Capitolo 66

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È la fine, è qui.

Prendo il computer - notando che ha 10% di batteria - e lo appoggio per terra. Mi rannicchio su me stessa appoggiando la schiena alla parete.

"Ho paura, io non voglio.." Mormoro.

Faccio fatica a respirare, mi fa male il petto e inizio a non vedere bene.

"Shh Emily, piccola calmati. Chiama la polizia, sono certo che ad Alessio non succederà niente. Zack l'ha detto solo per spaventarti." Mi rassicura Marco ma no, non lo farò, non mi permetterei mai di mettere a rischio Alessio, lui non c'entra niente.

Scuoto la testa e sussulto sentendo l'ennesimo rumore dal piano di sotto.

"Ma cosa sta facendo..?" Bisbiglio così piano che sono certa che nè Marco nè Valentina mi abbiano sentita.

Sento dei passi avvicinarsi per cui mi sforzo con tutta me stessa di respirare normalmente, anche se con scarsi risultati.

Il computer si spegne all'improvviso, essendo evidentemente troppo scarico.

Ora sono sola.

I passi si fermano davanti alla porta della mia camera. Numerosi colpi vengono scagliati contro di essa.

"Emily, Emily! Sei qui? Ti prego dimmi che sei qui!"

Quella voce... il mio Alessio!

"Merda, Alessio!" Grido fiondandomi verso la porta.

Giro velocemente la chiave nella serratura per poi spalancare la porta. Tutta la paura accumulata svanisce all'istante, vedendo i suoi occhi.
Mi getto letteralmente tra le sue braccia, spingendolo forte e continuando a singhiozzare.

"Dio, Alessio..." Biascico sulla sua spalla.

Non ci credo, è arrivato in tempo.

"Amore mio." Sussurra con voce roca. "Ero così in ansia, avevo paura che ti fosse successo qualcosa... non me lo sarei mai perdonato."

Lascio che le lacrime scorrano sul mio viso, indisturbate. Ho bisogno di sfogarmi, non ne posso più.

"Shh, ora stai tranquilla. Giuro su quello che ti pare che adesso ti porterò sempre con me. Non posso più prendere certi spaventi, mi sono preoccupato a morte." Rilascia andare un sospiro mentre mi stringe ancora più forte. "Mi dispiace così tanto.."

Rimaniamo abbracciati senza dire nulla per qualche minuto, il tempo di calmarmi. A interromperci è il telefono che vibra dentro la tasca dei miei jeans, per cui mi allontano leggermente per sfilarlo con le mani tremanti.

Numero privato:
"Oggi ti è andata bene, la prossima volta non sarai così fortunata. A presto piccola, e buona giornata."

"Oh mio Dio." Sussurro continuando a piangere.

Alessio mi prende per mano e mi fa sedere sul letto, in mezzo alle sue gambe. Mi lascia un bacio sulla tempia e allaccia le braccia intorno alla mia vita, prendendo poi il telefono per leggere i messaggi.

Appoggio la testa sulla sua spalla per evitare di leggerli. Non ce la faccio più.

"Sua? Convinto." Afferma facendo una risata amara, senza nessun divertimento. "Ti ha minacciata." Borbotta poi.

Annuisco senza dire niente. Dopotutto cosa dovrei dire? Io non ho parole.

"Vieni, andiamo subito dalla polizia, di nuovo." Mormora spostandomi leggermente per poi alzarsi.

Mi tende una mano per incitarmi a fare lo stesso ma io non ho intenzione di uscire di casa. Sopratutto se c'è la possibilità che lui sia nei paraggi.

O con te, o con nessuno.  ||Alessio Bernabei||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora