Capitolo 25: quando la luce se ne va.

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Song: Giorgia, Marco Mengoni - Come neve.

È passato un mese e una settimana dal mio compleanno, il tour di Harry è terminato ma lui non si è fatto più sentire.

Forse avevo ragione quando, in preda all'ansia, ho detto a mia sorella che un mese gli sarebbe bastato per dimenticarsi di me.

Ma è meglio così.
Evidentemente, anche Harry ha capito che siamo due mondi troppo distanti, che una giornalista di gossip e un cantante fin troppo famoso non possono frequentarsi.
Ormai, per quanto quel ragazzino mi possa piacere, dovrei farmene una ragione.

Oggi è stata una bella giornata a lavoro.
Io e Vanessa abbiamo fatto un'intervista a quattro ragazze di una famosa band.
Con noi è venuto anche Christopher che ha ripreso tutto e ci ha scattato qualche foto insieme alle cantanti.
É stato divertente lavorare tutti e tre insieme, Vanessa è molto simpatica ed è riuscita a far sorridere anche Christopher.
Mi mancava soprattutto lavorare con lui e vederlo, dato che a causa della malattia di sua madre esce di casa solo per venire in redazione.

Rodger è rimasto soddisfatto del lavoro che abbiamo svolto, almeno così sembrava mentre riempiva di elogi Vanessa e Chris, ma evitava la mia presenza.

Ogni volta che mi viene assegnata una nuova mansione o deve dirmi qualsiasi altra cosa, mi viene comunicato dalla sua segretaria o dal caporedattore.
Oggi, invece, mi ha lasciata entrare nel suo ufficio solo perché erano presente anche gli altri due; ma ha deciso comunque di non spostare mai lo sguardo sui di me o di rivolgermi parola.

Sinceramente, non riesco a capire questo suo comportamento nei miei confronti. Ci siamo baciati, sì, ma ormai è passato un mese e, se la sua intenzione era quella di mantenere un rapporto professionale, non ci sta riuscendo.
Dovrebbe riuscire a parlarmi, a guardarmi negli occhi, a darmi le indicazioni sufficienti per fare un buon lavoro, a correggermi laddove sbaglio o a elogiarmi quando faccio un buon lavoro; esattamente come si comporta con tutte le altre persone che lavorano in questa redazione.

Termino il mio ultimo articolo e spengo il computer, ma prima di prendere le mie cose e andarmene, mi decido ad andare a parlare con lui.
Deve capire che non può continuare a comportarsi così solo per uno stupido bacio che c'è stato più di un mese fa.

Mi alzo e mi incammino nel corridoio.
Sono quasi le otto di sera e credo che in questo piano siamo rimasti in due o tre a lavorare, dato che tutti i giornalisti praticanti se ne sono andati da un po' e vedo accese solo due luci che provengono da i diversi uffici di due dei giornalisti più in gamba.

Mi blocco sui miei passi, in mezzo al corridoio, quando mi accorgo che la luce non funziona molto bene e perde tensione.
Fuori c'è un terribile temporale ed è anche per questo che me la sono presa con calma a scrivere gli ultimi articoli: ho paura a tornare a casa da sola con questo tempo.

Un tuono mi fa sobbalzare per lo spavento e la luce salta.

Buio.
Completamente buio.
Neanche una luce di emergenza, fantastico!

Riprendo a camminare, tanto l'ufficio del direttore è in fondo a diritto e non posso certo sbagliare: quando troverò la porta in vetro, sarò arrivata.

Sento altri passi lungo il corridoio, probabilmente, un altro giornalista è uscito per capire cosa è successo.
Dal rumore delle scarpe sul pavimento, mi sembra sia un uomo.
Sento i passi sempre più vicini, probabilmente anche quest'ultimo sta raggiungendo l'ufficio del direttore.

Aumento leggermente il passo fin quando non vado a sbattere il naso contro qualcosa. Qualcuno, forse.

«Ma porca vacca» mi lamento toccando la punta del naso indolenzita.

Due mondi troppo distanti. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora