C.63

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Dove eravamo rimasti...

L'atmosfera si stava surriscaldando e Wade, senza staccare neanche per un secondo la bocca da quella di Zoe, le scostò di dosso la coperta gettandola senza troppo riguardo sul pavimento, riducendo così ulteriormente la distanza che li separava, un braccio intorno alla sua vita mentre le mani di lei erano affondate nei suoi capelli biondi, finché un calcio ben piazzato dall'inquilina dell'utero di Zoe non lo fece staccare da quest'ultima.

"Che c'è?" Sussurrò lei con un sorriso, la fronte poggiata contro quella di Wade, mentre gli carezzava la nuca, i loro petti che si alzavano e abbassavano ritmicamente nel tentativo di tornare a respirare regolarmente.

Lui sospirò contro le sue labbra "Sono sfinito" Sussurrò, con un mezzo sorriso, prima di scostarsi delicatamente dalla sua presa "Andiamo a dormire, che ne dici?"

Zoe, nonostante fosse stranita da quel repentino cambio di programma, annuì debolmente, mentre Wade recuperava la coperta dal pavimento "Sì, certo" Si ritrovò automaticamente a rispondere, abbozzando un sorriso non troppo convincente in risposta a quello del marito, che la precedette fuori dalla stanza. Rimasta sola, Zoe aggrottò pensierosa e lievemente smarrita la fronte, con la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava.

La casa era totalmente immersa nel buio quando Wade rientrò dal Rammer Jammer, richiudendosi piano la porta d'ingresso alle spalle e salendo le scale che portavano al piano di sopra cercando di fare meno rumore possibile, i suoi stivali da lavoro che, per quanta attenzione lui facesse, facevano scricchiolare le assi più sensibili dei gradini di legno.

Zoe avrebbe riconosciuto quel suono tra mille e, sdraiata a letto nella stanza immersa nell'oscurità, tese le orecchie come ogni notte che suo marito rientrava tardi dal lavoro: nonostante ogni volta crollasse dal sonno, non riusciva veramente a rilassarsi finché Wade non si sdraiava accanto a lei. Soprattutto quella sera, la sua mente che, il sonno ormai dimenticato già da tempo, si arrovellava riguardo alla loro situazione. Non era successo niente di eclatante, lei e suo marito non avevano discusso e tutto sembrava andare a meraviglia...ma Zoe aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di stonato tra loro.

Il fruscio delle coperte che si alzavano dall'altro lato del letto, facendo entrare una folata di pungente aria notturna, la distolse dalle proprie congetture, mentre Wade si stendeva vicino a lei con un sospiro quasi impercettibile. Zoe rimase immobile, lo sguardo fisso sul soffitto, mentre suo marito si raggomitolava accanto al suo corpo, un braccio a cingerle il pancione e il naso affondato nell'incavo del suo collo, come sua abitudine.

"Che fai ancora sveglia?" Le domandò con voce bassa e stanca quando sentì il corpo della moglie irrigidirsi lievemente al suo tocco, il suo respiro che solleticò il collo di Zoe.

Lei scosse la testa, per quanto le era possibile con Wade praticamente attaccato a lei. Rimase in silenzio, sentendo il suo respiro calmarsi lentamente, segno che lui stava per addormentarsi "Mi manchi" Bisbigliò Zoe, quel sussurro colmo di impotenza e nostalgia che, proprio per il silenzio notturno che li circondava, sembrava avere la stessa consistenza ed importanza di un urlo.

Non sapeva se fosse per la stanchezza o perché Wade non aveva modo di guardarla in faccia e capire che lei stava facendo maledettamente sul serio, ma Zoe sentì suo marito sogghignarle addosso, mentre la stringeva un po' più forte "Sono proprio qui" Sussurrò, l'accenno di un sorriso ben evidente nella sua voce roca.

Sua moglie ricacciò indietro una risatina amara, mentre quella strana inquietudine non l'abbandonava: lui proprio non capiva...e, a giudicare dal lieve russare che Zoe sentiva, si era anche appena addormentato.

La sera seguente, Zoe era seduta sul divano con Lavon al suo fianco, gli sguardi di entrambi puntati su una nuova puntata di America's Next Top Model.

Hart of Dixie_Dove noi apparteniamoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora