Due mondi troppo distanti. || H.S.

Capitolo 33: dolore e fiducia.

Song: Avril Lavigne - When you're gone

Ieri era il compleanno di Harry e gli ho mandato un semplicissimo messaggio con i miei auguri. Spero che tornerà a trovarmi quando sarà di nuovo a New York, così potrò dargli il mio regalo che ho finito di incartare proprio oggi.

È strano non averlo in casa come ormai stava capitando quasi ogni sera, ma la cosa positiva è che — almeno questa volta — Kendall non lo ha seguito come un cagnolino; così non dovrò sorbirmi altre loro foto insieme.
Con il lavoro che faccio, ho quasi sempre l'"onore" di vedere le foto scattate dai paparazzi ancora prima che escano su internet o sulle riviste di gossip e non è mai un piacere vedere il ragazzo per cui provi un minimo di interesse in compagnia di un'altra tipa, anche se per finta.
Scuoto la testa e cerco di liberarmi da tutti i pensieri, adesso, non è il momento di pensare ad Harry.
Scendo dalla mia macchina e raggiungo l'entrata dell'ospedale. Senza chiedere informazioni alla reception, entro in ascensore e premo il pulsante per salire al terzo piano.

La salute della signora Hale peggiora di giorno in giorno ed io voglio stare più vicina possibile a Christopher, proprio come dovrebbe fare una vera amica.
Anche se, a causa del lavoro, è ormai qualche giorno che non vengo a fargli compagnia; ma adesso che sta per iniziare il weekend, ho tutto il mio tempo libero da passare qui con lui. Per qualsiasi cosa abbia bisogno, io ci sarò.

Esco dall'ascensore e imbocco il corridoio di fronte a me con quel terribile magone allo stomaco che questo posto mi provoca ogni volta.
Per non parlare della puzza inconfondibile di disinfettante che mi causa giramenti di testa, non potrei mai lavorare in un posto del genere.
Inoltre, quando si parla di aghi, punture e sangue svengo solo al pensiero. Non sono mai stata un donna coraggiosa in questo genere di cose; fingo di essere forte solo per Chris, come gli avevo promesso. Mi basterà fare un grosso sospiro prima di entrare in quella stanza, come ho sempre fatto, e andrà tutto bene.

Svolto a destra imboccando un altro corridoio e mi avvicino alla camera in cui è ricoverata Lana.
Blocco i miei passi, quando sento dei singhiozzi che mi sembrano familiari, così alzo lentamente lo sguardo con timore e preoccupazione.

Sento il cuore uscire letteralmente dal petto vedendo Christopher a pochi metri da me con le ginocchia a terra e il viso nascosto tra le mani che piange a dirotto.
Louis é inginocchiato vicino a lui e lo abbraccia in silenzio.

Il respiro mi si blocca in gola.
Lascio cadere la mia borsa sul pavimento e con poche falcate li raggiungo, per poi inginocchiarmi di fronte a Chris.
Non appena alza lo sguardo e mi vede, mi stringe forte tra le sue braccia senza smettere di piangere nell'incavo del mio collo.
La sua schiena si alza e si abbassa sotto le mie carezze e quelle di Louis che è rimasto qui accanto a noi. I suoi singhiozzi sembrano rimbombare in tutto l'ospedale, è come se il mondo si fosse fermato per un istante: ci siamo solo noi in ginocchio su questo pavimento freddo e tutto il resto è taciturno, fermo, immobile.

Le immagini della sera in cui ho conosciuto la signora Hale mi riaffiorano alla mente.
Aveva il volto stanco e afflitto dal dolore, ma solo adesso che ci ripenso me ne rendo conto.

"Credi che troverà il coraggio di dirmi della sua omosessualità oppure aspetterà che io sia venti metri sotto terra?"

Mi sembra di risentirla, la sua voce sempre cauta e dolce.
Quelle parole furono come un fulmine a ciel sereno per me. Christopher mi aveva chiesto di fingere di essere la sua ragazza, ma non ce n'era bisogno: lei aveva capito tutto e questo non le ha certo permesso di negare l'amore per il suo unico figlio come, invece, molti altri genitori avrebbero fatto.

Però, quella sua frase non mi fece pensare che — in quel momento — lei potesse stare già male e le restasse poco tempo da vivere.
Sapeva nascondere bene la sofferenza fisica, tutto quel dolore. Era lei ad essere la più coraggiosa, lei ha dato molta più forza a suo figlio di quanto, invece, ne sia stata capace io.