Capitolo 29: la felicità degli altri.

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Presa alla sprovvista, finisco per sbattere alla parete dietro di me. Le mani di Rodger salgono rapide dai miei fianchi fino a circondare il mio collo, mentre continua a baciarmi con foga.

Ma che cazzo sta facendo? Penso.
Porca puttana, siamo in redazione.

Poggio le mani sul suo petto e lo allontano con una leggera spinta.
Lui mi guarda con un sorriso sornione sulle labbra e le sopracciglia inarcate, come se non si aspettasse che interrompessi questo bacio che di casto iniziava ad avere ben poco.
In risposta, non resisto dal tirargli un sonoro schiaffo a mano aperta.

Sebastian fa un passo indietro con una mano a coprire la parte dolorante e solo adesso mi rendo realmente conto di quello che ho fatto

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Sebastian fa un passo indietro con una mano a coprire la parte dolorante e solo adesso mi rendo realmente conto di quello che ho fatto.
Ecco, adesso rischio realmente di essere licenziata, ma il mio nervoso riesce a superare anche questa paura.

«Sparisci per giorni e poi, di punto in bianco, vieni e mi baci?! In redazione, per giunta? Ti sei bevuto il cervello?!»
Vorrei poter urlargli contro, ma sono costretta a mantenere un tono di voce basso per la paura che qualcuno possa scoprirci. Questo mi fa innervosire ancora di più, perché la voce sussurrata non rende giustizia al mio stato d'animo, alle orecchie che sento fumare per il nervoso.

«Okay, ammetto di essermelo meritato. Mi dispiace. Vieni nel mio ufficio, così parliamo». Rimango un attimo spiazzata dalle sue parole che credevo sarebbero state molto più semplicemente: "sei licenziata."

Lo guardo mentre si incammina verso il lungo corridoio, con la mano ancora sulla parte dolorante mente muove ripetutamente la mandibola.

Faccio un grosso sospiro, poi un altro. Non riesco a calmarmi.
Mi tolgo il cappotto che abbandono sulla sedia dietro la mia scrivania e lo seguo lungo il corridoio. Una volta arrivata di fronte al suo ufficio, trovo la porta aperta ma busso comunque. La sua assistente è qui vicino e penserebbe sicuramente male se entrassi senza chiedere il permesso. Potrebbe darmi della maleducata oppure credere che io possa entrare senza bussare solo perché me la faccio con il direttore; cosa che realmente è, ma nessuno deve saperlo.

«Keller, prego» Rodger mi fa segno di entrare ed io chiudo subito la porta alle mie spalle.
Incrocio le braccia al petto con le orecchie che ancora fumano a causa del nervoso, ma rimango in silenzio.

Sebastian inclina la testa su un lato e sospira, guardandomi.
Si avvicina a me e prende la mia mano destra nella sua, iniziando a parlare guardandomi dritto negli occhi.
«Senti, mi dispiace. So che dopo l'appuntamento, non mi sono fatto sentire e mi sono comportato da maleducato».

«Da stronzo, più che altro» lo interrompo.

«Sí, okay, come vuoi. Però ero confuso e avevo bisogno di stare un po' da solo. Sai che sto divorziando e la mia vita è un totale disastro, ma ho capito che mi piaci e che voglio passare del tempo con te, voglio conoscerti meglio. Mi perdoni?»

Sento gli occhi inumidirsi, così abbasso lo sguardo mentre Sebastian continua ad accarezzare il dorso della mia mano attendendo una risposta.
Lui vuole stare con me, vuole conoscermi meglio, ma io? Io cosa voglio? Se non ci fosse quel ragazzino dagli occhi verdi che quando meno me lo aspetto sale le scale antincendio e si infila nella mia camera facendomi battere troppo forte il cuore... beh, se non ci fosse lui, probabilmente non avrei alcun dubbio su Rodger.
Perché, cazzo, l'uomo qui di fronte a me è dannatamente perfetto... cambi d'umore, a parte. Ma non posso rimanere qui impalata e in silenzio a lasciarmi sommergere dalle mie incertezze, mentre lui mi guarda in cerca di una risposta nei miei occhi lucidi.
Così, senza sapere cosa sia giusto dire e senza aver minimamente capito quello che realmente voglio, lascio la sua mano per poi avvolgere le mie braccia dietro al suo collo e baciarlo.
Sebastian mi tira a sé stringendo le mani intorno ai miei fianchi, ma io mi allontano prima che lui possa approfondire il bacio. «Non dovremmo baciarci qui».

Due mondi troppo distanti. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora