XIX

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Kanan Pov

Ah, quanto mi mancava dormire nel mio letto morbido.
Controllo che ore sono.
Le tre del pomeriggio.
Impreco e tento di alzarmi velocemente ma mi impoglio nel lenzuolo e cado dal letto.
Impreco più forte.
Appena sono libera butto il lenzuolo sul letto e sono tentata di darli un morso.
Così per farli capire di non farlo mai più.
Ho battuto con un paio di parti del corpo che ora fanno abbastanza male.
Avevo proprio bisogno di dormire, questi giorni sono stati tosti per me.
Esco dalla stanza e trovo Mari in cucina.
La saluto e le dico che vado a farmi una doccia.
Mi sa che lei l'ha già fatta.
Quando esco vestita lei sorride.
"Buongiorno... ho sentito un paio di imprecazioni e penso che tu e il letto abbiate litigato" dice ridendo.
"Ciao, come ti senti oggi?
Si decisamente io e le lenzuola ci siamo azzuffate" dico ringhiando.
"Oggi sto bene... grazie a te, mi dispiace aver rovinato la nostra giornata e di averti fatto saltare le lezioni".
Mi abbraccia.
Ricambio l'abbraccio.
"Ma figurati, siamo amiche ero molto preoccupata per te".
"In realtà speravo solo di poter arrivare a fine giornata e passare tutto quel tempo con te... lo ammetto, sono testarda di natura" ridacchia.
"Testarda è dire poco" dico ridendo.
"Hai mangiato qualcosa?".
"Ma senti questa" mi fa la linguaccia.
"Ancora no, ero impegnata a pensare" ridacchia.
"A cosa?" Le chiedo prendendo qualcosa per fare colazione e mettendola sul tavolo.
"Prima o poi lo saprai, ma prima devo sapere una cosa" mi siedo a tavola.
"Posso uscire di casa almeno domani, vero?" Dice facendo gli occhi dolci.
"No, non voglio che magari torni la febbre" dico con tono duro.
"Sembri mia madre" sbuffa mordicchiando un biscotto.
"E martedì? Mercoledì?" Chiede ancora.
"Sto saltando troppe lezioni..." aggiunge "E anche tu, per colpa mia"
Sbuffo.
"Hai ancora il raffreddore?".
"Io ci andró a lezione domani.
Tu invece resterai quì buona buona".
"Ti ho detto che ora sto bene..." dice sospirando.
"Non sai quanto mi fa rabbia disturbare altre persone quando sto male..."
si alza e va sul divano, coprendosi con la coperta.
"Vuoi uscire? Esci.
Nessuno te lo impedisce" dico scocciata.
Quando si sta male si sta a casa e lei potrebbe avere una ricaduta.
Rimane in silenzio per un attimo.
"Volevo solo fare qualcosa per te." dice fredda.
"Scusa mi dispiace.
Sei libera di fare quello che vuoi.
Io lo facevo solo per il tuo bene" dico facendo il broncio.
"Hai ragione a preoccuparti per me, ma mi sembra già di essere stata in quel cazzo di letto abbastanza... ".
"E su dai, non fare quella faccia" comincia a farle il solletico.
Lo soffro solo in due punti e lei non li troverà mai.
È troppo vicina a me e io... io non so cosa mi stia succedendo...
Le sorrido.
"Quanto sei stronza, non puoi non soffrire il solletico!" Mi lancia un cuscino in faccia per ripicca
Rido e glielo lancio anche io.
La prendo e le comincio a fare il solletico.
"No, smettila, Kanan... " comincia a ridere, cercando di dimenarsi.
La smetto e l'abbraccio forte appoggiando la fronte sulla sua spalla.
Perchè... cosa sta succedendo?
"Hey..."
"Va tutto bene?"mi domanda accarezzandomi i capelli.
Mi viene voglia di imprecare.
Non va bene tutto questo.
Forse dovrei allontanarmi un po da lei ma non posso le voglio troppo bene.
Mi piace come mi accarezza i capelli.
"S-si..." le sussurro.
"Dovresti riposarti un po', in questi giorni ti sei sempre presa cura di me. Se vuoi, puoi usare la mia spalla come appoggio" dice continuando ad accarezzarlmi i capelli.
"Sdraiati perfavore..." le sussurro.
"Eh?" Diventa ancora più rossa, sistemandosi sul divano.
La faccio indietreggiare fino al divano e lei cade sul divano.
Le sorrido.
Mi metto sopra di lei d mi avvicino al suo viso.
"Mari... cosa pensi di me dal punto di vista fisico?" Le chiedo sentendomi stranamente a mio agio.
"Sei... sei una bella ragazza...".
Sono un po delusa.
Ma hey lei è gentile so di essere un maschiaccio.
"Capisco..." tento di alzarmi ma lei mi ferma.
"Kanan, ora tu mi spieghi che cosa ti succede... " mi tiene stretta a sè.
"Non riesco a capire più nulla..."
"Dimmi...".
Sto per dirglielo...
"Io..."
Vedo tutto annebbiato e poi tutto nero.

Mari Pov

"Kanan!" provo a chiamarla, ma credo sia svenuta.
"Porca puttana eva" dico, più o meno bestemmiando mezzo calendario... o forse anche di più.
La sistemo delicatamente sul divano.
"Hey... mi senti?" le sfioro la guancia.
Forse è stato il caldo, non ne ho idea.
Le sento la fronte: bollente.
Porca miseria, è solo colpa mia...
Visto che qui in sala c'è l'aria condizionata mezza rotta, decido di portarla nella sua stanza.
La prendo in braccio e la sistemo sul suo letto.
È pallidissima, la sento agitarsi nel sonno.
"Tranquilla, ci penso io a te" le prometto, prendendo del ghiaccio dal freezer.
Lo metto in una busta di quelle apposta e glielo sistemo sulla fronte.
"Idiota" sussurro, ma non posso fare a meno di trattenere le lacrime.
Le tolgo la maglia e i pantaloncini, cercando di convincermi che _NON_ mi piace assolutamente il suo corpo "MARI, CAZZO PENSI?" mi rimprovera la mia mente.
Le metto degli stracci bagnati sul petto, mia madre con me faceva sempre così, aiutano ad abbassare la temperatura.
Dopo un'oretta la febbre è scesa a 38.5, ma Kanan non accenna a svegliarsi.
La sento tremare, così le sistemo una coperta, ma leggera: il ghiaccio deve fare il suo effetto ed abbassare la temperatura.
Le sfioro la guancia, sono preoccupata che la temperatura possa aumentare.
"Mi dispiace tanto, amica mia." le sussurro, continuando ad occuparmi di lei.
Le cambio la busta del ghiaccio e tiro le tende della camera, così entrerà meno luce.
Saranno circa le cinque di pomeriggio, ma non voglio lasciarla sola.
Prendo una sedia dalla sua scrivania e la metto accanto al suo letto.
Le prendo la mano nelle mie, osservandola.
È davvero bella, a vederla dormire sembra più fragile di quello che è in realtà: è una persona forte, determinata, dolce ma decisa.
I miei occhi si posano sulle sue labbra, ma mentre il cuore vaga alla cazzo di cane, il mio cervello mi impedisce qualunque movimento.
Qualche ora più tardi, controllo la temperatura: 37,7 molto bene, sta già meglio.
Dorme come una bambina, anche se continua a parlare nel sonno e a farfugliare cose senza senso.
Nella mia mente, ho un'unica domanda "che cosa mi voleva dire, oggi?" quando è svenuta, nella mia mente è partito un grandissimo "mavaffanculo" al destino, stronzo.
Dopo poco, la sento dire "mi è piaciuto tanto, a te no..." oddio, ma che cosa intende? Sospiro, è normale dire stranezze quando si è malati, ma questa davvero non me l'aspettavo.
"Piccola, tranquilla, ci penso io a te, parleremo di quello che vorrai dopo" dico, poi mi blocco.
COME CAZZO L'HO CHIAMATA.
"Ehm.. lascia stare" aggiungo, ricordardomi che tanto lei stava solo parlando nel sonno.
Passo ancora del tempo accanto al suo letto, le voglio troppo bene per abbandonarla così.
Le tengo la mano per tutto il tempo, sentendo che pian piano la febbre si abbassa.
"Mari..." la sento chiamare.
Quando mi giro, vedo che ha gli occhi aperti, ancora lucidi per la febbre, che comunque le è quasi passata.
"Grazie al cielo" mormoro, accarezzandole i capelli.
"Mi hai fatto prendere un infarto."

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