Capitolo 43: il primo giorno di primavera.

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Esco dall'edificio a spasso svelto, devo stare attenta a non farmi vedere da nessuno. Sarebbe un bel casino. Non voglio assolutamente mettere Harry nei guai ne tantomeno io voglio essere inseguita dai paparazzi.

«Ehy Liz, prendiamo la metro insieme?» mi raggiunge Vanessa.
Merda!

«Mmh no, sono in macchina» mento.

«In macchina? Ma se stamani eravamo insieme in metro!»
Cazzo. Perché non ragiono prima di parlare?

«Macchina di Trisha, sì... mi sta aspettando dalla parte opposta» dico indicando la direzione opposta alla stazione della metropolitana.

«Okay, allora ci vediamo domani» risponde sorridente con un' alzata di spalle. Non sembra proprio abbia capito che le ho mentito.

«A domani!»

La guardo allontanarsi e dopo essermi assicurata che non si volterà indietro, raggiungo il vicolo stretto laterale all'edificio da cui sono appena uscita.
Ho fatto più tardi del solito a lavoro e, ormai, il sole è tramontato e sta diventando sempre più buio. Cammino lungo questo vicolo che sembra il classico posto tetro e puzzolente dove le ragazze vengono violentate nelle serie tv. Per fortuna, alzando lo sguardo riconosco la sagoma di Harry che a passo svelto mi viene incontro.

Mi saluta con un bacio fugace sulla fronte e riprendiamo subito a camminare. «Scusa, se ti ho fatta venire qui, ma non sapevo dove passare a prenderti senza farmi riconoscere da nessuno. L'auto è parcheggiata sul retro» dice indicando la fine del vicolo.
Annuisco senza aggiungere altro. Il mio cuore sta rimbombando contro il mio petto e l'ansia si fa sentire all'altezza dello stomaco. Ho il presentimento che quello che debba dirmi non sia niente di bello, anzi ne sono proprio sicura. Se non fosse così, mi avrebbe dato un bacio sulle labbra e adesso staremo camminando con il suo braccio a circondare le mie spalle. So che questo sarebbe un comportamento da "fidanzatini" e noi non lo siamo, però è quello che mi sarei aspettata dopo quello che c'è stato tra di noi prima della sua partenza.

«Com'è andata a lavoro?» rompe il silenzio.

«Bene, grazie. Tu in Inghilterra?»

«Non come mi aspettavo, però molto bene».

«Bene. Sono contenta per te».
Sorride scuotendo la testa alla mia risposta.
Sto facendo la scontrosa e lui se n'è accorto probabilmente, ma è più forte di me: non riesco ad essere gentile e carina con un ragazzo che vuole rompere con me.

Saliamo sulla sua auto e torniamo al nostro silenzio. Fingo di guardare fuori dal finestrino, ma ogni tanto seguo i suoi movimenti con la coda dell'occhio. Sembra assorto dai suoi pensieri con lo sguardo vuoto che fissa la strada, mentre è intento a stringere il labbro inferiore tra l'indice e il pollice e l'altra mano ferma sul volante. È così bello da togliermi il respiro. Mi è mancato in questi giorni e odio ammetterlo persino a me stessa.

 Mi è mancato in questi giorni e odio ammetterlo persino a me stessa

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Due mondi troppo distanti. || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora