Capitolo 42

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Appena finiamo di mangiare andiamo tutti nella villa del responsabile delle guardie reali.
Da quanto ho capito durante il tragitto fatto assieme a Rihito, Alan occupa la sua reggia assieme alla sua cara sorellina.
Anche lei lavora per conto del re... è la dottoressa numero uno del regno, non c'è malattia che possa batterla.
È la superiore di Rihito... quindi la vedo molto dura riuscire ad infiltrarmi nell'esercito senza che lei mi metta i bastoni tra le ruote.
Ricky è rimasta in silenzio per tutto il tempo, davvero insolito per una chicchierona come lei.
Non passano neanche due minuti che lei ha sempre uno dei suoi commentini idioti pronti da servire, inondandomi la mente di cose totalmente inutili.
Non parla da troppo tempo... comincio a pensare che se ne sia andata, oppure che l'abbiano rapita, o ancora peggio, che stia architettando qualcosa che ci metterà entrambe in un guaio più grosso di quanto possa immaginare.

-Hai paura? Stai tremando.- mi dice Rihito mettendomi la sua giacca addosso.
Paura ne ho, ma di certo non è quello a farmi freddo.
Il fatto che la villa sia in mezzo al mare è un buon motivo per spiegare il perché io abbia freddo.
Questa "gabbia per uccelli" è in mezzo al mare ed è collegata alla terraferma con un solo ponte, e per attraversarlo c'è bisogno solo e soltanto della voce dei due pennuti.
Questo sia all'entrata, sia all'uscita... in poche parole posso uscire da questo posto solo se loro vogliono.
Ciò mi da non poco fastidio.

Mentre mi guardo intorno per cercare Ricky, Alan c'invita ad entrare nella sua dimora.
Se da fuori sembrava una città di piccole dimensioni, l'interno è una vera e propria metropoli.
La sala principale è grande quasi quanto la mia casa nel mondo degli umani.
Le scale, una per ogni angolo della sala, sono a ciocciola e sembrano non finire mai.
-Non preoccuparti- dice Alan notando il mio stupore nel vedere una villa del genere -ti farò fare un tour completo. Ma solo dopo aver "ripulito" il tuo corpo.-
Che faccia tosta, mi da del tu senza tanti problemi.
Un gentiluomo solo quando vuole lui... che fastidio.
-Forse è meglio che resti qui- dice poi guardando Rihito -a lei non farà male, questo te lo posso assicurare. Ma a chi le sta intorno non posso garantire la stessa cosa.
Non è un bello spettacolo...-

Appena finisce di parlare, delle cameriere sbucano fuori da diverse porte, neanche fossero dei conigli sputati fuori da un cilindro, e si occupano del mio cuginetto.
Sta per ribattere ma si ferma quasi subito.
Dopotutto quale uomo definito come tale può resistere ad una dozzina di donne, con scollature che lasciano vedere la pelle nuda e liscia del proprio corpo e con gonne che fisicamente non ci sono?
A quanto pare Alan non è un vero gentiluomo come vuole far credere, ogni singolo dettaglio me lo fa capire sempre di più.
-Vieni con me- dice Alan prendendomi per il polso, ci sta mettendo così tanta forza che non sento più il sangue che scorre -ho già preparato tutto. È da una settimana che ti aspettavo... non pensavo che mia sorella ti avesse fatto così male da rimanere incosciente per troppo tempo.
Sono tremendamente desolato per questo...-

Mi fa entrare in un ascensore, nascosto dietro ad un quadro posto nel muro di fronte alla porta d'ingresso.
Mi spiega che solo lui e sua sorella sanno dell'esistenza di questo ascensore, nemmeno le sue "meretrici" lo sanno.
Dice anche che non può permettere che degli impuri oltrepassino il suo laboratorio per lo "sbiancamento delle anime".
A quanto pare per lui tutti i maghi sono considerati impuri... ma allora perché assumerli? O addirittura perché vivere nel loro mondo?
Non credo lo capirò mai...

Appena ci troviamo nei piani inferiori lo vedo armeggiare con delle macchine... penso che debba inserire vari codici prima di entrare.
Cerco di sbirciare e capire quali siano le password, ma non sono numeri e le lettere non sono latine... sono dei geroglifici senza senso per me.
Le porte si aprono e si richiudono all'improvviso, lasciando me tra le due porte e Alan dall'altra parte.
-Devo solo uccidere tutti i germi che ti porti dietro, non sto facendo nulla di "particolare" al momento- mi rassicura Alan, ma neanche tanto -non voglio che dei microbi vadano a rovinare il mio laboratorio. Sono un fanatico della perfezione.-

Appena finito con tutte queste procedure inutili, Alan mi fa sdraiare su un lettino.
La cosa che lo sorprende è la mia azione volontaria.
Ha già notato che non mi sto rifiutando di fare il suo stupido "sbiancamento dell'anima".
Mi chiede il perché ma io non rispondo... dopotutto è una domanda a cui nemmeno io so rispondere.
Non so a che gioco sto giocando, non so a cosa mi porterà tutto questo.
L'unica cosa che so è che Ricky mi ha abbandonata, di conseguenza voglio vederla in difficoltà.
Poteva almeno avvisarmi, invece se n'è andata e mi ha lasciata sola.

-Chiudi gli occhi- sussurra dolcemente Alan mentre appoggia la sua mano sopra di essi -la luce potrebbe danneggiarti la vista-
Anche se insignificante, questo gesto mi dà sicurezza.
La sua voce mi trasporta in un luogo caldo e sicuro, dove nessuno può danneggiare il mio fragile corpo.
Anche se ho gli occhi chiusi, intorno a me non c'è il buio totale, ma una luce che mi avvolge e che mi protegge.
Muovo leggermente le dita per verificare se sono ancora cosciente, ma subito sento delle mani che mi accarezzano dolcemente suggerendomi di stare calma e ferma.
Le mie orecchie rilevano dei lievi rumori, probabilmente sono le macchine in funzione, ma sono così impercettibili  che sembrano lontanissimi da me.
L'odore che sento sembra essere naftalina, il che mi ricorda quando mi nascondevo dentro gli armadi di mia nonna assieme a Nana.
Ogni volta che finivamo nei guai quello era il nostro nascondiglio preferito, continuavamo ad andarci anche se nostra nonna sapeva che eravamo sempre lì.

Tutte queste sensazioni mi rilassano così tanto che il mio corpo ormai non lo sento più, sono una semplice anima che si lascia trasportare dalle sensazioni.
Tutto questo però finisce quasi subito, portando il freddo e il ghiaccio intorno a me.

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