Quella notte Benjamin e Federico la passarono stretti l'uno all'altro a coccolarsi, a nessuno dei due importava che l'indomani sarebbero stati entrambi stanchi, volevano solo viziarsi di loro, nonostante non avessero ancora fatto l'amore sentivano di appartenersi, in ogni bacio mettevano una parte di loro e se la donavano, erano parte l'uno dell'altro.
Un nuovo giorno stava iniziando pronto ad essere riempito dallo stesso amore che riempiva i cuori di quei due ragazzi che non potevano fare a meno di stare insieme; si riusciva ad intravedere tra le nuvole un sole timido a cui piaceva giocare a nascondino mentre i suoi ragazzi illuminavano debolmente il tutto e cercavano il modo per filtrare attraverso le finestre chiuse delle case di città.
La testa di Benjamin era poggiata al petto di Federico che dormiva beatamente quando la sveglia iniziò a produrre il suo fastidio interrompendo così il breve riposo dei due.
-"Mhh..." Mugugnò Federico e iniziò ad accarezzare, involontariamente, i capelli del ragazzo moro che continuava a dormire.
Il biondo aprì lentamente gli occhi e tastò il comodino in cerca dell'oggetto suonante per poi spegnerlo.
-"Benjamin." Sbadigliò lui.
Tutto ciò che ottenne come risposta fu una maggiore presa sul suo fianco destro.
-"Dai cucciolo svegliati." Continuò mentre giocherellava con i folti capelli del suo ragazzo.
-"Ho sonno." Bisbigliò Benjamin con la voce impastata di sonno.
-"Dobbiamo alzarci Ben."
-"Ma io non voglio, voglio restare qui a letto con te."
-"Anche a me piacerebbe ma abbiamo delle attività da mandare avanti, solo due giorni e poi avremmo una giornata intera solo per noi."
-"E va bene." Sospirò il maggiore e alzò il viso per guardarlo. "Ma domenica non riuscirai a farmi separare da te." Aggiunse.
-"Non ci proverò nemmeno." Sorrise il biondo.
Benjamin si allungò per lasciargli un bacio sulle labbra e si alzò ma venne nuovamente tirato a letto dal più piccolo.
-"Vuoi andartene senza un vero bacio del buongiorno?"
Il moro sorrise e unì le sue labbra con quelle soffici e rosse di Federico che mise le mani tra i suoi capelli.Erano le otto e trenta, i due ragazzi avevano da poco finito da fare colazione, e come al solito erano in ritardo, quando il cellulare del più piccolo iniziò a suonare facendo sobbalzare il proprietario che era concentrato nel sistemarsi al meglio i capelli che quella mattina non ne volevano sapere di stare ai suoi ordini.
-"Fede il telefono!" Gli disse Benjamin dalla cucina.
-"Si, ho sentito!" Rispose il biondo e prese il cellulare.
Senza neppure controllare chi lo stesse chiamando accettò la chiamata e si portò l'oggetto all'orecchio.
-"Pronto?" Rispose mentre con la mano libera cercava di dare un senso ai suoi capelli.
-"Parlo con il signor Rossi?" Chiese la voce al telefono.
Federico scostò l'oggetto e lesse il nome del mittente ma scoprì che si trattava di un numero privato.
-"Si, chi parla?"
-"La chiamo dal commissariato di polizia, dovrebbe venire qui."
Il cuore di Federico perse un battito a sentire quella parole, cos'altro volevano da lui?
-"P-perché?" Chiese balbettando lui.
-"Le forniremo tutte le informazioni una volta che sarà qui, l'agente Miller l'aspetta tra mezz'ora nel suo ufficio, si sbrighi." Disse il ragazzo al telefono prima di interrompere la telefonata.
Il più piccolo si sistemò il cellulare nella tasca e prese un respiro profondo cercando di restare calmo.
-"Piccolo chi era al telefono?" Chiese Benjamin sbucando oltre le sue spalle.
-"La centrale, tra mezz'ora devo essere lì." Gli spiegò cercando di sembrare il più tranquillo possibile, non voleva dargli altre preoccupazioni.
-"Vengo con te."
-"Ben non serve, vai pure in negozio."
-"Ho detto che vengo con te, non ti lascio da solo con quel poliziotto pazzo." Ribatté Benjamin e si infilò la sua giacca nera di pelle.
-"Va bene, andiamo." Sospirò il più piccolo e prese le chiavi della macchina.Mezz'ora dopo i due erano nel parcheggio della centrale, quel posto trasmetteva ai due strane sensazioni e nessuna di quelle includeva la sicurezza che in teoria avrebbe dovuto trasmettergli.
-"Entriamo?" Gli chiese Benjamin.
Federico annuì e gli strinse la mano.-"Salve." Li salutò il ragazzo della scorsa volta che li accolse all'entrata.
-"Buongiorno." Rispose Federico seguito da Benjamin che lo imitò.
-"Federico, Benjamin." Li chiamò Robert entrando nella stanza.
-"Robert è il ragazzo che aspettavi?" Chiese il poliziotto che li aveva accolti.
-"Si Tom." Annuì l'agente. "Venite nel mio ufficio." Aggiunse facendo segno ai due di seguirli.
Una volta dentro tutti e tre, Robert chiuse la porta provocando un forte rumore.
-"Buongiorno ragazzi." Sorrise lui.
-"Non perdiamo tempo." Disse Benjamin freddo smorzando l'allegria del poliziotto.
-"Benjamin sei sempre di cattivo umore? Il tuo ragazzo non ti soddisfa abbastanza?"
Rise l'agente Miller.
Federico afferrò la mano del suo ragazzo e gli rivolse un'occhiata supplichevole.
Benjamin, intuendo a cosa si riferisse, chiuse gli occhi e non rispose alla provocazione del ragazzo.
-"Perché mi ha chiamato?" Chiese il biondo.
Robert si sedette all'altro lato della scrivania davanti a loro e incrociò le braccia al petto.
-"Ho saputo che sei stato da Caleb."
-"Mi ha chiamato per questo?" Domandò quasi infastidito il più piccolo.
-"No ma voglio sapere perché l'hai fatto."
-"Dovevo parlare con lui."
Robert sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
-"Ora vuole dirmi perché mi ha chiamato?"
-"Voglio proporti una cosa." Sorrise divertito il poliziotto.
-"Cioè?"
-"Ammetti che sei stato tu a rubare in quel negozio e cercherò di farti avere la minor pena possibile."
Federico rise, una risata amara.
-"Le piacerebbe."
-"A me no, ciò che ti sto proponendo va anche contro ciò che vuole il mio Caleb, ma lo faccio perché forse mi sembri simpatico."
-"Ma sa benissimo che lui non ha fatto nulla." Si intromise Benjamin.
-"Abbiamo dei video e la testimonianza del proprietario che dicono tutt'altro, non serve che vi dica a chi crederanno in tribunale." Rispose Robert.
-"Io non ho fatto nulla e il giudice mi crederà." Ribatté il più piccolo.
-"Pensi che crederà ad un ragazzino che dice di non aver visto la macchina perché agitato o ad un signore che ha la stima di tutto il paese, con dei video dalla sua parte oltretutto? Rispondi sinceramente."
Federico si strinse nelle sue spalle e abbassò la testa, aveva ragione lui, nessun giudice gli avrebbe creduto.
-"Allora vuoi patteggiare?" Continuò a parlare Robert.
-"Se lo faccio la mia fedina penale sarà rovinata per sempre."
-"Anche se non lo fai, sta a te scegliere."
-"Io non ho fatto nulla, credo nella giustizia." Affermò sicuro il biondo.
Robert lo guardò prima di scoppiare in una fragorosa risata.
-"Federico la giustizia sono io, la giustizia è Caleb per quanto ti sembri assurdo, in questo paese sono i disonesti a farla franca e tu ti sei messo contro il peggiore.
Preferisci passare anni preziosi della tua vita rinchiuso in una cella, accanto al tuo peggior incubo, o preferisci pochi mesi di arresti domiciliari?"
Federico si concesse per qualche secondo il beneficio del dubbio ma poi si rese conto che non poteva fidarsi di Robert, che lui agiva solo sotto volere di Caleb, ma poi una domanda comparì nella sua mente.
E se era ciò che Caleb voleva che lui facesse per toglierlo dai guai?
Ma no, non poteva accettare.
-"Non accetto, so che lei agisce solo sotto ordini di Caleb e non cadrò nella vostra trappola." Rispose lui.
-"È la tua ultima parola?" Gli chiese conferma l'agente Miller.
-"Si, non patteggerò, non ammetterò ciò che non ho fatto."
-"Benissimo." Rispose Robert mentre si alzava. "Allora sappi che la prossima settimana inizierà il tuo processo, sii puntuale." Aggiunse sorridendo e aprì la porta ai due per poi invitarli ad uscire.
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Revival || Fenji.
FanfictionRevival || Fenji. "Ad un anno dalla morte di Benjamin la vita di Federico continua ad essere vuota, un continuo sopravvivere aspettando la fine di tutto ma qualcosa lo risveglierà dallo stato in cui si trova. Rinascerà." Sequel di People fall in lov...