Capitolo 50: camicia a fiori e di nuovo lontani.

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«Allora, raccontami cosa succede di interessante a New York, oltre alla nascita della piccola Grace».
La sua testa è poggiata sul mio petto, mentre io gli accarezzo i ricci che profumano di shampoo al cocco.

«Vediamo... Chris sta iniziando ad accettare la presenza di Eleanor. Ha chiesto a Louis di presentargliela, invitarla a casa sua per bere qualcosa... credo voglia avvelenarla, sai?»
Lo sento ridere contro la mia pelle nuda e non posso far a meno di sorridere con il cuore che batte a duemila.
«Sebastian e Candice ormai sono tornati a fare coppia fissa e lui è davvero felice. Sono contenta, se lo merita. E poi...»
Stavolta mi risponde con un grugnito, forse per il fastidio che prova nel sentirmi parlare di Sebastian. Ma evita di dirmelo esplicitamente e si alza da sopra il mio corpo dopo aver sentito il brontolio provenire dalla mia pancia.

«...E poi, c'è il tuo stomaco che sembra avere un disperato bisogno di mangiare. Andiamo a vedere se la cameriera è tornata con la spesa?»

«Solo se dopo torniamo su questo materasso» mugolo voltandomi a pancia in giù. Afferro il primo cuscino a portata di mano e mi copro la testa.

«Perché, scusa, cos'altro pensavi di fare per tutto il pomeriggio?» sussurra tornando a sdraiarsi sopra di me per poi lasciarmi un morso sulla spalla e far volare via il cuscino. Si alza prima che il mio respiro si blocchi sotto il suo peso e inizia a vestirsi.

«Non dire alla tua cameriera di cucinare, ci penso io».

«Sei sicura?» chiede inarcando le sopracciglia.

«Chi meglio di un'italiana sa cucinare un piatto di pasta?» chiedo alzandomi a sedere, mentre lui si infila una tuta.
Poi, si tratta solo di preparare un po' di pasta e, una volta cotta, aggiungere il pesto già pronto. Penso che qualsiasi persona, anche chi è negato in cucina come me, possa riuscirci.

«Anche la mia cameriera è italiana».

«Pff, fa come vuoi» sbuffo ributtandomi sul letto.

«Vorrà dire che rischierò la vita solo per te, ti aspetto giù» dice uscendo dalla camera.

«Ti ricordo che i miei spaghetti alla carbonara ti erano piaciuti e pure tanto!» urlo di rimando.
Mi alzo e recupero la mia biancheria intima, infilo i jeans, però al posto di indossare la blusa che avevo prima, pesco una camicia di Harry lasciata sulla poltrona. È davvero strana e credo che non comprerei mai un capo del genere: ha lo sfondo nero ma è completamente ricoperto da rose rosse, foglie autunnali e altri tipi di fiori.
Anche se non mi fa impazzire questa fantasia, non credo che gliela restituirò prima di tornare a casa. La t-shirt bianca che mi ha dato prima di partire per Londra, ormai, non ha più il suo profumo; questa invece sì.

Lo raggiungo in cucina e lo trovo impegnato a scegliere una pentola adatta per la pasta.

«Faccio io» dico prendendone una per poi andare verso il lavandino per versarci l'acqua da bollire.

«Ti diverti a rubarmi i vestiti?»

«Molto e, comunque, guarda: sta molto meglio a me» dico facendo un giro su me stessa dopo aver lasciato la pentola sul fornello.

«Non lo nego. Hai avuto un ottima idea a infilarla dentro i jeans, così posso ammirare meglio il tuo culo» ammicca facendomi alzare gli occhi al cielo. «Però, questa la rivoglio».

«Quando terminerai il tour e tornerai da me, forse sarà di nuovo tua... sempre se ti sarai comportato bene».
Faccio un passo verso di lui e circondo il suo busto con le mie braccia, così mi lascio coccolare un po' dai baci che mi lascia tra i capelli e dalle carezze lungo la schiena; non ne ho mai abbastanza delle sue attenzioni.

Due mondi troppo distanti. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora