EMILY.
Continuo a fare avanti e indietro davanti alla porta d'ospedale in cui si trova Alessio da ormai dieci minuti con i nervi a fior di pelle.
Dopo quella che sembra un'eternità, Francesco esce da quella stanza a testa bassa. Si passa una mano sugli occhi per poi alzare lo sguardo. Sembra triste, ha gli occhi rossi e cerca di trattenere le lacrime.
"Oh Fra, che è successo?" Domando subito, preoccupandomi.
Aspetta qualche secondo prima di rispondermi mentre nel frattempo si va a sedere. Si passa più volte una mano tra i capelli il che non fa altro che mettermi ansia.
"Alessio sta più male del previsto." Mormora senza guardarmi. "Forse è meglio che tu vada dentro, da lui." Continua.
Sento il mondo crollarmi addosso. Tutte quelle poche certezze che avevo e quella poca speranza sono sparite. Sento il bisogno di piangere aumentare sempre di più tanto quanto la voglia di andare da Alessio.
"Come...come è possibile?" Chiedo più a me stessa che a lui. "Alessio stava bene, così dicevano i dottori!"
Senza aspettare una risposta di Francesco spalanco la porta della camera di Alessio, vedendolo con gli occhi chiusi. Mi avvicino lentamente, mettendomi seduta accanto al suo letto. Gli afferro la mano e appoggio la fronte sul suo torace.
"Alessio... Alessio ti prego, non farmi questo. Non puoi stare peggio del previsto, per favore. I dottori avevano detto che non era grave, non riesco a spiegarmelo come tu sia potuto peggiorare." Lascio scendere qualche lacrima che cercavo di trattenere. "Ti supplico, ce la devi fare. Mi sento così male senza di te, è un inferno. Fa tutto così schifo e io ho troppo bisogno di te." Afferro la parte del tessuto del suo maglione e lo stringo forte in una mano, cercando così di alleviare lo stress. "Ora facciamo una bella cosa, okay? Tu ti svegli e poi andiamo a casa tua, così non abbiamo i miei genitori tra i piedi, e ci guardiamo un bel film insieme, sotto le coperte, accocolati. Ci stai?" Continuo abbassando il tono di voce ma continuando a piangere.
Porto la mano che prima stringeva il suo maglione al suo petto, all'altezza del cuore. Batte in modo regolare e mi concentro solo su quello cercando di tranquillizzarmi.
"Per me possiamo andare anche adesso, però è casa nostra, non mia." Sento sussurrare, con voce roca.
Alzo di scatto la testa e poso immediatamente lo sguardo su di lui. Ha gli occhi aperti e sta sorridendo. Sto per caso sognando? Sto immobile, a fissarlo, senza dire nulla.
"Emily? Stai be..-" Inizia a dire ma lo interrompo, fiondandomi tra le sue braccia.
"Amore mio!" Mormoro provando inutilmente di non piangere mentre lo stringo delicatamente a me.
Tutta la paura che si era accumulata in me svanisce velocemente mentre sento il suo respiro caldo sul mio collo. Alza piano le braccia mentre mi stringe delicatamente a sè.
"Piccolina, non piangere." Mormora dopo un po', quando le lacrime non accennano a fermarsi di scendere.
Mi stacco leggermente dal suo abbraccio per guardarlo in quei suoi occhioni che amo tanto. Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano e mi perdo a guardarlo.
"Francesco aveva detto che eri peggiorato o cose così." Dico respirando profondamente, cercando di calmarmi. Faccio qualche altro respiro profonodo e alzo gli occhi per impedire alla lacrime di scendere.
"Ma scherzava! Allora, praticamente quando ti ha fatto uscire è perché ho mosso la mano e si vede che lui l'ha evidentemente sentito. Mi ha detto che ti ha fatto uscire per non farti rimanere male se si fosse sbagliato. E poi nulla, mi ha detto che sarebbe stato divertente farti questo scherzo per poi farti rimanere felice vedendo che in realtà sto bene." Mi spiega a bassa voce, con la sua solita voce roca.
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O con te, o con nessuno. ||Alessio Bernabei||
FanfictionEmily Evans è una ragazza pugliese, quasi diciottenne, che deve affrontare l'ultimo anno di liceo. Molto presto si dovrà trasferire, insieme ai genitori, a Roma, più precisamente a Tarquinia. Nella sua terra lascia i suoi due migliori amici: Marco e...