Capitolo 26: nel posto giusto al momento sbagliato.

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Harry's pov

È sempre bello poter tornare alle proprie abitudini, alla monotonia di tutti i giorni dopo esser stato un mese in giro per il mondo.

Il tour è andato alla grande, sold out ovunque. Tokyo, Sydney, Stoccolma, Berlino, Milano, Singapore... sono incredulo io stesso!
Mi è sempre piaciuto esibirmi e intrattenere la gente con la mia voce, la mia musica.
Quando mi trovo sul palco mi sento completamente a mio agio e mi diverto a interagire con i miei fans.
Poi, un'altra cosa che amo del tour è andare in giro per il mondo e conoscere sempre nuovi posti; anche se, purtroppo, il tempo per visitare le città non è mai abbastanza.

Però, nonostante io sia grato e orgoglioso del mio lavoro e mi senta uno dei ragazzi più fortunati al mondo, ammetto che, ogni tanto, sento il bisogno di staccare la spina e tornare a casa.
Per questo, appena terminato il tour, sono corso a Holmes Chapel da mia madre e Gemma.

Adesso che le coccole di mia madre e le futili discussioni tra fratello e sorella mi hanno dato la giusta carica, sono tornato a New York.
La mia casa discografica si trova qui e ho intenzione di mettermi subito al lavoro per il mio secondo album da solista.
È quasi ora di cena, quindi ricomincerò domani a ritrovarmi con la mia band per buttare giù qualche strofa insieme e provare a scrivere qualche nuova canzone.

Scendo dal mio jet privato e, accompagnato dai miei bodyguards, entro nella Range Rover nera che stava aspettando il mio arrivo.

Comunico l'indirizzo di Elizabeth all'autista che parte immediatamente, nonostante l'occhiataccia che mi lancia uno dei bodyguard.

Adoro questi uomini e — nonostante mi lascino in pace solo per andare a pisciare — mi diverto molto con loro, sono simpatici e stanno ai miei scherzi che sono abituati a subire da quando io avevo la tenera età di sedici anni.
So che darebbero la vita per me e questo mi fa sentire in colpa ogni volta che ci penso, infatti seguo sempre — o quasi — quello che mi dicono di fare o dove andare, perché ho un'enorme senso di rispetto nei loro confronti.

Probabilmente, temono che andando da lei qualcuno potrebbe riconoscermi, ma oramai so i trucchi del mestiere e nessuno mi vedrà.

Avrei voluto vederla prima di partire, ma l'ultima volta che sono andato a trovarla, le cose non sono andate esattamente come mi aspettavo.

La macchina parcheggia sotto il suo appartamento, ma prima di scendere chiedo all'autista di aspettarmi: Elizabeth potrebbe anche non essere in casa, dato che non ho avuto neanche la decenza di chiamarla prima di piombarmi qui.
Mi avvio verso la scala antincendio e velocemente inizio a salire.
In giro non c'è nessuno e, comunque, sono ben incappucciato: impossibile che qualcuno mi riconosca a notte fonda.

Scavalco la finestra ed entro nella sua camera.
Non capirò mai perché questa ragazza lascia le finestre aperte. Come riesco ad entrare io, potrebbe farlo anche un ladro. Non è così difficile salire le scale e scavalcare una finestra!

Mi guardo intorno e la prima cosa che noto è la snowglobe che le ho regalato per il suo compleanno appoggiata sopra il comodino, di fianco al letto.
La prendo in mano e la rivolgo a capo in giù per far scendere i fiocchi bianchi.
Poi, soddisfatto, la rimetto dove l'ho trovata: senza la neve che cadeva non aveva senso.

«Elizabeth?» provo a chiamarla.
Le luci sono tutte accese, quindi dovrebbe essere qui da qualche parte.

«Harry».

Alzo lo sguardo nel sentire la sua voce e la vedo apparire da dietro la porta — di quello che credo sia il bagno — con indosso un vestito nero succinto che le sta d'incanto.
Wow, cazzo.

Due mondi troppo distanti. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora