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Mi svegliai sentendo un forte rumore, scattai subito in piedi ricordandomi di quello che era successo.
Un demone stava uscendo dalla porta della stanza dove mi trovavo, più che altro era una cella, chiusa con una porta in ferro che aveva delle sbarre al centro da cui si intravedevano degli scuri corridoi, come le pareti della cella.
-fatemi uscire!-urlai.
-voglio uscire!-
-vi odio- nessuno mi sentiva, a nessuno importava.
Abbassai lo sguardo.
Ero seduta su un piccolo letto, che stranamente era anche comodo, sulla parete alla mia sinistra c'era una  piccola finestra, anch'essa con delle sbarre, e sotto, una specie di scrivania in legno.
Mi alzai dal letto e andai verso quella finestrella, era molto in alto quindi dovetti arrampicarmi sulla scrivania, quando guardai fuori non potevo crederci, era tutto rosso, con delle montagne e dei laghi di lava, la terra era rossa, anche la pietra e non c'era traccia di vegetazione a parte alcuni alberelli appassiti.
Vidi passare dei demoni e per lo spavento scivolai e caddi a terra.
Mi sedetti lentamente toccandomi la testa dolorante, quando abbassai lo sguardo e sul pavimento, vidi un quaderno, lo presi e lo portai sul letto, poi tornai alla scrivania per vedere se c'era qualche penna e con mia grande sorpresa ne trovai una.
Dato che non avevo niente da fare iniziai a scrivere, a raccontare della mia vita dopo aver scoperto chi sono davvero, una fata.
Ed'eccomi qui, a scrivere su questo quaderno da tre giorni.
Sento un rumore e nascondo subito il quaderno e la penna sotto il cuscino.
-vi sembra il modo di trattare una principessa?- sento dire fuori dalla porta, non si starà rivolgendo a me, è impossibile.
-mi scusi signore- rispondono in coro le due guardie di fronte alla mia porta, sto cercando di vedere in mezzo alle sbarre ma non riesco a capire niente, vedo solo del tessuto nero.
Sento la porta cigolare e dopo poco si apre e io mi ritrovo davanti un uomo, molto alto, vestito con lo smoking e... no, aspettate, é lo strano uomo dei miei sogni.
-tu, tu chi sei- chiedo allontanandomi mentre lui si avvicina.
-non ti avvicinare!- lui si ferma, non mi aspettavo che mi ascoltasse.
-sei uguale a tua madre- dice guardandomi dolcemente.
-CHI SEI?- urlo.
-calma tesoro, ti spiegherò tutto-
- Non chiamarmi tesoro- dico scandendo bene le parole.
-ti ho chiesto chi sei- ripeto
-Piacere, Lucifero!- dice porgendomi la mano.
A quelle parole io trasalisco e mi allontano ancora di più, sbattendo contro il muro.
-non, non è possibile, tu non puoi esistere!-
-dicono tutti così la prima volta-
-cosa vuoi da me?- la sua calma mi innervosisce.
-beh, conoscerti, figliola-
Eh, figliola, ma è pazzo? Magari mi ha scambiata per qualcun'altra. Sicuramente.
-figliola? Ma che stai dicendo, è tutto un sogno, non può essere vero, tu non dovresti esistere!-
-calma, ti spiegherò tutto più tardi, ora ti accompagno in camera tua, non credo che ti abbia tanta voglia di stare qui dentro-
-io con te non ci vengo-
-sicura di voler rimanere qui? Per me non c'è problema.-
Non voglio seguirlo, non mi fido, ma ha ragione, in questa cella si muore di freddo e non voglio starci un secondo di più.
Mi alzo dal letto e vado verso di lui passandogli di fianco, cercando di evitarlo.
-ragazza difficile- dice prima di richiudersi la porta dietro.

Kayla e il mondo fatatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora