Capitolo 36: la verità.

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Song: Elisa - Eppure sentire (un senso di te).

Appendo il cappotto all'attaccapanni e mi posiziono dietro la mia scrivania. Dopo che Harry se n'è andato, ho fatto una doccia e mi sono cambiata velocemente per venire a lavoro in auto.
Oggi non devo muovermi da qui, non ho nessuna intervista programmata, ma guidare solitamente mi aiuta a riflettere. Avevo semplicemente bisogno di passare un po' di tempo da sola con me stessa, con la mia testa e con il mio cuore, ma alla fine mi sono ritrovata ad imprecare contro il traffico di Manhattan che ha messo all'angolo ogni mio pensiero.
Quando mi sono svegliata con il batticuore e la testa che mi scoppiava, ho pensato che andare a correre mi avrebbe aiutata a schiarire le idee e, soprattutto, speravo di non ritrovare Harry al mio ritorno. Sapevo che non sarei riuscita ad accantonare tutti i miei dubbi ed i brutti pensieri, che non avrei resistito dallo sbattergli in faccia tutte le mie perplessità e così è stato.

Un bicchiere di Starbucks appare nella mia visuale, alzo lo sguardo e trovo Vanessa con un sopracciglio alzato che mi scruta attentamente.

«Grazie» afferro il bicchiere e bevo un sorso per poi storgere la bocca quando riconosco il sapore insipido del caffè americano. Apro la bocca per dirle che io odio il caffè americano, non dovrebbero neanche permettersi di chiamare "caffè" questa bevanda che sa di acqua tinta, ma la ragazza dai capelli scuri mi precede: «hai fatto sesso».

«Scusa?»

«Stai parlando di sesso con Elizabeth hounaragnatelasullavagina Keller?» appare Chris da dietro la porta.

«Guardala: non è rigida come al suo solito, le spalle sono stranamente rilassate. È distratta, segno che sta ripensando alla notte di fuoco. Gli occhi le brillano, il volto è decisamente di un altro colorito e...»

«E hai un mega succhiotto sul collo, oh mio Dio!» continua Chris indicando il mio collo che mi affretto a coprire con una mano. Cazzo, questa mattina mi sono preparata in tutta fretta e non ho minimamente pensato al fatto che potessi averne uno e a coprirlo con il trucco.
«Brutta stronza, hai spazzato via quella ragnatela e non mi hai detto nulla!»

«Voi siete pazzi» dico alzandomi. «Adesso andrò in bagno a sciacquare il viso e farò finta che questa conversazione non sia mai avvenuta».

«No. Tu, adesso, vieni nel mio ufficio».
Ci voltiamo tutti nel sentire la voce autoritaria del direttore. Lancio una veloce occhiata ai miei amici che sono sorpresi nel vederlo così alterato con ne come non lo abbiamo mai visto prima. Non appena mi alzo, Christopher si preoccupa di spostarmi i capelli su un lato per nascondere il segno violaceo sul collo, così mi affretto a seguire Rodger nel suo ufficio.

Chiude la porta dietro di noi e va a sedersi dietro la sua scrivania, mentre io decido di rimanere in piedi.
È su tutte le furie, ovviamente. Continua a ripetere — trattenendosi dall'alzare troppo la voce — che se ci tenevo a farlo sapere a tutti, tanto valeva che ne parlassi con lui e scrivessi direttamente io un articolo, invece di permettere di far uscire la notizia altrove.

«Non frequento Harry Styles» nego. Nego nonostante stamattina mi sia svegliata tra le sue braccia, dopo aver passato la notte più bella della mia vita, anche se, mai mi sarei aspettata che sarebbe finita così dopo quella che sembrava essere una vera e propria discussione.
Nego perché, se pur tutto bellissimo e dannatamente perfetto, è stato solo un errore. Non doveva assolutamente accadere. Non dovevo permettere al mio corpo di lasciarsi abbandonare al piacere, alla mia testa di liberarsi da ogni paura e al mio cuore di battere più veloce ad ogni suo tocco, ad ogni suo bacio.
«E non sono stata io a scrivere quell'articolo».

«Non ho detto questo, non l'ho mai pensato. Mi fido di te, Elizabeth. So quanto tieni al tuo lavoro e so che non ti venderesti mai ad un'altra rivista solo per qualche soldo in più. Ma cazzo, saprai almeno chi è stato!»

Due mondi troppo distanti. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora