Capitolo 20: non lasciarmi sola.

6.9K 222 9
                                    

Song: ZAYN ft. Sia - Dusk till down

07:30 am.
Esco a fare la mia solita corsa mattutina, ma oggi è un giorno speciale: 13 gennaio, il compleanno di mia madre.
È nata lo stesso giorno di Orlando Bloom ed è anche grazie a lui se non dimentico mai questa data e poi, anche perché domani è finalmente il mio compleanno.

Solo per questo motivo faccio l'eccezione di portare il cellulare con me, così, mentre sarò in giro, la chiamerò per augurarle un buon compleanno.

Correre a Central Park con la neve che brilla grazie alla luce debole del sole è ancora più magico, nonostante il freddo pungente.
Sin da quando studiavo al liceo, ho sempre immaginato la mia vita a Manhattan, ma non pensavo che avrei davvero trovato il coraggio di partire e allontanarmi dalla mia famiglia.
In giorni come questi, odio non essere vicino a loro per festeggiare e vederli soffiare sulle candeline.
Certo, però, una fetta di torta potrei mangiarla comunque...

Uscendo dall'immenso parco mi sono ritrovata davanti ad un diner ed il brontolio del mio stomaco sembra volermi invitare a cedere alla tentazione di entrare.

Oh, fanculo la dieta!

Attraverso la strada ed entro finalmente nel negozio per fare una bella colazione.

Mi siedo ad un tavolo ed ordino una fetta di torta ai frutti di bosco ed una tazza di tè, perché no: non mi sono ancora abituata allo schifo del caffè americano.
L'arredamento anni '50 mi ricorda quello che vedevo spesso nei film o serie TV americane che guardavo insieme alla mia famiglia.
Credo che non mi abituerò mai a tutto questo: alcune volte, mi guardo intorno e mi sembra di essere in un film.

Inizio a bere il mio tè caldo, ma proprio mentre lascio affondare le quattro punte della forchetta nella fetta del dolce, sento l'urlo improvviso di una donna.

Mi volto di scatto e davanti la porta d'ingresso intravedo un uomo con il passamontagna ed una pistola.

Oh, merda.

«Questa é una rapina. Fermi tutti o sparo!»
Dietro l'uomo che ha appena urlato, spuntano altri due rapinatori che pian, piano si avvicinano a noi clienti, ordinando di sdraiarci a terra.

Ma io non riesco a muovermi, rimango immobile.

Uno degli uomini incappucciati si avvicina a me, urlandomi contro.
Ma io non riesco a sentire niente, la sua voce mi arriva ovattata.

Per un attimo i nostri sguardi si incontrano, ha gli occhi di un celeste gelido, glaciale.

Con una prima spinta mi fa cadere in ginocchio con le mani poggiate sul pavimento freddo. Poi, un'altra spinta, sbatto il mento a terra.

Soddisfatto che adesso anche io sia sdraiata come tutti gli altri, si allontana da me. Non avevo programmato che un semplice cambio di programma — come scegliere questo posto per fare colazione, anziché farla a casa come tutte le altre mattine — potesse farmi rischiare la vita.

Domani compio venticinque anni, non voglio morire il giorno prima del mio compleanno. Anzi, non voglio morire il giorno del compleanno di mia madre e trasformarlo nel suo giorno più brutto. Non ho ancora conosciuto l'amore della mia vita, mi devo assolutamente sposare prima di morire, ho immaginato troppe volte il mio abito da sposa così enorme da non lasciarmi passare attraverso la porta della Chiesa. E poi, avevo programmato di avere almeno due figli: un maschio e una femmina, ma mi andrebbero bene anche due femmine o due maschi, purché io non muoia qui, adesso, per colpa di una fetta di torta. E non sono ancora una giornalista a tutti gli effetti, non posso aver fatto spendere tutti quei soldi per gli studi ai miei genitori per poi morire giovane e non mostrare loro i miei ipotetici successi che potrei avere in futuro.

Due mondi troppo distanti. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora