro, anche se titubante, si convinse a credere alle parole del più piccolo.
-"Ti va di insegnarmi a guidare?" Gli chiese il maggiore dopo vari minuti di silenzio.
Quella proposta sorprese il biondo ma lo rese anche felice, gli faceva piacere sapere che il suo ragazzo voleva lentamente riappropriarsi della sua vecchia vita e lui l'avrebbe aiutato in tutto ciò che gli era possibile fare.
-"Ma certo." Gli rispose sorridente, un sorriso vero.

Un nuovo giorno era iniziato in quella piccola cittadina, il sole illuminava maestoso i prati verdi del posto mentre c'era chi li percorreva sereno e chi, invece, preferiva restarsene a casa a poltrire ancora un po' e poi, per ultimo, c'era chi preferiva passare le prime ore del mattino a guardare sorridente il proprio ragazzo dormiente e tra questi c'era Benjamin che guardava come rapito il piccolo Federico che dormiva beato con la testa poggiata sul suo petto.
A malincuore il maggiore spostò il ragazzo dal suo corpo e scese giù in salotto ad aprire la porta poco prima che il ragazzo del fioraio bussasse.
-"Oh, buongiorno." Lo salutò il ragazzo.
-"Buongiorno." Ricambiò il saluto il moro.
-"Questi sono per lei." Il giovane gli passò il mazzo di rose ordinate da lui.
Benjamin lo ringraziò e gli diede il suo compenso per poi chiudere la porta e correre in cucina.

Revival || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora