Cosa c'è di più bello quando, in più di otto ore di viaggio, si dorme per la maggior parte del tempo invece che annoiarsi?
Mi sento riposata, finalmente più rilassata lontano dallo stress che ho deciso di lasciare a Manhattan, e non vedo l'ora di riabbracciare la mia famiglia.
Sentire parlare italiano dalle persone che mi circondano e respirare aria di casa mi sembra quasi un sogno, ancora non riesco a realizzare.Recupero la mia valigia e mi allontano dalla "zona arrivi" dell'aeroporto; mi guardo intorno più volte ma non vedo mio padre da nessuna parte.
L'ho sentito per telefono prima di partire e mi ha detto che sarebbe venuto lui a prendermi; lo conosco troppo bene da poter dire che non arriverebbe mai in ritardo, piuttosto sarebbe capace di arrivare anche un'ora in anticipo.
Probabilmente, si è fermato a mangiare un panino al bar visto che è quasi ora di cena.Tiro fuori il cellulare dalla mia felpa e inizio a comporre il suo numero che conosco a memoria, quando una voce che conosco fin troppo bene mi interrompe.
«Liz, bentornata!»
Alzo lo sguardo sul diretto interessato e non posso proprio saltargli tra le braccia come mi ero sognata di fare con mio padre.«É uno scherzo?» chiedo guardandomi intorno.
Sicuramente, è solo una coincidenza che il mio ex-ragazzo si trovi all'aeroporto di Fiumicino proprio oggi. Probabilmente, starà partendo per una vacanza insieme alla sua fidanzata. Voglio pensare che sia così.«Anche a me fa piacere rivederti. Dammi, ti porto la valigia» dice sfilando con gentilezza il trolley dalla mia mano.
«Sul serio sei venuto tu a prendermi? Dov'è mio padre?» chiedo iniziando a innervosirmi.
«Non prendertela con lui, l'ho convinto io a farmi venire al suo posto».
Sbuffo sonoramente senza preoccuparmi del fatto che lui possa sentirmi — perché, davvero, volevo che mio padre venisse a prendermi — e lo supero per raggiungere l'uscita dell'aeroporto. «Mangi a Manhattan, sì?»«Certo, che mangio. Non ti ci mettere pure tu!» sbuffo, di nuovo.
«Chiedevo soltanto... quando stavi con me, avevi il culo più bello!»
Mi fermo sui miei passi per poi voltare la testa verso il mio ex-ragazzo «non l'hai detto davvero».
Mi risponde con una scrollata di spalle per poi riprendere a camminare verso la sua Mercedes. Salgo nel sedile del passeggero senza aspettare che lui sistemi la mia valigia nel bagagliaio.
Come avevo immaginato, qui non ha ancora nevicato, il freddo è pungente ma non quanto quello di New York ed è anche per questo che preferisco il clima italiano.«La tua fidanzata come ha reagito quando le hai detto che saresti venuto a prendermi in aeroporto?» Chiedo una volta che anche lui si è accomodato ed ha messo in moto l'auto.
«Mmh lei...» inizia a gesticolare con la mano destra, mentre tiene la sinistra serrata sul volante.
«Non dirmi che non glielo hai detto!»
«Sì sì, certo che gliel'ho detto. Ma non l'ha presa molto bene, ecco».
«Beh, fatti due domande! Sono la tua ex-ragazza, Andrea...» gli faccio notare. Anche io, al suo posto, mi sarei incazzata e non poco. Probabilmente, avrei minacciato il mio fidanzato di non volerlo sposare più.
«Che poi non ho nemmeno capito perché sei voluto venire tu...» borbotto scuotendo la testa.
«É passato più di un anno dall'ultima volta che ti ho vista, Liz. Avevo bisogno di vederti, di sapere come stai... anche se tra noi è finita, rimarrai sempre una persona importante per me. Poi, quando... quando ho letto di cosa ha detto di te quel cantante dei One Direction...»
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Due mondi troppo distanti. || H.S.
FanfictionCOMPLETA. Elizabeth Keller è una giornalista praticante catapultata nella confusionaria città di Manhattan, in attesa della grande occasione per sfondare nel campo del suo lavoro. Riuscirà ad avere uno scoop sul cantante e attore Harry Styles, ma q...