C.43

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Dove eravamo rimasti...

"Hey tesoro, come ti senti?" Gli domandò quel venerdì sera Zoe in videochiamata, con fare velatamente apprensivo.

Lui, disteso a letto con il naso rosso per il raffreddore e i brividi che ripetutamente gli percorrevano la schiena, si lasciò andare ad un lamento "Sono stato meglio" Sotto gli occhi inteneriti della fidanzata, Wade recuperò un fazzoletto dal comodino accanto al letto e si soffiò il naso, mentre Zoe rabbrividì con lieve disgusto "Odio non essere lì!"

"Lo so, manchi anche a me e a Logan, ma ci rifaremo: adesso devi solo pensare a riposarti e guarire! A questo proposito, visto che, per tua fortuna, la sottoscritta è un medico..." Proseguì Zoe, il tono di voce improvvisamente allusivo ed un luccichio particolare negli occhi, che suscitarono immediatamente l'interesse di Wade, dalla parte opposta dell'etere, mentre lei allontanava il computer portatile, per ingrandire l'inquadratura.

La mascella di Wade praticamente cadde e la sua salivazione diminuì quando vide che Zoe indossava una succinta divisa da infermiera "Wow!" Riuscì a malapena a proferire, mentre lei sorrise compiaciuta.

"Ho pensato che potevo curarti anche a distanza" Disse Zoe con finta aria innocente e stringendosi nelle spalle.

Wade, che non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, desiderando che non ci fosse nessuno schermo a frapponersi tra loro, annuì lentamente, concordando con lei "Hai assolutamente ragione...mi sento già meglio!" Disse, i brividi alla schiena non più causati dalla febbre, mentre Zoe rideva, sicura del fatto suo.

Quinta settimana

Zoe si destreggiò, non senza difficoltà, tra la folla: di fronte a qualche occhiata ostile per gli spintoni rispose con uno "Scusa" appena leggibile sulle sue labbra e con un sorriso di rammarico. Oltre alla grande quantità di persone stipate sulla pista, anche la semi oscurità, interrotta solo dai fari di luci stroboscopiche che a intervalli regolari illuminavano l'ambiente, non aiutava a muoversi con cognizione di causa.

Dopo pochi metri, che le sembrarono chilometri, la dottoressa finalmente raggiunse il divanetto del locale su cui Scarlett e Rose erano accomodate e immerse in una conversazione fitta fitta.

"Non riesco a capire come facciate a sentirvi con tutto questo frastuono!" Gridò Zoe alle sue giovani amiche, che si limitarono a scambiarsi un'occhiata ed un sorriso di intesa.

"Non c'è bisogno che gridi: non siamo ancora sorde!" Le disse Scarlett in un orecchio, facendo fare alla mora una smorfia.

"Faccio fatica a crederlo" Mugugnò Zoe tra sé e sé, mentre la musica diminuì di intensità e volume, per suo grande sollievo.

"Dove ti eri cacciata, comunque?" Le chiese Rose, sporgendosi verso di lei dal suo posto sul divanetto di fronte.

"Ehm...qui non c'è campo e sono uscita un attimo per controllare se Wade mi avesse chiamato" Blaterò la donna, abbassando lo sguardo e giocherellando con l'apertura a scatto della sua borsetta, perché sapeva che quello che aveva fatto era contro le tacite regole di quella serata.

E infatti Rose e Scarlett spalancarono la bocca, ugualmente stupite ed indignate "Si era detto niente cellulari, Zoe!" Le ricordò la segretaria, afferrandole la borsetta appoggiata sulle sue gambe.

"Hey, che stai facendo?!"

"Mi sto assicurando che tu ti goda la serata, senza distrazioni!" Dichiarò, in tono maledettamente serio, Scarlett, che recuperò il cellulare del suo capo e lo infilò nella sua di borsa, per il divertimento di Rose che ridacchiò, prima di scambiarsi con la ragazza un cinque, sotto gli occhi sbarrati della più grande delle tre.

Hart of Dixie_Dove noi apparteniamoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora