Capitolo 48

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Ricky alza di scatto verso di me e getta le sue ruvide labbra sulle mie.
Si trova sopra di me, mi blocca i polsi con una mano e con l'altra tiene ferma la mia testa.
Adesso capisco molte cose.
Ricky non mi ha mai aiutato per piacere, ma per motivi personali.
Voleva solo che stessi con lei.
Non so se per lei sia solo un gioco o una cosa seria, fatto sta che lei è un demone e che ci devo pensare due volte prima di respingerla.

Appena si allontana da me la fisso in cerca di risposte.
-Cosa c'è?- chiede asciugandosi la bocca con la manica della camicetta -non dirmi che non l'avevi mai capito.
Un demone potrà darti tutto quello che vuoi, ma lo fa sempre per secondi fini.
Cerca di tenertelo a mente.-

-Va bene, ma...-

-So già cosa stai per dire.
Nel vostro mondo la chiamano friendzone?
L'ho sentito dire da quel'adoratore di umani... se ne sono accorti tutti prima che me ne accorgessi io stessa.
E anche te a quanto pare...
Ma... la vuoi sapere una cosa? Non me ne può importare di meno.
Già solo di aver qualcuno accanto mi fa stare bene.-

Le sue parole formano un sorriso sul mio viso, sentirla parlare in questo modo è davvero raro.
Sembra tanto pericolosa, ma è carina come un cucciolo di tigre: tenera quanto pericolosa.

Dopo essersi accorta del mio sorriso, la tigre mi lancia addosso il cuscino made in schifo e dice -prova a dirlo agli altri demoni e ti abrustolisco viva!-

La serata passa nella noia più assoluta, così decido di uscire a vedere assieme a Ricky il posto dove lavorerò.
Dopo quella chiacchierata la vedo sotto un'altra luce e parlare con lei come facevo prima mi sembra davvero un'impresa impossibile.
Penso che Ricky se ne sia accorta subito, ma non dice niente a riguardo.
Forse pensa che, col tempo, tutto ritornerà come prima o addirittura meglio di prima.
In cuor mio spero che vada così ma la mia mente dice tutt'altro.

Alle 8:30 mi presento puntuale a cena e cerco di non imprecare dalla rabbia.
La mensa è piena di soldati che mangiano, tutti seduti al loro posto in silenzio, le donne che servivano si sono messe a ripulire la cucina.
La roba da mangiare è finita nonostante io sia arrivata in orario.

-Denise...- sento un sussurro alle mie spalle.
Rihito mi guarda con occhi dolci.
-Key ti ha detto che la cena inizia alle 8:30... ma non che i soldati si prendono da mangiare prima...
È uno dei suoi soliti giochetti, anche a me ha fatto saltare la cena la prima volta che son venuto qui a lavorare. Però con te è stato più gentile.
Seguimi, il nostro tavolo è da questa parte.-

Ci sediamo in un tavolo per quattro persone, ma ci siamo solo noi due.
Si siede accanto a me e mi parla a bassa voce.
-Qui è il posto perfetto per parlare.
Ci sono così tante persone che le telecamere non possono controllare tutti.
D'ora in poi i nostri piani verranno decisi qui.-

-In un posto pieno di persone? Non hai paura che qualcuno possa origliare le nostre conversazioni?-

-I maghi sono persone che si fanno i fatti propri.
Non vanno in cerca di guai... e poi siamo nell'esercito.
Sono persone scelte accuratamente per servire il re e il suo popolo.
Quelli che vedi qui sono il risultato di un'attenta selezione basata su un centinaio di prove.
Non è una cosa da prendere alla leggera.-

-Io ho i miei dubbi...-

-Tu proponi qualcosa di meglio?
No, non credo.
Dopotutto sono io quello che lavora qui, tu sei solo un'assistente... falsa per di più.
Quindi è meglio se stai al mio gioco...-
Il modo di parlare di Rihito mi spiazza completamente.
Arriva in un modo troppo strano alle mie orecchie.
Direi... straniero.
Rihito non parla così e non credo lo farebbe mai.
Che sia l'aria di questo posto?

"Impossibile, Denise.
Ho fatto alcuni controlli mentre esploravamo il posto. L'aria è pulita.
Anche il cibo è perfetto, nessuna sostanza anomala.
Dev'essere successo qualcosa mentre era via."
-Te ne intendi?- chiedo mentre Rihito è occupato a mangiare, questo posto è perfetto per parlare anche con Ricky.
"No, ma Aki ed Emily sì.
Li ho chiamati per verificare l'aria e il cibo.
Aki, nel suo rapporto, ha espresso l'opinione che c'è troppa gelatina nella carne in scatola, ma non c'è nulla che possa alterare il comportamento di un essere vivente... o di un morto vivente.
Ho chiesto ad Emily di controllare l'acqua, ma si è rifiutata a causa degli odori nauseanti.
Ma di sicuro non ha trovato nulla di strano... altrimenti l'avrebbe detto subito.
Non scherza su queste cose... almeno credo."
-Quindi non hai controllato tu... ma quei due! Ammettilo che volevi prenderti i meriti.-
"Non lo dico ma neanche lo nego."
-Brutta schifosa...-

Il resto della cena passa in assoluto silenzio nel nostro tavolo.
C'è solo il brusio degli altri tavoli ad accompagnare la nostra serata.
Mi guardo intorno per vedere se noto qualche viso familiare e noto con piacere il mio nuovo amico Key, seduto in un tavolo distaccato parecchi metri dagli altri, probabilmente perché lì si parla solo di questioni "di vitale importanza".
È un tavolo di circa otto posti, ma le quattro persone che lo occupano sono tutte su un lato, a quanto pare vogliono avere la vita scomoda.
Key è in mezzo ad un uomo, seduto alla sua destra, e una donna, seduta alla sua sinistra.
Donna... forse è troppo per una ragazza che ha solo tre anni più di me.
Povera Nana... chissà che noia in quel tavolo pieno di gente noiosa.

L'uomo alla destra di Key invece l'ho già visto una volta, ma non di persona.
È colui che ha causato il cambiamento di mia cugina e quello di Key, e che indirettamente ha causato il mio incidente e la mia rabbia incontrollata con conseguente possessione da parte di un demone fastidioso.
"Ti sento!"
Lui è colui che vorrei morto a causa delle torture più massacranti, senza nessuno che lo protegga, senza nessuno che possa portare avanti le sue speranze, senza nessuno che si ricordi quel suo futile e patetico nome.
Huan Cruz.

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