Capitolo 10: improvvisamente Londra.

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Appena scendo dal taxi, trovo Chris ad aspettarmi davanti l'entrata dell'aeroporto.
Quando anche lui mi nota, istintivamente ci veniamo incontro e ci abbracciamo.
«Andrà tutto bene, piccola» sussurra accarezzandomi la schiena.
Sento gli occhi inumidirsi, non poter sapere quali siano le condizioni di Claire mi spaventa e non averle chiesto scusa per il mio comportamento qualche sera fa al pub mi fa sentire anche peggio.

Ho preparato la mia valigia in mezz'ora e, in tutta questa confusione, non sono sicura neanche di quello che mi sto portando dietro.
È una situazione surreale. Non mi sembra di essere davvero all'aeroporto insieme a Christopher, mi sembra solo un incubo.
Passo i miei documenti a lui che pensa a fare il check-in, mentre tutto ciò che faccio io è camminare e muovermi come fossi uno zombie.
Una lacrima solitaria bagna la mia guancia quando l'aereo inizia a decollare.
Sto per realizzare il mio sogno e dovrei esserne felice, ma non è così che sarebbe dovuta andare. Non con Claire in ospedale a seguito di un incidente in macchina, proprio mentre stava per raggiungere l'aeroporto.
Il camionista che è passato col rosso e l'ha presa in pieno ne è uscito illeso, mentre lei è stata portata in ospedale per essere operata d'urgenza. Ancora non sappiamo nulla.
Chris afferra la mia mano per stringerla nella sua. Anche lui ha gli occhi lucidi.

Il capo redattore mi ha inviato per email le domande che Claire si era preparata.
Ho provato a leggerle e memorizzarle, ma dopo la lunga giornata di lavoro di ieri terminata nei peggiori dei modi non sono più riuscita a dormire e, adesso, i miei occhi iniziano a chiudersi per la stanchezza.
Il volo durerà circa otto ore, quindi dovremmo arrivare verso le 9:00 di mattina. È meglio se riposo adesso, così domani potrò trovare la giusta grinta per affrontare la giornata che mi aspetta a Londra.

Una volta atterrati al London Stansted Airport e aver recuperato le valigie, troviamo un taxi ad aspettarci.
È stato Chris a risvegliarmi dal mio sonno profondo. Adesso posso dire di sentirmi riposata, ma il mio volto è ancora segnato dalla brutta notizia ricevuta ieri. Per l'evento di questa sera ci vorrà un miracolo per coprire le mie occhiaie e nascondere questo muso lungo che mi ritrovo.

Ero già stata a Londra, ma non nel mese di dicembre.
Le case tipiche in mattoncini rossi e le finestre bianche sono addobbate dalle lucine natalizie ed io rimango incantata a guardare fuori dal finestrino, fin quando il taxi non si ferma di fronte al nostro hotel.
Dopo aver ritirato le chiavi delle rispettive camere alla reception, saluto Chris e raggiungo la mia stanza.
Rimango piacevolmente sorpresa dall'arredamento della camera e da quanto sia spaziosa, entro in bagno e la prima cosa che noto è ovviamente la vasca.
Senza pensarci ulteriormente, mi libero dei vestiti lasciandoli cadere a terra.
Riempio la vasca con l'acqua calda ed il bagno schiuma e mi prometto, almeno per un'ora, di non pensare a nient'altro​ che a me stessa.

Dopo essermi asciugata, vestita e persino rilassata, decido di sistemare le valigie, così ne approfitto per tirare fuori l'abito che indosserò questa sera; visto il poco preavviso, ho optato per un semplice tubino bianco a maniche lunghe con una scollatura che scende morbida sulla schiena. Lo appendo ad una gruccia, in modo che non si sgualcisca.
Continuo a tirar fuori tutto ciò che potrebbe servire per quando mi preparerò, come i trucchi, la piastra e i tacchi, mentre ripasso ad alta voce le domande per le interviste di questa sera.
Mi blocco, quando sento bussare alla porta.

É già ora di pranzo?

Vado ad aprire e trovo Chris, proprio come mi aspettavo.
«Santo cielo! È scoppiata una bomba qua dentro?» esclama entrando nella mia stanza e fissando il letto coperto da tutte le mie cose.

«Ho solo tirato fuori alcune cose dalla valigia» rispondo sbuffando.

«Lo vedo! Comunque, ho portato il pranzo» dice mostrandomi i sacchetti.
Prima di salire nelle rispettive stanze, ci eravamo messi d'accordo che avremo pranzato insieme facendoci portare qualcosa in camera; aggrotto le sopracciglia accorgendomi che, in realtà, lui ha tra le mani due buste del McDonald's. «Non fare quella faccia! Hai visto che prezzi ci sono su quel menù?»
Scuoto la testa in risposta, mentre curioso nelle buste per vedere che cosa ha comprato. L'odore che ne esce mi fa contorcere lo stomaco per la fame.
«Ecco appunto. Comunque non mangiamo in camera» dice togliendomi le buste da sotto il naso.

Due mondi troppo distanti. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora