Capitolo 17

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Il mattino successivo, Zoe fece il suo ingresso in cucina di buon'ora: aggrottò la fronte stranita, notando che Lavon non era al suo solito posto dietro i fornelli come ogni giorno. Stava per salire al piano di sopra per saperne di più, quando un leggero russare dal soggiorno attirò la sua attenzione: raggiungendo il salotto comunicante alla cucina, vide che il sindaco e sua moglie stavano dormendo della grossa sul divano, giocattoli, bavaglini e biberon della figlia sparsi per la stanza, mentre la piccola Hope dormiva a sua volta accoccolata sul petto di Lavon. Un sorriso intenerito si aprì sul volto della dottoressa, che tornò in cucina per preparare del caffè.

Qualche secondo dopo, Logan entrò nella stanza parlando ad alta voce, subito zittito da sua madre che gli fece segno con un indice davanti alle labbra di tacere.

"Fai piano, tesoro, o sveglierai gli zii!"

Ma ben presto la quiete fu minacciata da alcuni versetti di Hope, che si era appena svegliata. Cercando di evitare che svegliasse anche i suoi genitori, Zoe lasciò Logan in cucina e si diresse in salotto, pronta a prendere in braccio la figlioccia e calmarla. Ma, dopo avere preso la bimba tra le braccia, calpestò un sonaglietto che era finito per terra, e il suono fece balzare dal divano Annabeth, che urlò per lo spavento, e Lavon, che scattò in piedi.

"Ci sono, ci sono!"

Zoe represse una risata alle espressioni smarrite dei due amici, mentre cullava Hope "Riposo, soldato: la casa non sta andando a fuoco!"

Annabeth si mise una mano sulla testa con aria sofferente "Ho bisogno di caffè!" Poi si diresse verso la cucina come uno zombie.

"Lasciamene un po'!" Lavon corse, per quanto la stanchezza gli consentiva, dietro alla moglie.

"Vedo che ve la state cavando alla grande con la vita da neo genitori!" Zoe ghignò divertita, raggiungendoli in cucina.

Il sindaco tentò di fulminare la sua migliore amica con lo sguardo, non riuscendoci come quando era in piena forma "Non è divertente, Zoe!"

"Oh, andiamo, io ho avuto la mia dose di notti insonni: adesso che posso divertirmi guardando la vostra sofferenza, fammi gongolare almeno un po'!" La bimba fece qualche versetto divertito "Vedi? Anche tua figlia è d'accordo!"

All'improvviso, lo squillo di un telefono fece sobbalzare tutti quanti. Annabeth posò la caffettiera che teneva in mano a fatica, per coprirsi le orecchie "Zoe, ferma questo dannato aggeggio!"

La mora afferrò il cellulare che aveva appoggiato sull'isola della cucina e, dopo aver controllato chi la stesse chiamando, rifiutò la telefonata con un sospiro scocciato.

"Stai ancora evitando tua madre?" Le chiese Lavon, con tono a metà tra il preoccupato e l'accusatorio.

"Già. Sicuramente sarà tornata dalla sua annuale crociera di due mesi nel mar Rosso e avrà saputo le ultime novità sulla mia vita...non ci tengo a sentire le sue accuse e i suoi giudizi!"

"Perché non le dai una possibilità? Magari riuscirà a sorprenderti! Credevo che il vostro rapporto fosse migliorato da quando eri tornata a New York"

Zoe annuì alle parole di Annabeth, mentre l'amica le porgeva una tazza di caffè "Infatti è stato così, ma, A.B., se pensi che mia madre non avrà da ridire sul mio divorzio, sulla reale paternità di mio figlio e sul mio trasferimento qui, sei alquanto ottimista!"

Il silenzio che seguì lo sfogo della dottoressa fu interrotto dal suono di un clacson fuori dalla villa.

"Aspettate visite?" Lavon e la moglie scossero la testa alla domanda di Zoe, che, incuriosita, uscì di casa ancora con Hope in braccio.

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