Forty six.

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Federico sentì il mondo cadere sulle sue spalle, ecco cosa voleva da lui Caleb, voleva averlo ancora accanto e si era assicurato che succedesse.
Continuava a guardare il poliziotto davanti a lui e sperava che da un momento all'altro saltasse fuori qualcuno a gridargli che era tutto uno scherzo, che lo stavano prendendo in giro, ma la porta non accennava ad aprirsi e in quella stanza non c'erano nascondigli.
Qualcuno, per qualche assurdo motivo, l'aveva davvero accusato di essere un ladro.
Perché proprio lui?
La risposta non tardò a farsi spazio tra i pensieri del più piccolo.
Perché Caleb aveva deciso che lui doveva pagarla.
La sua unica colpa, se così si può definire, era quella di non amare quel ragazzo dai capelli rossi che in tanti anni non aveva fatto altro che fargli del male fisicamente e psicologicamente, la sua colpa era di essersi innamorato di Benjamin e non di lui, no, quella non era una colpa, lui era più che felice di aver scelto il moro e non Caleb.
Ora come avrebbe reagito?
Federico girò la testa per cercare sostegno negli occhi di Benjamin ma ciò che vide lo fece cadere in panico ancora di più, il ragazzo al suo fianco era agitato esattamente quanto lui, la sicurezza che gli aveva dato fino a poco prima di entrare era del tutto scomparso, nemmeno il più grande ormai credeva più alle sue parole.
Ancora una volta, Caleb aveva ragione, nessuno poteva salvarlo questa volta.
All'improvviso la sua mente lo riportò all'agente Mitchell e si domandò se lui potesse aiutarlo o se fosse loro complice, perché non era presente? Non se la sentiva di vedere un ragazzo di poco più di vent'anni rinunciare alla sua vita e alla sua libertà?

-"Federico stai bene?" Gli chiese Benjamin sottovoce e gli prese la mano.
Il biondo si limitò ad annuire e ad accarezzare il dorso della mano dell'altro con il pollice.
-"Tra poco verrà qui il proprietario del negozio dove c'è stata la rapina e vi incontrerete, se ti riconoscerà come il ladro inizierà un processo contro di te." Gli disse Robert mentre sistemava alcune carte sulla sua scrivania.
-"E se non dovesse riconoscermi come tale?" Chiese speranzoso il più piccolo.
-"Non succederà, come ti ho già detto, abbiamo dei tuoi video."
Quelle parole spezzarono le poco speranze che erano rimaste al ragazzo, nonostante fosse innocente avrebbe dovuto pagare per colpa di un pazzo che si professava innamorato di lui.
-"Ma Federico è innocente, non potete condannarlo per nulla!" Disse, alzando, la voce il moro.
-"Non è innocente e questo lo sappiamo tutti benissimo, non è vero piccolo Federico?" Chiese l'agente marcando bene il nomignolo che gli aveva affibbiato.
A sentirsi chiamare piccolo Federico da Robert, al minore, vennero i conati di vomito, sapeva che era stato Caleb a dirgli di quel soprannome.
Benjamin, invece, nel sentire chiamare il suo ragazzo in quel modo perse la calma, nessuno doveva osare farlo, tantomeno chi voleva rovinargli la vita, si alzò di scatto facendo cadere all'indietro la sedia blu e si preparò a dare un pugno all'agente davanti a lui ma il suo pugno venne fermato da Federico che gli afferrò la mano e la intrecciò alla sua.
-"Non vale la pena Benjamin, non ne vale la pena." La voce del più piccolo era poco più alta di un sussurro.
Il moro osservò i suoi occhi, erano spenti, erano gli occhi di chi stava lentamente rinunciando alla sua vita.
-"Siediti o finirà male anche te." Ringhiò Robert.
Il più grande sbuffò e alzò la sua sedia per poi tornare a sedersi.

-"Posso farle una domanda?" La voce flebile di Federico interruppe il silenzio che si era creato nella stanza.
-"Dimmi ma non ti assicuro che ti rispondo." Sbuffò Robert mentre giocherellava con una vecchia matita.
-"Perché ha scelto di aiutare Caleb?"
Quella domanda da parte del biondo sorprese entrambi i due ragazzi presenti nella stanza che si fermarono ad osservarlo.
-"Che ti importa?" Sputò fuori l'agente mentre nei suoi occhi era ben visibile la rabbia che stava crescendo in lui, rabbia che però non fermò il più piccolo che continuò a parlare.
-"Lei sa cosa mi ha fatto?"
-"So cosa hai fatto a lui e meriti di pagarla cara." Un sorriso compiaciuto comparve sul volto di Robert che incrociò le braccia al petto.
-"La mia unica colpa, se così possiamo definirla, è quella di non amarlo." Continuò Federico.
Poco prima che Robert rispondesse con l'ennesima cattiveria la porta dell'ufficio si spalancò e fece il suo ingresso il poliziotto che poco prima li aveva accolti all'ingresso.
-"Robert?" Lo chiamò il ragazzo.
-"Dimmi."
-"È arrivato il proprietario di quel negozio, lo faccio entrare?"
-"Ma certo, fallo entrate subito." Rispose sorridendo Robert.
Il ragazzo annuì e uscì dall'ufficio chiudendo la porta.
-"È arrivata la tua ora Rossi."
Mentre il più piccolo si stringeva sempre di più a Benjamin la porta della stanza si aprì nuovamente e un signore di mezz'età entrò nell'ufficio.
-"Buongiorno." Disse il signore.
-"Signor Harris, prego entri." Disse Robert mentre si alzava dalla sua sedia per accoglierlo.
Lo sguardo di Federico e del signore si incontrarono e un mezzo sorriso comparve sul volto del più piccolo, mentre il signore distolse velocemente lo sguardo e lo rivolse verso Robert.
-"Fede perchè sorridi?" Gli chiese sottovoce Benjamin.
-"Lo conosco, lui lo conosco." Disse il biondo indicando il signore.
-"Davvero?" Chiese confuso il più grande.
-"Si, è amico di mio padre, praticamente mi ha visto crescere." Gli spiegò Federico mentre non riusciva a reprimere un sorriso.

-"Allora iniziamo." Disse Robert e si sfregò le mani.
Federico si raddrizzò sulla sedia e guardò attentamente il signore davanti a lui.
L'agente Miller fece accomodare il signor Harris davanti a lui e chiese a Benjamin di spostarsi.
-"Signor Harris." Lo chiamò l'agente. "Riconosce questo ragazzo come il ladro che ha derubato il suo negozio?" Chiese.
Il signore osservò attentamente Federico mentre cercava di non incrociare mai il suo sguardo, a differenza del biondo che voleva ad ogni costo un contatto visivo con lui.
-"Allora?"
Il signor Harris ingoiò a vuoto e sospirò.
-"Si, è lui."
Il sorriso che prima regnava sul viso di Federico sparì immediatamente, non riusciva a credere alle sue orecchie, anche Benjamin sembrava alquanto sorpreso.
-"Bene, la ringrazio." Disse sorridente Robert.
-"Nonono." Borbottò il più piccolo e si alzò dalla sua sedia per avvicinarsi al signore. "Signor Harris come può farmi questo? Sono io, sono Federico, mi ha visto crescere." Disse con tono disperato mentre alcune lacrime iniziarono a rigare le sue guance.
-"E sei anche il ladro che mi ha tolto tutto." Rispose il signore abbassando lo sguardo.
-"Lei lo sa benissimo che non è così, sa che io non farei mai una cosa del genere, soprattutto a lei."
-"Lasciami in pace."
-"La prego dica la verità, non mi faccia finire di nuovo tra le grinfie di quel pazzo, la prego..." Singhiozzò il più piccolo.
-"Adesso basta, lascia in pace il signore." Disse Robert e lo allontanò.
-"Grazie..." Farfugliò il signor Harris tenendo la testa bassa.
-"Può andare se vuole." Lo congedò l'agente Miller.
-"Si, arrivederci." Lo salutò il signore e si alzò.
Robert gli rivolse un piccolo sorriso e uscì dalla stanza.
Benjamin corse dal suo ragazzo e lo abbracciò il più forte possibile mentre alcune lacrime cadevano dai suoi occhi.
-"Mi dispiace Federico, dovevo farlo." Disse Harris prima di uscire dalla stanza.

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Ehi❣
Forse già immaginate perché scrivo questo angolo autrice, ormai ahah, voglio ringraziarvi per le trentasette mila visualizzazioni, cresciamo sempre di più e ne sono felicissima, grazie infinite, siete fantastiche💕
Se volete parlare con me della storia o di altro potete contattarmi qui o mi trovate su Twitter come @suarezgilliesIt
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci, Michi💕

Revival || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora