Dove eravamo rimasti...
"Ho avuto paura di perderti in quell'incendio e..." Zoe si strinse nelle spalle, provando a ricacciare indietro le lacrime "...ho capito" In un'improvvisa ondata di coraggio, si avvicinò ancora di più a lui e, sotto i suoi occhi terrorizzati, gli prese una mano e la portò sopra il proprio cuore, che batteva all'impazzata "E' questo l'effetto che mi fai"
Guardandola in piedi a pochi passi da lui, gli occhi luminosi, in quel tubino nero e con i capelli sciolti sulle spalle, Wade deglutì, in evidente difficoltà ad essere a così stretto contatto con il suo corpo, con il suo cuore. Restarono a fissarsi per un tempo che sembrò ad entrambi infinito, poi lui tolse bruscamente la sua mano, abbassando lo sguardo "Mi dispiace, non ci riesco"
A Zoe il cuore, quel cuore che gli aveva letteralmente offerto in mano, si spezzò "Ma io pensavo...quando sei venuto a New York, credevo mi amassi, che volessi stare con me"
Wade scosse la testa, incredulo di fronte alle sue parole pronunciate con voce spezzata, per poi quasi aggredirla "Ti rendi conto di quanto tempo è passato?! Zoe, non posso stare seduto ad aspettare anni perché tu sia sulla mia stessa lunghezza d'onda, non dovrebbe essere così!" Le gridò addosso tutta la frustrazione accumulata in anni di tira e molla e di confusione, mentre Zoe piangeva ormai senza ritegno. Nonostante tutto, vederla in quello stato non lo lasciò indifferente, e Wade sospirò, cercando di calmarsi e abbassando la voce "Credo che adesso dovresti andare"
Il suo sguardo determinato fece capire a Zoe che la discussione era chiusa, e, senza dire null'altro, lei prese come una furia la via della porta, che richiuse sbattendo alle proprie spalle.
Lui rimase in piedi impalato in mezzo alla portineria per dei minuti interi, poi fissò la porta con un sospiro e, passandosi una mano tra i capelli, giunse alla conclusione che lo aspettava un'altra, forse molte altre notti insonni.
"Buongiorno, Zoe. Sei in piedi presto stamattina"
La dottoressa alzò appena lo sguardo dallo schermo del suo portatile, che stava consultando seduta al bancone, quando Annabeth scese in cucina con la figlia in braccio "Veramente non sono mai andata a dormire. Scusa per l'intrusione, ma nella rimessa la rete non funziona e mia madre vuole una risposta sull'abito da damigella entro oggi"
Non appena la rossa, intenta a sistemare Hope nel seggiolone, sentì le parole magiche, il suo interesse si risvegliò "Qualche proposta interessante? Potrei aiutarti con la scelta!"
Zoe guardava assente lo schermo, una mano appoggiata sotto al mento "Sto cercando di scoprire se ce ne sia almeno uno decente, magari tu hai più fortuna di me"
Senza farselo ripetere, Annabeth si avvicinò a lei e cominciò a curiosare tra le foto degli abiti che Candice aveva inviato alla figlia e storse il naso "Devo dirtelo, tua madre ti vuole proprio male"
La mora sorrise caustica, riprendendo a scorrere velocemente nella schermata "Benvenuta nel mio mondo!"
Lei ed Annabeth si immersero in una conversazione su quale colore fosse più adatto alla carnagione di Zoe e ad un matrimonio di inizio autunno a New York, quando la porta della stanza si spalancò, rivelando Wade "'Giorno!" Non appena notò Zoe, rimase impietrito lì dov'era, e lei si irrigidì a sua volta, tornando rapidamente a concentrarsi sul suo computer. Wade serrò la mascella, con un'espressione colpevole e rammaricata, mentre versava del caffè in un thermos.
Ad Annabeth non sfuggì la tensione improvvisamente calata sulla cucina e volse lo sguardo incuriosita da Zoe a Wade, entrambi estremamente impegnati ad ignorarsi l'un l'altra "Non avevi il turno di apertura al locale oggi, Wade?"
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Hart of Dixie_Dove noi apparteniamo
RomanceQuesta storia è il continuo del one shots Stay