Seven.

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I giorni si susseguivano lenti uno dopo l'altro, ogni nuovo giorno era uguale al precedente.
Era passata più una settimana dal 'ritorno in vita' di Benjamin, tutti i suoi giorni erano stati una continua divisione tra medici che volevano assolutamente spiegarsi come era possibile quello che era accaduto, tra il negozio mentre cercava di capire come funzionasse per riprendere a lavorare e la casa dove lo attendeva Federico, già Federico, colui che cercava di allietare le sue giornate e di aiutarlo quando gli era possibile ma qualcosa spingeva Benjamin a tenerlo lontano da lui, c'era qualcosa che gli diceva di stare vicino al ragazzo biondo ma quel qualcosa lo spaventava, Federico era l'unica persona con il quale gli succedeva, tutti gli altri per lui erano semplici estranei che una volta erano suoi amici o familiari, non aveva quella curiosità morbosa che lo spingeva a volerli conoscere assolutamente e a voler passare il più tempo possibile con loro, Federico era l'unico, aveva giurato a se stesso che avrebbe fatto di tutto per ricordare, non voleva altro, ma l'idea di tornare ad amare Federico lo spaventava e questo lo spingeva a tenerlo lontano da lui.
Lo stesso Federico si era reso conto che qualcosa non andava nel suo ragazzo, se ancora poteva definirlo tale, e non si riferiva solo alla perdita di memoria, a quella pian piano si stava abituando, vedeva in lui qualcosa di diverso, lo cercava solo per poi allontanarlo, per una scusa o per un'altra lo chiamava in continuazione per poi arrivare da lui e sentirsi dire 'vabbè, nulla di importante' e, ancora una volta, vedersi allontanato da l'unica persona che lui amava; voleva aiutarlo ma Benjamin non glielo permetteva, gli stava diventando sempre più difficile sopportare il tutto, anche quando andava in negozio da lui era sempre freddo, non gli rivolgeva nemmeno un sorriso, nulla, passavano la giornata così per poi ritrovarsi nel letto e ignorarsi ancora una volta, ognuno nel suo lato del letto e si davano le spalle, come se tra di loro non ci fosse mai stato nulla.
Tutto ciò che stava accadendo faceva star male Federico ma aveva promesso che mai l'avrebbe abbandonato e avrebbe fatto di tutto per far riacquistare i ricordi a Benjamin.

Era una sera come tante altre, Federico era tornato da non molto tempo dal lavoro ed era in casa da solo, aveva pensato di andare a prendere Benjamin a lavoro ma aveva capito che al moro non faceva piacere, da quando era tornato al lavoro ogni sera, prima di andare a casa, era passato a prenderlo e ogni sera lui lo accoglieva con la faccia di chi era dispiaciuto di quel gesto e quindi quella sera il biondo preferì evitare; era davanti ai fornelli e stava cucinando qualcosa di abbastanza veloce perché non aveva molta voglia di perdere tempo a cucinare, voleva solo mangiare e andare a dormire, si sentiva sfinito.
Mentre il più piccolo continuava a cucinare e a canticchiare una canzone che gli ronzava in testa dalla mattina sentì la porta di casa aprirsi, nonostante la distanza che ancora c'era tra i loro corpi poteva giurare di sentire il profumo di Benjamin impossessarsi della casa e di lui, gli mancava così tanto poggiare la testa sul suo petto e respirare a pieni polmoni quel profumo che una volta finiva anche su di lui.
-"Federico." Lo chiamò Benjamin dall'ingresso.
-"Sono in cucina." Rispose Federico ancora alle prese con i fornelli.
Il moro si tolse la giacca e raggiunse la cucina, il profumino che emanava ciò che il biondo stava cucinando gli riempì le narici.
-"Cosa stai cucinando?" Chiese mentre si avvicina a lui.
-"Nulla di che, qualcosa di veloce." Rispose il più piccolo senza degnarlo di uno sguardo.
La sua indifferenza ferì Benjamin che non si aspettava una reazione del genere, forse stava esagerando, lui voleva solo aiutarlo.
Gli si avvicinò cautamente e poggiò il mento sulla sua spalla, a quel gesto il biondo sussultò e il suo cuore prese a battere veloce come faceva solo in presenza di Benjamin.
-"Sembra buono, profuma molto." Sorrise il moro.
-"Uhm, g-grazie.." Balbettò Federico mentre il suo viso si tingeva di rosso.

Circa mezz'ora dopo i due erano seduti a tavola a finire di mangiare ciò che Federico aveva cucinato, dopo quel piccolo momento che aveva creato delle aspettative, forse anche troppe, in Federico non si erano più scambiati nemmeno una parola, restavano seduti a guardarsi sperando che l'altro parlasse per primo.
Benjamin si schiarì la gola e attirò l'attenzione del più piccolo che guardava sconsolato il suo piatto.
-"Vuoi altro?" Chiese il biondo.
-"No, grazie."
Federico annuì e tornò a torturare con la forchetta una patata nel suo piatto.
-"Ti va di raccontarmi qualcosa?" Propose il moro dopo vari attimi di silenzio.
Federico alzò la testa e lo guardò sorpreso.
-"Cosa?"
-"Ti va di raccontarmi qualcosa della mia vita di prima? O comunque parlare di qualcosa in generale?"
-"Si, certo!" Accettò sorridente il più piccolo.
Vederlo sorridere rese felice anche Benjamin, non voleva che soffrisse a causa sua.

-"Ben posso farti una domanda?"
I due ragazzi erano seduti su quel divano dove tante volte si erano fatti le coccole e si erano sussurrati dolci parole d'amore.
-"Si, certo, dimmi."
-"Dove sei stato in questo anno? Come hai fatto ad andare avanti senza ricordare nulla?" Quella era una delle tante domande che Federico voleva porgli sin da quando l'aveva rivisto la prima volta e finalmente era arrivato il momento.
-"Mi ha aiutato una coppia di anziani che mi ha trovato."
-"Come ti hanno trovato?"
-"Era notte fonda, io stavo girando senza una meta e senza sapere dove fossi, la ferita alla testa continuava a sanguinare e non voleva saperne di smetterla, la vista si stava man mano offuscando, ormai più che camminare barcollavo, fin a quando non sono arrivato nel quartiere dove loro vivono, mi hanno visto e mi hanno aiutato in quel che potevano." Spiegò Benjamin.
A sentire quanto il suo ragazzo stava male a Federico venne un dolore al petto, doveva esserci lui lì pronto ad aiutarlo e non una coppia di anziani qualsiasi.
-"Oh." Abbassò la testa e si impedì di piangere ancora una volta davanti a Benjamin.
Benjamin gli mise due dita sotto al mento e, delicatamente, gli alzò il viso portandoselo a pochi centimetri di distanza dal suo.
-"Non è colpa tua Federico, anche tu stavi male, e sono sicuro che se l'avessi saputo saresti corso ad aiutarmi." Lo rassicurò.
Una lacrima più coraggiose delle altre rigò la guancia del biondo.
-"E smettila di piangere, sei molto più bello quando sorridi." Sorrise il moro.
Un sorriso a sua volta illuminò il volto del più piccolo che prontamente si asciugò la lacrima.
-"Cosa vuoi sapere della tua vita?" A Federico suonava così strano dire quelle parole.
-"Non lo so.." Ci pensò su qualche istante il più grande. "Vorrei sapere qualcosa della mia infanzia e della mia vita in Italia in generale." Decise.
-"Di questo non so dirti granché, solo i pochi racconti che mi hai fatto tu, ti sarebbe più utile Alex." Ancora una volta il biondo si sentì inutile, il suo ragazzo gli aveva chiesto aiuto e lui non sapeva cosa fare però poco dopo gli venne un'idea. "Aspetta qui, torno subito."
Sotto lo sguardo confuso del ragazzo Federico si diresse prima al piano di sopra e poi nella loro stanza e estrasse un album dalla piccola libreria che apparteneva a Benjamin.
-"Eccomi!" Urlò mentre velocemente raggiungeva le scale e si precipitò giù in salotto.
-"Cos'è quello?" Chiese il moro riferendosi all'oggetto tra le sue mani.
-"È un album fotografico." Rispose il più piccolo mentre ritornò ad occupare il suo posto sul divano. "Ci sono tue foto da piccolo." Aggiunse.
Aprì l'oggetto e due foto di un Benjamin appena nato comparirono davanti a loro.
-"Sono io?" Chiese il più grande mentre con le dita accarezzava le due foto.
-"Si, sei tu, avevi poco più di una settimana di vita." Sorrise Federico prima di girare pagina.
-"Qui invece avevi due anni, i vostri genitori avevano portato te ed Alex ad un luna park improvvisato per la festa di paese.
Per tutto il giorno entrambi non avete fatto altro che correre allegri e provare ogni giostra." Sorrise lui al pensiero del suo ragazzo da piccolo che correva felice con suo fratello. "Questa foto i tuoi genitori l'hanno scattata poco dopo che sei caduto da una panchina sulla quale ti eri ostinato a voler salire, infatti se noti hai un cerotto sul ginocchio, i tuoi per farti smettere di piangere ti hanno dovuto comprare quell'enorme zucchero filato." Rise il biondo prima di girare nuovamente pagina.
Federico sorrise, quelle foto erano state la sua unica compagnia durante quei mesi orribili e poterle rivedere con Benjamin lo faceva stare bene.
-"Qui avevi cinque anni, eri qui in Australia..."
Il più piccolo continuava a parlare mentre Benjamin lo guardava stupito, quante cose sapeva su di lui quel ragazzo?
Gli aveva detto di non sapere tante cose eppure sapeva tutto e a lui piaceva così tanto ascoltarlo parlare, sarebbe rimasto per ore e ore seduto su quel divano con lui a sentirlo raccontare qualcosa, qualsiasi cosa gli sarebbe andata bene.
Anche se non se ne rendeva conto, stare con Federico la faceva stare bene.

Revival || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora